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SPU — 962 — SPU


il cannello nella spola: spoletto, scoletto (Car. Voc. Met.).

Spuligrari, Spulirari. V. spruari.

Spulisari. v. a. Vincere altrui tutti i suoi denari: sbusare.

Spulisatu. add. Dicesi di ferro da cavallo rotto nelle punte.

Spulvirizzari. v. a. Aspergere con polvere checchessia: spolverezzare, spolverizzare.

Spulvirizzu. V. spruvulizzu.

Spùlviru. V. spruvulu.

Spumpamentu. s. m. Lo sfoggiare: sfoggiamento. || (Mal.) Per manifestamento.

Spumpari. v. intr. Vestire sontuosamente, eccedere: sfoggiare, pompeggiare. || Far pompa, far vista pomposa, pavoneggiarsi: pompeggiare (da pompa).

Spumpatu. add. Che veste bene e sfarzosamente: sgargiante, sfoggiato, spocchioso. || Prov. chidda chi va spumpata di tutti veni sparrata, o perchè si attira l’attenzione di tutti, o perchè parrebbe una cacciatrice: femina di abito adorno, balestro attorno.

Spunnari V. sfunnari.

Spuniri. V. scarricari. Quasi il contrario di ponere.

Spunsiari. V. spunziari.

Spuntagghiari. v. a. Mozzare la cima, la vetta: divettare. || Il mozzar i tralci uviferi alle viti, al di là del grappolo: spuntare. || Levare le femminelle alle viti, ossia quei tallicini che si svolgono sulle ascelle delle foglie: sfeminellare (Pal. Voc. Met.).

Spuntània. s. f. Accusa del proprio fallo spontaneamente fatta dinanzi i giudici.

Spuntaniamenti. avv. In modo spontaneo: spontaneamente.

Spuntaniità. s. f. Il consenso della volontà, ossia la ragione formale dell’azione spontanea: spontaneità.

Spuntaniu. add. Di propria volontà, volontario: spontàneo. || Detto di pianta, nata senza coltura ma da sè.

Spuntari. v. a. Levare o guastar la punta: spuntare. || Torre la punta o la cima: dicimare (Giuliani). || Scortire un po’ i capelli, la barba e simile: spuntare. || Penetrare a traverso un corpo, apparendo dall’altra banda: trapassare. || Levare ciò che tiene appuntata alcuna cosa, come spilli ecc., contrario di appuntare: spuntare. || Cancellar dal libro il ricordo preso o scritto di cosa venduta, prestata ecc.: spuntare. || V. spiducchiari al § 2. || spuntari una cosa, superarla rimovendo le difficoltà: spuntare alcuna cosa. || E spuntari ad unu, rimuoverlo dalla propria opinione: spuntare alcuno. || intr. Cominciar a nascere, apparire, uscir fuora: spuntare. || spuntari la varva, li corna ecc.: spuntar la barba, le corna ecc. || Parlando di strada, porta, finestra ecc., vale aver esito, guardare verso: riuscire, far o metter capo, dare in ecc. || nun ci putiri spuntari, met. mancar di mezzi onde arrivar a fare, a comperare, a vivere ecc. e parlando di sanità, esser difficile riaverla. || rifl. a. Spuntarsi. || Differire, disfare un accordo, un appuntamento || spuntarisi li quasetti, il rompersi le maglie delle calze, sì che restino sforacchiate: ragnare. P. pass. spuntatu: spuntato. || Ragnato.

Spuntata. s. f. Lo spuntare: spuntatura.

Spuntateddu. dim. di spuntatu.

Spuntatizzu. add. Mezzo spuntato.

Spuntatura. s. f. Quello che si è levato dalla cosa spuntata: spuntatura. || Lo spuntare: spuntatura. || spuntaturi di surra, le estreme parti della sorra del tonno, che per lo più si salano per conservarsi. || – di tunnina, pezzetti di tonnina anco salati. || – di sparaceddi, le sommità tenere del cavolo verde, che si tagliano per mangiarsi, e si dicono di altre piante solite a mangiarsi bollite.

Spunticari. v. a. Troncare, mozzare la punta: spuntare, svettare, smozzicare. || Mangiare con piacere: pacchiare. || E a Firenze dicono spuntino a una piccola refezione, una mangiata fuori le ore usate. || Per scusiri V. || E per spuntari V.

Spuntiddari. v. a. Levar i puntelli: spuntellare. || nu nni spuntidda nudda, dicesi di chi parla e non collega ordinatamente il discorso: ei non annoda. || Per spunticari V. P. pass. spuntiddatu: spuntellato.

Spuntiddicari. V. spunticari.

Spuntozzu. add. dim. Che ha alquanto lo spunto: forticcio.

Spuntu. add. Dicesi del vino quando ha preso certo sapore forte come l’aceto: che ha preso lo spunto, infortito. || Onde farisi spuntu: prendere lo spunto. || Detto di dottrina, costumi ecc., fig., non sani, corrotti. || Per impudente.

Spuntuliddu. add. dim. Che ha alquanto preso lo spunto. || Detto di ragazzo, alquanto cresciuto in istatura: alterello, altino.

Spuntunata. s. f. Colpo di puntone: spuntonata.

Spuntunazzu. accr. di spuntuni.

Spuntuneddu. dim. Spuntoncello, spuntoncino.

Spuntunera. s. f. Quella curva di ferro, munita di punte, che è dietro la carrozza, per impedir ai monelli di arrampicarvisi (Siciliano).

Spuntuni. s. m. Arme d’asta con lungo ferro grosso e acuto: spuntone. || Dicesi delle spine acute, legnose o ossee di alcune piante e di alcuni pesci: spuntone. || T. de’ gabellieri. Schidione lungo di cui le guardie delle porte di città si servono a frugare le balle ecc. che entrano, per assicurarsi se sianvi oggetti da sdaziare: fuso || Spina che è sul fusto o sui rami di alcuna pianta, o un ramoscello secco sfrondato, avanzo di canne tagliate rasenti la terra, e in generale qualunque fuscello, appuntato e duro: stecco, steccolo. || Asticciuola di ferro, di acciaio, di osso o di avorio, usata dalle cucitrici per forar la stoffa nel punto dove voglion far de’ buchi: forabuchi. E quello usato dalle ricamatrici: punteruolo.

Spuntuniari. v. a. Il foracchiare collo spuntone, il bucar che fanno i doganieri per osservare.

Spunutu. add. Esposto (da sponiri).

Spunzalizziu. V. sponsalizziu.

Spunzaru. s. m. Chi vende spugne.

Spunzera. s. f. La sponda del letto.

Spunziari. v. a. Suzzare con ispugna l’umore rimasto in qualche oggetto. P. pass. spunziatu.