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fiche, alcuni facsimili già editi dai PP. Maurini, la cui scrittura, secondo i trattatisti francesi, oltre i caratteri di semionciale o mista. Ora tali facsimili, chi bene li osservi, presentano, è vero, una forma di scrittura non prettamente minuscola, nè prettamente onciale; ma la mistura non è di tal fatta, che in ciascuno di essi non signoreggi in modo distinto l’una l’altra forma. Quanto poi alle Pandette Fiorentine, citate dal Milanesi, il carattere precipuo di codesto codice insigne è l’onciale; e la mistura di qualche lettera minuscola non l’altera mai in modo da mutarne l’essenza o la fisonomia1. Se poi le Pandette si pongano a riscontro con la Bibbia Amiatina, altro codice laurenziano del secolo vi, in iscrittura parimente onciale, si ravviserà fra i due una certa differenza cagionata dalla’maggiore splendidezza e magnificenza dei caratteri del codice Amiatino; ma in verità dovrà convenirsi essere eguale in tutti e due la forma della scrittura. Posto ciò, m’è avviso possa ritenersi col Gloria, non esistere veramente una scrittura da per sè, con forme proprie e distinte, a cui spetti il nome di semionciale o di mista. Tutt’al più, può una tale denominazione conservarsi, nell’esame comparativo dei singoli documenti, per indicare, caso per caso, quelle scritture onciali o minuscole, che hanno mescolate ai caratteri, che costituiscono la loro essenziale fisonomia, altri caratteri di forma diversa: ma, ad eccezione di questo suo ufficio meramente pratico, essa non avrebbe più ad entrare in un prospetto di divisione delle scritture medievali; nè formarvi una classe distinta. Quanto alla scrittura mista del secondo periodo, che a detta del Vailly, partecipa della celerità della corsiva e della regolarità della minuscola, l’autore nostro è pur fermo nel rifiutare una tale denominazione, ma non ne disconosce in fatto l’esistenza, mentre sostituisce alla medesima la scrittura mmwscoacorsiva, È qui insomma una semplice controversia di nomi, della quale non occorre più a lungo discorrere: ma sopra l’essenza di tale scrittura, comunque s’abbia da chiamare, gioverà
- ↑ Vedasi ad esempio il facsimile di ventinove versi, pubblicato dai signor prof. Francesco Buonamici, nel suo opuscolo Il Poliziano giureconsulto (Pisa, Nistri, 1863). La m v’è sedici volte nella forma minuscola: una sola volta, la e; il resto della scrittura è prettamente e costantemente onciale.