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170 rassegna bibliografica

cerca Savoia, continua il Bentivoglio, che di qua si facciano ufficii con l’imperatore, e particolarmente a Roma, affinchè Sua Santità favorisca questa pratica. Di qua, come ho detto, faranno ogni ufficio, e mostrano che sia molto buona questa occasione di separar Savoia dalla cattiva causa di Germania, e che ciò sia per essere di buona conseguenza presso i Ven;ziani ancora. Non si sa quel che farà l’Imperatore, che è tutto in mano degli Spagnoli, senza i quali si può ben credere ch’egli non risolverà cosa alcuna... Insomma, continuava con fine veduta il Nunzio, qui parrebbe molto a proposito d’impegnare con questa occasione Savoia nella buona causa di Germania, e di farlo discreditare appresso i protestanti Calvinisti e altri eretici di quelle parti, come anche appresso il re d’Inghilterra e gli Olandesi, giudicandosi che finalmente l’aver titolo di re non lo renderà più sospetto agli Spagnuoli, di quel che lo renda l’esser duca di Savoia come ora»1. L’imperatore, bensì, non la intendeva per siffatta guisa. Gli sarebbe pesato troppo, dover esser grato, per aiuti ricevuti al duca; e però opponeva alla duplice proposta di lui, come ne scrive il cardinal Borghese: «la risposta data da Echemberg, maggiordomo dell’imperatore, al quale fu dato carico di rispondere all’ambasciatore di Savoia, è stata, per quanto s’è inteso: che quanto al pigliar moglie, era cosa che dipendeva totalmente dalla volontà di S. M. Cesarea, e quanto al titolo di re, si ricercava che vi fosse la soddisfazione del re di Spagna e principi d’Italia»2. Era piuttosto caustica tale risposta; e il duca risentendone qualche amarezza, trovava anche di che ridire con la Francia; e il suo ambasciatore moveva lamento, «per non essere mai stata mossa in piedi quella compagnia d’uomini d’arme promessa al Principe di Piemonte; e per non essere mai state pagate le pensioni di trentamila scudi, delle quali furono dati i brevetti al cardinale e al principe Tommaso;.... e per altre materie ancora che passano di poca soddisfazione»3. Le pensioni venivano pagate, «parte in contanti e parte in assegnazione»,

  1. Leti. 2119, del 12 febbraio 1620.
  2. Lett. 2266, del 19 maggio.
  3. Lett. 2283, del 3 giugno.