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AQU — 69 — ARB

giallo sotto, i fiori senza odore, turchini: aquilegia, fiorcappuccino. || Aquilegia Vulgaris L. V. pinnagghi dl riggina.

Aquiletta. s. f. Stemma a figura d’aquila messa all’uniforme di certi impiegati del Municipio di Palermo.

Aquilinu. add. da aquila si pone per aggiunta al naso dell’uomo quando sia adunque simile al becco dell’aquila: aquilino.

Aquilòccia. s. f. Uccello rapace simile all’aquila, ma più piccola (Pasq.).

Aquilotta. s. f. dim. di aquila; aquila piccola: aquilotto, aquilino, aguglino. || Pesce simile alla spinula V.

Aràbbica. Aggiunto di quella gumma che anticamente veniva d’Arabia: gomma arabica.

Aràbbili. add. Acconcio ad esser arato: arabile.

Arabbiscari. V. rabbiscari.

Arabbista. s. m. Intendente di lingua araba.

Àrabbu. add. Appartenente all’Arabia o agli Arabi, e fig. strano, bizzarro: arabico.

Arabli. Specie di acero. Acer campestre (Pasq.).

Aramentu. s. m. Lo arare: aramento.

Aranciara. s. m. . Così nel Messinese chiaman l’albero che produce le arance: arancio.

Aranciata. s. f. Acqua acconcia con sugo d’arancia e zucchero: aranciata. || Confezione di arancia bollita in zucchero: aranciata. || Colpo di arancia scagliata: aranciata. || cosa di pigghiari ad aranciati: degno d’aver le melate, di persona o cosa resa dispregiabile. Se i Toscani non dicono: far alle aranciate, gli è perchè le arance colà son care, invece tirerebbero mele, per cui: far alle melate.

Arancinu. add. Detto di colore simile all’arancia: arancio, aranciato, ranciato, arancioso. || arancinu càrricu: arancione; colore d’arancia più acceso. || sost. T. cuoc. Spezie di vivanda V. crucchè.

Arancineddu. s. m. dim. di aranciu: arancino. || Frutto dello stesso: arancina. || aranciteddu a lanternu: alaterna. Rhamnus Alaternus. Arboscello che fa i frutti simili all’ovaja del Citrus Aurantium.

Arancitu. s. m. Luogo piantato ad aranci.

Arànciu. s. m. T. bot. Pianta notissima. Citrus Aurantium L. e il frutto di essa: arancio l’albero; arancia il frutto. || aranciu di la China: arancino della China. Citrus vulgaris Sinensis || aranciu di manciari o di spremiri: arancio forte. Citrus vulgaris Riss. || aranciu purtugallu: melarancio. Citrus aurantium Riss. || aranciu mandarinu o mandrinu Citrus aurantium. Var. Nobilis. || asciuttu comu ’n’aranciu di Partanna: tirchio, avaro. || a menzu aranciu: semisferico. || aranciu sanguignu: arancio di sugo rosso. || aranciu lumia altra qualità meno dolce. || essiri ’nt’all’acqua di l’aranci: essere nel coppo o nell’orcio, esser alcuno in cattive condizioni. || aranciu di Palermu. Pasq. dice che ha pur senso met. di avaro. || aranciu di mari, frutto marino di due specie l’una Alcyonium Cup. e l’altra Aurantium Marinum.

Arari. v. a. Romper e lavorar la terra coi buoi o altri animali: arare. P. pass. aratu: arato.

Arascìa. (An. M.) V. albaggìa.

Aratata. s. m. T. agr. Tanta terra che si possa arare in un giorno con un aratro: corba, aro (Pal. Voc. Met.).

Aratatu. Lo stesso che aratu. P. pass. di arari V.

Aratu e Aratru. s. m. Strumento col quale si ara la terra: aratro, arato. || Prov. nun nni vuliri aratu: che vale indocile al dovere, alla fatica, dicesi di uomini e di bestie. || un jornu d’aratu: l’arata di un giorno (Pal. Voc. Met.) il lavoro di un giorno coll’aratro. || Prov. cu l’aratru ’un tardari e cu li voi, a fari prestu li facenni toi: non tardar coll’aratro, e con i buoi ad uscir presto da’ lavori tuoi. (Minà Palumbo). || avanti voi nun mittiti aratri: innanzi il bue non mettete aratri. || l’aratru havi la punta di ferru, la zappa l’havi d’argentu, e d’oru la vanga: l’aratro ha la punta di ferro, d’argento lo zappone, d’oro la vanga, met. per dire gradatamente il bene che arrecano.

Aratura. s. f. L’arare; e il tempo dell’arare: aratura.

Araturi. s. m. Colui che ara: aratore.

Arazzarìa. s. f. Quantità di arazzi: arazzeria.

Arazzeri. s. m. Chi fabbrica arazzi: arazziere.

Arazzu. s. m. Panno tessuto a figure, per addobbare e parare: arazzo. Cosi detto perchè veniva da Arras città di Fiandra.

Arba. V. alba.

Arbàciu. V. abbraciu.

Arbanedda di Muncibbeddu s. f. T. bot. Albero: tremula arberella. Populus tremula L.

Arbaneddu. V. toccu.

Arbara di paliu. V. tuvagghia di artaru.

Arberari. V. arvulari.

Àrbiru. V. arvulu.

Arbìsciri. v. intr. Farsi l’alba: albeggiare. || arbiscìu megghiu o peju lu malatu: per indicar lo stato dell’ammalato sul far del giorno. (Dal Lat. albescere).

Arbitrari. v. a. Giudicar alcuna cosa non con rigor di legge, ma come arbitrio: arbitrare. || v. intr. Pensare, stimare, esser di parere: arbitrare. || P. pres. arbitranti: arbitrante. P. pass. arbitratu: arbitrato.

Arbitrariamenti. avv. D’arbitrio o beneplacito: arbitrariamente.

Arbitràriu. add. Che dipende dall’altrui arbitrio: arbitrario. || Per capriccioso, bizzarro.

Arbitrianti. verb. m. Quegli che tiene le altrui possessioni a fitto: fittajuolo. || Chi coltiva le sue medesime terre: coltivatore. || Chi esercita altri traffichi di merciajo, rivendugliolo ecc. trafficante, trafficatore.

Arbitriari. v. a. Lavorar o far lavorare il terreno: coltivare. || Esercitar l’industria, il traffico: trafficare. P. pass. arbitriatu: coltivato. || Trafficato.

Arbitrieddu. dim. di arbitriu.

Arbìtriu. s. m. Facoltà che ha l’uomo di operare secondo il giudizio formato nella sua mente, libertà: arbitrio. || Per lo giudizio dell’arbitro: arbitrio, lodo. || Nome generico di macchina o strumento non troppo semplice per diverse operazioni: ordigno. || T. past. Quell’ordigno come un torchio con cui i pastai lavoran le paste: strettojo (Car. Voc. Met.) || arbitrii di mari, i diversi strumenti di funi o di filo tessuti a maglia per pescare: reti.