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La letteratura alemanna, più di qualunque altra ricca d’opere sulla storia d’Italia, e da niun’altra vinta riguardo a quella di Roma antica, sino ad ora mancava di un libro, il quale abbracciasse le vicende della Città eterna, dalle origini all’età presente; mancanza, cui, a dire il vero, incontriamo ancora e nella letteratura italiana, e in quelle delle altre nazioni. Nella primavera del 1863 il Re Massimiliano di Baviera, eccelso ed indefesso promotore degli studj storici, colpito da siffatta lacuna, eccitò l’autore dell’opera, ora condotta a termine, ad occuparsi di tale argomento, credendo far cosa grata agli studiosi, e non meno al vastissimo numero di coloro, i quali, non appartenenti al ceto propriamente detto letterario, pure vanno cercando quella storica istruzione, la quale di giorno in giorno maggiormente viene riconosciuta indispensabile a chi vuol’ giudicare rettamente delle cose presenti e governarsi nelle medesime. Quantunque l’autore, la cui vita si era spesa nelle incombenze della diplomazia e negli studj di storia, di lettere ed arti, non s’illudesse punto riguardo alle difficoltà, grandi quanto multiformi, dell’assunto, pure, dagli amici confortato, fini coll’accettare l’invito, e senza indugio si pose al lavoro, valendosi dei molti materiali di lunga mano raccolti per varie parti dell’argomento, e delle ricerche nel corso degli anni intraprese, quantunque non dirette allo scopo d’una storia generale della città. Giacché, a ripetere quanto egli dice nel preambolo all’ultimo volume, le rimembranze della metà della vita sua trovansi collegate con rimembranze romane. Egli visitò la Romagna sollevata contro Gregorio XVI., per varj anni fu testimone del governo di questo pontefice, degli errori suoi e delle sue parti lodevoli, vide svanire le speranze d’accordo tra le idee riformatrici di Pio IX, e quelle del quarantotto, assistè alla proclamazione della Repubblica romana, seguì a Gaeta il Papa col quale rientrò in Roma, dove, parte per ufficio, parte ad ogetto di lavori letterarj, lungamente soggiornò negli ultimi due decennj. In tal modo esso può dirsi essere stato bene preparato all’ardua impresa cui si accinse, e che adesso trovasi condotta a termine dopo sett’anni di continua ed indefessa fatica: spazio di tempo, il quale, siccome ad ognuno rendesi manifesto, non sarebbe bastato nè anche all’esecuzione