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PUR — 784 — PUS


noni o per altri usi: portelli. || – di prura, due porte aperte nelle navi da guerra, nel parapetto anteriore di prua, per comunicare dal secondo ponte alla piattaforma della polena: porta di prua (Pitrè). || – di la catarratta, sportello orizzontale che apre o chiude la botola o caterratta: ribalta. || chiantarisi a purteddu, dicon i cocchieri quando il cavallo indietreggiando e facendo girare la partita di avanti, vien a investire contro lo sportello della carrozza. || E jittarisi a purteddu, dicono quando il cavallo attaccato alla carrozza si butta bruscamente di lato.

Purtentu. s. m. Prodigio, cosa strana e meravigliosa: portento.

Purtera. s. f. Porta interna fra le stanze: uscio (Sp. portera).

Purteri. s. m. Custode della porta: portiere. || Per usciere.

Purticatu. s. m. Portico formato da più archi: loggiato. || Spazio su l’ingresso di qualche edifizio, che serve per passeggiarvi, o altri spazi simili: vestìbolo. || Per portone. || Prov. lu Signuri chiui ’na porta, e grapi un purticatu, cioè Dio non abbandona mai, benche paja delle volte così: non si serra mai una porta, che non se ne apra un’altra.

Purticedda. dim. di porta: porticella, porticina, usciolino.

Purticeddu. dim. di portu.

Purtidduneddu. dim. di purtidduni (pl. purtidduna).

Purtidduni. s. m. (pl. purtidduna) accr. di purteddu in tutti i significati. || Per chiudenna V. || Spezie di altre imposte che si metton negli usci pianterreni, acciò la pioggia o la polvere non guastino i cristalli.

Purtidduzza. dim. di purtedda.

Purtidduzzu. dim. di purteddu: sportellino. || V. purteddu al § 1 e 2. || Piccola apertura fatta nella porta per vedere chi bussa: spia.

Purtigghiola. V. nnappetta.

Purtillinu. s. m. Le imposte di certi armadi, i quali fin a metà han cassette, e sopra si aprono poi colle imposte: sportellino.

Purtinaru. s. m. Custode della porta: portinajo, portinaro.

Purtintusu. add. Prodigioso: portentoso.

Purtitta. V. purticedda (Spat.).

Purtò. V. paltò.

Purtugallu. s. m. Frutto di un albero dello stesso nome, che è una spezie dell’arancia: portogallo. || E in generale per arancio, e arancia.

Purtughisa. (A la. Modo avv., ed è T. cuoc. Modo di cucinare certe vivande.

Purtulanìa. s. f. Ufficio del gabelliere di porto.

Purtulanu. s. m. Gabelliere di porto. || Libro di topografia de’ porti, che hanno i capitani di bastimento: portolano. || Custode e guidatore d’una nave, o d’un porto su un fiume: portolano. || – di lu diavulu, commettimale.

Purtunaru. s. m. Portinajo: portonajo.

Purtuneddu. dim. di purtuni.

Purtuni. s. m. Porta assai grande: portone.

Purtusari. V. spirtusari. || purtusarisi, detto de’ legumi, l’essere roso da’ tonchi ossia da quegli insetti che generano nei legumi: intonchiare.

Purtusu. V. pirtusu.

Puru. add. Mondo, schietto: puro. || Purgato, limpido: puro. || Non macchiato da vizio o colpa: puro. || Casto: puro. Sup. purissimu: purissimo.

Puru. particella riempitiva: pure. || Nondimeno, non pertanto: pure. || si puru, quand’anche: se pure. || Finalmente, a lungo andare: pure. || Non che: pure. || Anche: pure. || nè puru, nè anche, nè meno: nè pure, neppure. || o puru, particella disgiuntiva: o pure. || puru-puru. V. pulu-pulu, modo di chiamar le galline.

Purusu. add. Pieno di pori: poroso.

Purvularu. V. pruvularu.

Purvulata d’acqua. V. spurvulata.

Purvulazzu. V. pruvulazzu e derivati.

Purvuli. V. prùvuli. || V. pruvulazzu. || addivintari pruvuli di bottu, dileguarsi, svanire: convertirsi in polvere. Fuggire, sparire, detto di persona: spulezzare. V. in addivintari. || jittari pruvuli ’ntall’occhi, ingannare, far vedere una cosa per un’altra: gettar polvere negli occhi.

Purvulidda. dim. di purvuli: polveruzza. || jittari purvulidda ’ntall’occhi. V. purvuli.

Purvulinu. s. m. Quella polvere minuta che si mette in sul focone dei cannoni e simili, per dar loro fuoco: polverino. || V. pruvulinu.

Purvulista. s. m. Colui che fabbrica la polvere da fuoco: polverista. || fem. Per pruvulera V.

Purvulizzari. V. pulvirizzari.

Purzioni. V. porzioni.

Purziunedda. dim. di purzioni: porzioncella.

Pusamentu. s. m. Il posare, dimora: posamento.

Pusari. v. a. Por giù il peso, o la cosa che l’uomo porta: posare. || fig. Aver fondamento o stabilità: posare. || Stare: posare. || intr. e rifl. Dicesi di cose che si appoggiano ed hanno lor fondamento e sostegno sopra altre: posare. || Avere agio, quiete, ristoro: posare. || Fermarsi: posare. || iri a pusari a ’na banna: andar a posare a un luogo. Quindi sta anche per alloggiare, prender albergo. || Il fermarsi che fa l’uccello su checchessia: posare. || cu’ sa unni posa, chi sa dove si ritrovi. || unni si posa sta, detto di bambino o altro mansueto, buono. || nun ci pusari, far presto: camminar colle falde a cintola. E far checchessia senza interruzione: non posar di far checchessia. || nun pusari la cammisa supra li carni, aver paura: aver battisoffia, paventare.

Pusata. s. f. Il posare: posata. || Fermata, il luogo dove altri si ferma: posata. || Gli arnesi che si pongono alla mensa davanti ogni individuo, cioè la forchetta, il cucchiajo e il coltello: posata. || Muta di vivande: servito. || Per albergo. (Sp. posada: albergo).

Pusatamenti. avv. Con agio, senza fretta, placidamente: posatamente.

Pusatedda. dim. di pusata.

Pusateddu. dim. di pusatu.

Pusateri. s. m. Quegli che dà albergo: albergatore. || Ostiere. (Sp. posadero: albergatore).

Pusatizza. s. f. Tranquillità, placidezza: posatezza. || Sennatezza.

Pusatu. add. Da posare: posato. || Quieto: posato. || Per prudente, savio.

Pusatura. V. posa al § 4.