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fra venezia e ravenna | 27 |
gran rotta, della quale mi duole non saper ritrovare i particolari.
Ma sebbene sì crudelmente domati nell’854, i Comacchiesi non posarono mai, e per odio de’ Veneziani favorirono le parti di Adalberto e quelle de’ Ravennati loro antichi signori; infelice proposito per cui ebbero la loro città cosiffattamente distrutta dal ferro e dal fuoco dei Veneziani, che solo una piccola terra potè risorgere e mantenere il nome dell’antica e popolosa città.
[I Ravennati accolgono Pietro Badoero profugo che fu poi il doge Pietro Candiano IV.] IX. Circa questo tempo la storia di Venezia ha un singolare anello con quella di Ravenna per l’esilio e le vicende di Pietro Badoero. Il quale, associato al governo secondo il malcostume di questi antichi dogi, da quel savio ed avventurato principe che fu Pietro Candiano suo padre, volse l’animo al mal fare e venne in odio a tutti i buoni; ma sicuro dell’aiuto di quanti malvagi avea in Venezia, perdurò nelle scelleratezze infine a che passata ogni misura, fu preso dal popolo, posto in ceppi e condannato nel capo: ma per la pietà del vecchio padre la pena capitale ebbe poi commutata in quella del perpetuo bando. Allora Pietro Badoero riparò a re Berengario, ed aiutatolo nella guerra contro la Marca spoletana, chiese licenza di vendicarsi dei Veneziani, e per questo sen venne a Ravenna, che inasprita dalla rovina della sua fedele Comacchio (935) faceva buon viso a quanti venivano da Venezia malmenati e scontenti.
Infatti al Badoero sono aperte le braccia, è accolto con onori quasi regali, trattenuto ed aiutato con generale benevolenza. Egli poi, per non passare inerti i giorni dell’esilio, armate alcune navi si mise per l’Adriatico, e veneziano e figlio del doge, assaliva e rubava le navi de’ suoi concittadini, dilettandosi del nome di corsaro sovra ogni altro odiatissimo nella sua patria1. Ma intanto il vecchio padre ne moriva di dolore, e trattandosi