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142 G. Ricci

mento del giureconsulto Fulvio Benigni, e finalmente tradotti in italiano nel 17181. Chi percorresse gli statuti anteriori a quest’ultima data, s’accorge subito dell’immensa simiglianza, che hanno con quelli dei bobacterii: vi sono dei paragrafi copiati per intero, e, meno leggerissime modificazioni, si possono dire gli stessi; solo che in essi non si fa mai menzione dei bobacterii, al cui nome è sostituito agricultores od Ars agriculturae. Ma l’identità dell’Arte è esplicitamente dichiarata dalla prefazione degli statuti editi nel 1718, pubblicazione che fu notata anche dai periodici contemporanei2:

Lo statuto dell’agricoltura di Roma ebbe la sua prima origine, per quello che possiamo conghietturare, molto prima del pontificato di Gregorio XII, sotto il quale essendo nel medesimo molte cose, che più non erano in uso, ed altre affatto superflue, di maniera questi si era renduto disutile, che i consoli di quel tempo (i quali furono Cecchino Collemacchi del rione di Campo Marzio, Giov. Antonio dei Cosciari del rione di Parione, Nannolo di Giov. Petitti del rione di Trevi e Salvati di Pier Giovanni la Corte del rione dei Monti, tutti nobili romani . . .) compilarono i nuovi statuti ... E questi statuti sono quegli stessi che furono pubblicati colle stampe l’anno 1526 con il titolo Statuta nobilis Artis bobatteriornm Urbis3.

Abbiamo dunque gli stessi agricoltori, che nel 1718 credono di poter affermare, essere essi i bobacterii del 1407 e del tempo prima.


  1. Bibl. Casanat. I, XIII, 43. Conosco anche un’edizione del 1595 (bibl. Barberini, FF, II, 55) ed una del 1647, a cui accenna l’edizione del 1718.
  2. Giornale dei letterati d’Italia, Venezia, 1718, vol. 31, p. 454.
  3. Statuti dell’agricoltura, con varie osservazioni, bolle, decisioni della s. Ruota e decreti intomo alla medesima, volgarizzati dordine degli ecc. signori . . . consoli della nobil Arte dell’agricoltura, Roma, stamperia della R. C. A., 1718. Veramente l’ultima indicazione del passo che abbiamo riportato non è esatta, perchè gli statuti del 1526 portano solo il titolo di Statuta bobacteriorum Urbis.