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SER — 913 — SES


di pesce prelibato e raro. || serra serra, tumulto: serra serra. || – a picu, di grossa lama, e senza telajo: segone.

Serrabbozza. s. f. T. mar. Bozza o corda colla quale si ferma l’ancora alla grua di proda: piccaressa (Pitrè).

Serrabbutì, Serrabutiru. V. sarrabbutì.

Serrafìla. s. f. T. mil. Sotto-ufficiale che sta dietro alle tre prime file, invigilando e guidando: serrafila.

Serraputìa. V. cazzottu. Così a Mineo (Capuana).

Seru. s. m. Parte acquosa del sangue e del latte, mercè di cui, questi umori scorrono: siero. || Il siero non rappreso che avanza alla ricotta: scotta.

Serusitati. s. f. Qualità di ciò che è sieroso: sierosità.

Serusu. add. Che ha del siero: sieroso.

Serva. s. f. Donna che sta a’ servigi altrui: serva. || Prov. serva una lu misi, e massaru unu l’annu, cambia spesso serva e raro il fattore.

Servaggiu. s. m. Spezie di tabacco. V. brasili. || V. sarvaggiu.

Serventi. add. Che serve: servente.

Servibbili. add. Da servire, che può servire, usabile.

Servili. add. Di o da servo: servile. || Basso, vile: servile. Sup. servilissimu: servilissimo.

Servilità. s. f. Azione da servo, bassezza: servilità.

Servilmenti. avv. A maniera di servo: servilmente. || Pedantescamente.

Servimentu. V. sirvimentu.

Sèrviri, Servìri. v. a. Adoperarsi a pro di alcuno: servire. || Accomodare, provvedere alcuno di checchessia: servire. || ass. Star in servitù: servire. || Dipendere: servire. || Ironicamente, sconciare, rovinare: servire || Star con altrui e prestargli il suo servigio per mercede, p. e. povera ragazza! le toccherà andare a servire || ora ti servu io! modo di minacciare: ora ti servo io. || sirvirisi unni unu, andare o mandar da lui per comperare, farsi far oggetti ecc.: servirsi da un tal negoziante ecc. || sirvirisi di ’na cosa, farne uso: servirsi di checchessia. || serviri pri o di, far le veci di: servire per o di o da. || si servissi, servitivi, modo di invitare, offerire ecc.: si serva, servitevi. || serviri la tavula o in tavula, dicesi dei servitori che servono i padroni a mensa: servir le tavole. || serviri pri umbra di cuccu, fig., esser presente inutilmente in un luogo. || Prov. cu’ servi beni e taci, assai dumanna, è chiaro. || lu serviri a signuri è comu lu viviri di li ciascuni, si hanno molte apparenze e poche utilità. || cu’ servi lu cumuni nun havi salariu di nisciunu, perocchè nessuno crede sia stato servito lui. || cu’ servi prestu e fidili murirà a lu spitali, l’onestà dei servi pare, secondo questo proverbio, faccia più bene ai padroni che a’ servi stessi: chi serve in corte muore all’ospedale, non è di senso generale come il nostro. || o servi comu servu o fui comu cervu, meglio fuggire le mille volte: o servi come servo, o fuggi come cervo. || cu’ ad autru servi nun su chiama libberu, lo credo! || a cui a stu munnu servirai a l’autru pri cumpagnu avrai. confortiamoci con questi aglietti! innanzi Dio siamo tutti uguali, e allora perchè la Chiesa combatte l’uguaglianza? || Quando uno mangia, beve ecc. e si accosta un estraneo, per cortesia invitandolo si dice: resta servito? P. pass. servitu: servito.

Servitù. s. f. Il servire, e indica lo stato non l’atto: servitù, servitude, servitute, servitudine. || fig. Obbligo, legame: servitù. || Collettivamente tutti i serventi di un padrone: servitù, servitorame. || T. leg. Diritto fondato sopra luogo stabile a pro di alcuna persona o d’altro luogo stabile: servitù. || Riverente amicizia: servitù. Onde aviri servitù cu unu: aver servitù con alcuno, essergli affezionato e divoto. || Prov. è megghiu la servitù in paci ca la libbertà in guerra, e la servitù non è forse una guerra continua in cui si è sempre perdenti? questo proverbio mostra come il tristo lavoro dei gesuiti già fosse in parte riuscito a generare corruzione nelle viscere del popolo, onde snervarlo ed asservirlo.

Serviturami. V. sirviturami e simili.

Servitutini. V. servitù (A. V. ital. servitudine).

Servizziu. V. sirvizziu e simili.

Servu. s. m. Chi non ha la sua libertà: servo. || Chi serve a prezzo: servo, ed ha senso più ignobile di servitore. || Prov. lu patruni resta tusatu, si lu servu è trascuratu, un servitore diligente prospera il padrone. || quannu a lu to servu nun ci inchi lu ventri di pani, nun t’addumanna furmaggiu, sa molto del cattivo, bisogna trattar male per non ricevere ingratitudine. || lu bonu servu cumanna a lu libberu, bisogna vedere che s’intenda per buono; certo che la bontà impone. || li servi su’ nemici salariati, ma il padrone è forse egli amico del servo! e si vorrebbe che l’uomo avvilito potesse essere amico di chi l’avvilisce?: tanti servitori, tanti nemici. || quali è lu servu, tali è lu patruni: chi vuol vedere il padrone, guardi i servitori.

Servu. add. Dicesi di persona e di cosa: servo.

Servu-mutu. s. m. T. leg. Assicella che scorre verticale fra due traverse, parallela al fianco del banco, nella cui opposta estremità è conficcato il conio: fattorino (Car. Voc. Met.).

Sèsamu. s. m. Seme d’erba, da cui si estrae olio: sesamo, giuggiolena.

Sessaggenàriu. add. Di sessant’anni: sessagenario.

Sessaggesina. s. f. La penultima domenica di carnovale: sessagesima.

Sessaggesimu. add. Sessantesimo: sessagesimo.

Sessioni. s. f. Congresso di più persone per deliberare, consultare ecc.: sessione.

Sessu. s. m. L’esser proprio del maschio o della femmina, che distingue l’uno dall’altro: sesso. || Le parti vergognose: sesso.

Sesta. s. f. Una delle ore canoniche, fra la terza e la nona: sesta. || Quel pezzetto di canna lisciata con cui si intromettono le fila dell’ordito dentro i denti del pettine.

Sesti. s. pl. Strisce normali per fare uguale lo intonaco.