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140 rassegna bibliografica

deltà, ond’egli ad essi e ai Gordenonesi rinnovò i privilegi. Poi tentò di ordinare le questioni più urgenti di allora, degli esuli e dei confini. Anche da questi documenti1 si pare il difetto di danaro in cui versava Massimiliano, onde meritò la proverbiale canzonatura degli Italiani, contenti di vendicare con un motto arguto il rinnovato oltraggio della dominazione straniera. A tante sventure ed alla intemperanza del nuovo capitano di Pordenone Tommaso Colloredo, eletto ma non rimasto per dieci anni, si aggiunse nel 1499 la nota invasione dei Turchi. Per la quale Pordenone e le terre dtl suo dominio, Cordenone, San Quirino, Rorai, Valle e Noncello ebbero danno d’incendio e di rapine. Fecero d’accordo un istromento a salvarsi da ulteriori iatture e a provvedere al riscatto de’prigioni, mediante la meschina somma di mille ducati.

Frattanto, per le guerre rinascenti in Italia, le cose di Massimiliano andavano a male. Fallita a lui la esperienza, chiese il parere delle sue provincie per la dicta di Salisburgo. E pregò pure la comunità di Pordenone gli mandasse un membro del consiglio che fu eletto nella persona di Bernardino Corizio, cui si diedero istruzioni2. Per esse la comunità chiarivasi fedele all’imperatore, ma, tranne il caso di qualche «prestantia honesta et supportabilis», non intendeva obligarsi con danaro e invocava i privilegi per tenersi «immunem. et liberam ah omnibus severis et recollectis cuiuscumque nature». Così con ardita franchezza, indovinando la «faccenda de grandissima importanza», cui alludeva Massimiliano nella lettera d’invito, la comunità di Pordenone si accordava in un solo rifiuto con i principi dell’impero.

Scoppiò la guerra del 1508. Pordenone nel 20 aprile diessi ai Veneziani, e il capitano ne presentò a Giovanni Foscarini le chiavi. Nel giorno di San Marco fu grande festa «Ozi se fa una bella festa di ballar e altri piaceri», e al vessillo imperiale fu sostituito sull’antenna il vessillo della Repubblica. E così pure celebrossi una solennità religiosa nel tempio di San Marco. Il quale, innalzato a parrocchia fin dal 12783, ebbe

  1. Pag. 396-401, Doc. CCCXLVI, CCCXLVIII, CCCLI, CCCLII
  2. Pag. 419, Doc. CCCLXXIX.
  3. Pag. 23 Doc, XXIV.