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PUS — 786 — PUT


Pusu. s. m. (pl. pusa). Moto dell’arterie, e talora l’arteria stessa: polso. || Quel luogo dove la mano si congiunge al braccio: polso. || met. Possibilità, forza, vigore: polso. || La lista di tela che fa finimento alla manica della camicia: polsino, solino; e se è staccato: manichino, solino. || tuccari lu pusu, vedere se altri è ammalato: toccare o tastar il polso. E fig. cavar danaro ad uno: far la barba ad uno. || omu di pusu, forte: uomo di polso. || iri lu pusu comu un cavaddu, aver pulsazione troppo forte, sia per malattia che per altro.

Pusuni. accr. di posa in senso di visita lunga. || accr. di posu.

Pusunisi. V. rosula.

Puta. s. f. Il potare: potagione, potatura, potato (prov. Toscano: chi vuole un buon potato ecc.). || Il tempo acconcio e destinato a potare: potatura. || Prov. la puta di jinnaru arricchisci lu vuttaru, bisogna potare di gennajo le viti.

Puta. Unica voce d’un verbo perduto (putare Lat.), che vale per esempio, poni caso: puta. E si dice anche puta casu: puta caso.

Putànzia. Idiotismo di S. Fratello per putenza V.

Putari. v. a. Tagliar alle piante i rami inutili o dannosi: potare. || putari largu, lasciando i capi lunghi, ossia con molti occhi: potar lungo; e il lasciar un maggior numero di capi, e questi potarli lunghissimi: potar a vino. || putari curtu o strittu, lasciando i capi corti: potar corto. || Prov. si bonu puti, la to sorti muti, cioè arricchirai. || puta a la luna di jinnaru, si voi inchiri la vutti, bisogna potar in gennajo. || si a putari vai in aprili, nun di vinu, ma d’acquata inchirai lu tò varrili. è troppo tardi potar le viti in aprile: se d’april a potar vai o contadino, molta acqua beverai e poco vino. P. pass. putatu: potato.

Putata. s. f. L’azione del potare.

Putatedda. dim. di putata.

Putatina. V. putatura; e V. putata.

Putativu. add. Tenuto e riputato per tale: putativo.

Putatura. s. f. Potagione: potatura || Tutto ciò che si taglia via in potando: potatura. || Il tempo acconcio a potare: potatura. || – a spadduzza: a cornetti.

Putatureddu. dim. di putaturi.

Putaturi. verb. m. Colui che pota: potatore. || Prov. a bonu putaturi bona vigna, quando tutto concorre con fortuna; e viceversa a malu putaturi, mala vigna, a cosa cattiva, altra cattiva unita.

Putèi. V. putìa. (Così in S. Cataldo).

Putenti. add. Possente, che ha potere: potente. || Ricco, nobile, che ha autorità e potenza: potente. || Efficacissimo: potente. || Di vino, aceto o simile, gagliardo: potente. || Prov. dui su li putenti, cu’ havi assai e cu’ nun havi nenti, chi ha molto può tutto, chi non ha niente, non ha che perdere, e può tentar tutto. || cu li cchiù ricchi e putenti di tia, nun cci aviri chi fari, cridi a mia, perche vinceranno sempre loro. Sup. putintissimu: potentissimo.

Putentimenti. avv. Con potenza: potentemente.

Putenza, Putenzia. s. f. Possanza, cosa efficace per sè medesima: potenza, potenzia. || L’autorità che altri gode o per ricchezza, o per forza, o per virtù: potenza. || Forza di corpo: potenza. || Stato, nazione grande: potenza. || T. arit. Il risultato della moltiplicazione di un numero per se stesso: potenza. || T. mecc. Forza che tende a muover un corpo: potenza. || T. filos. Attitudine di qualsivoglia natura di ricevere, operare checchessia, contrapposto all’atto: potenza. || Per putintatu V. || – di l’anima, quel principio immediato per cui l’anima fa le operazioni che si convengon a lei: potenza dell’animo. || di putenza, posto avv.: a viva forza. || T. orol. Pezzo fermato con viti sulla faccia interna della cartella inferiore, che riceve uno dei perni della bilancia: potenza.

Putìa. s. f. Stanza dove gli artefici lavorano le merci loro: bottega. || Le cose che altri vende: bottega. || – di lordu, dove si vendono salami, caci, e simili: pizzicherìa. || – di vinu: cànova. || –di varveri: barbierìa, barberìa. || chiuiri putìa, nel senso vero, smettere di tener bottega: chiuder bottega. E fig. finire, perdere; smettere di fare checchessia. || – di scarparu: calzoleria; e così di seguito. || armari putia: aprire o rizzar bottega. || mittirisi di casa e putìa, V. in casa. || Prov. putìa vecchia nun cci circari addauru, dicesi per esprimere cosa nota abbastanza che non ha bisogno di avviamento. || cu’ havi putia aperta nun ti gabba, poichè perderebbe il credito, e non può fuggirsene.

Putiaru. V. putigaru.

Putiazza. pegg. di putìa: bottegaccia, botteghina.

Putiedda. dim. Botteguccia.

Putiferu. V. fitenti (Rocca).

Putiga. V. putìa.

Putigareddu. dim. di putigaru.

Putigaru. s. m. Quegli che esercita o tien la bottega: bottegajo. || Pizzicagnolo: bottegajo. || Rivendugliolo di frutta, legumi, erbe e simili: treccone. || E se di sole frutta: fruttajuolo. || Quegli che vende cavoli, rape, e simili ortaggi: erbajuolo.

Putighedda. V. putiedda.

Putighineddu. dim. di putighinu.

Putighinu. s. m. Quel luogo destinato dal governo per andarvi a giocare al lotto: botteghino.

Putiìnu. V. putighinu, e simili.

Putintatu. s. m. Chi ha dominio e signoria: potentato. || Per putenza V.

Putintilla. s. f. T. bot. Sorta di pianta che produce le frondi verdi di sopra, e verso terra bianche; si adopera come vulneraria e febbrifuga: potentilla.

Putiri. s. m. Possanza: potere. || a tuttu putiri, a tutta forza a tutta possanza: a tutto potere. || V. sotto altre frasi. || ’m putiri, nelle mani: in potere, in balìa. || ’m putiri mio, per quanto io possa: a mio podere.

Putiri. v. intr. Aver possanza, forza, facoltà: potere. || Esser valoroso: potere. || putiri essiri, esser possibile: poter essere. || putiricci, aver forza, abilità di vincere, abbattere ecc., p. e. i venti ci pottiru: i venti ce ne potero-