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APA — 68 — AQU

qua nè più là: appunto. || Per compiutamente bene: appunto. || appuntu appuntu: appunto appunto, per l’appunto.

Appunzunari. Far voto: votare. || Per avvelenare. (Forse dal Franc. empoisonner: avvelenare).

Appuppatu. add. Si dice di una barca, di un legno troppo caricato alla poppa.

Appurari. v. a. Cercar di sapere, mettersi in chiaro: appurare, certificarsi, chiarirsi. || Cercar con diligenza, per varie vie cose nascoste, lontane: indagare. P. pass. appuratu: appurato, indagato.

Appurciddanatu. s. m. Sito di muffa o di secco di cui si pigliano le botti di vino, vuote e trascurate; tal sito sarebbe assomigliato al sapore della purciddana V.

Appurmunari. V. apprumunari.

Appurpari. v. a. Pigliare di più o meno forza, con violenza: ghermire. || Prender con cosa adunca, con violenza: aggraffare. || Per trasl. Prender di furto, e solo in modo non legittimo, non onesto: carpire. Tolta l’idea dal purpu V. P. pass. appurpatu: ghermito. || Aggraffato. || Carpito.

Appurtamentu. V. purtamentu.

Appurtari. v. a. Produrre, cagionare: apportare. || appurtaricci la facci: aver la sfacciataggine di fare o dire. P. pass. appurtatu: apportato.

Appurtaturi. (D. B.) Chi arreca: apportatore.

Appusintari. V. A. (Scob.) Alloggiare. (Dallo Sp. aposentar).

Appusintaturi. verb. Eran quelli che disponevan gli alloggiamenti dello esercito.

Appustamentu. s. m. Agguato.

Appustarisi. v. intr. pass. Nascondersi per coglier il destro di far male ad alcuno: agguatarsi. P. pass. appustatu: agguatato.

Appustatamenti. avv. A bella posta: appostatamente.

Appustatu. add. (Veneziano). Fatto a bella posta: appostato.

Appuzzari. v. a. Attingere liquori da qualche serbatorio. || Immergere checchessia come si farebbe in un pozzo: appozzare. || Per piegarsi, chinar in basso, far la volontà altrui. || Nel gioco della trottola è il ricever i colpi la trottola del perdente colla punta della trottola del vincente. || Negli altri giuochi denota sempre il perdere: star sotto. P. pass. appuzzatu: appozzato.

Appuzzunari. v. a. Indurre, apportar puzzo: appuzzare, appuzzolare. P. pass. appuzzunatu: appuzzolato.

Aprili. s. m. Quarto mese dell’anno: aprile. ||Prov. aprili fa li ciuri e li biddizzi, e nn’avi l’onuri lu misi di maju, o aprili fa li ciuri, e maju nn’havi l’onuri: aprile fa il fiore e maggio ne ha l’onore. || aprili lu duci durmiri: aprile dolce dormire. || aprili ti vegnu a vidiri: in aprile si vede se le campagne vanno bene. || quantu va un’acqua di maju e d’aprili nun vali un carru cu tutti li vili: val più un’acqua tra aprile e maggio, che i bovi con tutto il carro. || aprili favi chini, si nun su ccà su a li marini: in ogni modo in aprile vi son già le fave. || aprili mai nun fini, e ’ntra maju una bona, chi lava li risini; che bisogna piovere in detti mesi. || aprili quannu chianci quannu ridi: aprile quando piange quando ride. || aprili ogni jornu cu lu varrili: aprile ogni giorno un barile d’acqua. || aprili chiuvusu, maggiu vintusu, annu fruttusu: aprile piovoso, maggio veneroso (gajo, bello) anno fruttoso.

Aprimentu. s. m. Aprimento. (Pasq.).

Aprìri e Gràpiri. v. a. Disgiunger od allargare le imposte di usci o finestre, o di cosa qualunque che sia chiusa o serrata: aprire; s’usa pure rifl. a. In italiano sonvi più corrispondenti: dischiudere, se parlasi di cosa chiusa: disserrare se di cosa serrata: aprire è generico; e s’apre quel che non è nè chiuso nè serrato, come una finestra o uscio in un muro. || apriri ad unu: aprire a uno, aprir la porta perch’egli entri. || Per fendere, spaccare: aprire; e s’usa rifl. a. detto di muro, legno. || apririsi lu ciuri: aprirsi, sbocciare. || apriri l’occhi ad unu: scaltrirlo. || apreru l’occhi li gattareddi: apriron gli occhi i gattini: met. quando alcuno si è scaltrito. || apriri li manu: lavarsene le mani, chi non vuole o non può impacciarsi in una faccenda. || apriri putìa: aprir bottega, metterla su. || apririsi un teatru ecc. aprirsi un teatro. P. pass. apertu: aperto.

Aprocchi o Gattareddi. s. m. pl. T. bot. Pianta spinosa co’ fiori color di rosa, usata in medicina per la sua virtù antelmintica: centauria, biondella. Spina alba. Centaurea Calcitarapa L. || aprocchiu fimmineddu: calcatreppolo, ceceprete. Centaurea solstitialis: ha i fiori di color giallo. || L’An. M. traduce: cardo stellato.

Àpulu. V. paparu. (Dal Gr. απλους: semplice). || jittari li paroli àpuli àpuli: dir le parole scrive scrive, tali quali, senz’altro, semplicemente.

Apuni. s. m. T. zool. Ape selvatica, maggiore delle altre, che succhia il miele di esse: pecchione, apone.

Apustòlicu. V. apostòlicu e derivati.

Apuzza. s. f. Vezzeggiativo di ape: pecchiolino.

Aquàriu. s. m. Un de’ segni dello zodiaco: aquario.

Aquàticu. V. acquaticu.

Àqueu. add. Di qualità d’acqua: aqueo. || Presso i notomisti è aggiunto d’uno de’ tre umori dell’occhio: aqueo.

Àquila, Àcula e Àicula. s. f. T. zool. Uccello rapace, becco adunco, piedi artigliati e pennuti: aquila. Ve n’ha nove specie. || Arme di vari comuni antichi e moderni come Roma e Palermo e di imperatori: aquila. || Prov. fari l’aquila a dui testi: comandar due a una volta. || aquila e cruci: santi e palle, giuoco franciullesco, buttando una moneta per aria, e indovinare qual lato mostrerà cascando in terra. || E vale anche: inimicarsi, quando non parlisi di giuoco. || l’aquila nun fa guerra a li giurani: l'aquile non fanno guerra a’ ranocchi; i miserabili non son neppure odiati, ma sibbene disprezzati; e può aver buon senso cioè che il cuor generoso non contende col vile. || Pesce che ha sotto il collo cinque spiragli, e la bocca sopra il capo: aquila. Raja L.

Aquilèggia. s. f. T. bot. Pianta delle ranuncolacee che la lo stelo diritto, ramoso, e un po’ peloso, le foglie picciolate, verde cupo sopra e