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|| canciari lu porcu pri lu schifu, far baratto da sciocco. || jittari li perni a li porci, dar cose preziose a persone vili: gettar le margherite ai porci. || nun nni vuliri mancu li porci, si dice di cosa oltremodo cattiva. || fari la vita di lu beatu porcu, menar vita papale, agiata o senza pensieri: fare la vita del beato porco. || grassu comu un porcu, grasso bene: grasso come un porco. || Prov. lu porcu dici dammi ca ti dugnu, nun mi cuntari nè misi nè anni, al porco bisogna nudrirlo bene e allora vi si guadagna su. || porci, cani e buttani quannu su vecchi morinu di fami, poichè il loro servizio è soltanto nella gioventù. || a s. Nicola lu porcu fora, bisogna che esca fuori. || porcu e maritu comu s’insignanu si nni vannu, e credo tutti gli animali e l’uomo ancora son così. || arrobba lu porcu e duna pri limosina li ’nziti, come fecero tutti i conquistatori antichi, che fondaron poi conventi e monasteri. || fari beni a porci e limosina a parrini, ma insomma pel frate e pel prete ha il popolo sempre qualche frizzo: confettar la rapa.

Porfìdia. s. f. Contrasto, contesa (Pasq.). || V. imprisa. Sarà corruzione di perfidia.

Porfidiari. v. intr. Contendere. || V. imprisiari. || Ostinarsi: perfidiare.

Porfidiusu. V. imprisusu.

Pòrfidu. s. m. Marmo duro, rosso e bianco, prezioso: pòrfido.

Pòrgiri. V. pròiri.

Porru. s. m. T. bot. Pianta del genere delle cipolle, ha il capo bianco e la coda verde, di sapore forte: porro. Allium porrum L || V. purrettu. || cu lu porru, vale col soprappelo. || fari un porru, comperar a credenza al prezzo alto, per rivenderlo prontamente anco al di sotto: pigliar lo scrocchio. || porri sarvaggi, aglio selvàtico. Allium triquetrum L.

Porta. s. f. L’apertura per d’onde si entra o si esce: porta. E quella interna o fra stanza e stanza: ùscio. || – mastra, la principale: porta maestra. || – fausa, secondaria, laterale o posteriore: porta falsa o di dietro. || – a cardinali, quella di cui la imposta è sostenuta su d’un pernio: uscio a bìlico. || – vulanti, che richiudesi da sè per la forma della bandella inferiore incurvata al di fuori: uscio a sdrùcciolo. ||– a currula, che anche chiudesi da sè, ma per un peso legato superiormente ad essa: uscio a contrappeso. || – a du’ pezzi o du’ minzini: imposta a due bande. || – a libbru: a libricino, che si ripiega in sè stessa. || – finta, fatta per ornamento o per serbar l’ordine: uscio finto. || – chiara, una delle porte della tonnara: la porta chiara (An. Cat.). || trasiri pri la porta e no pri la finestra, fig. far le cose coll’ordine dovuto: entrare per la porta. || di porta ’m porta, di coloro che vanno tapinando e ad ogni porta si fermano a chiedere l’elemosina. || essiri la porta di lu judici, quando vi è continuo entrare e andare di gente, e sempre si sente scampanellare: esser l’ùscio del trenta (in Firenze). || Prov. la porta fausa spissu è ruina di la casa, fig. anco si dice delle spese segrete e non lecite: la porta di dietro è quella che ruba la casa. || la porta di lu cacciaturi lu ventu l’apri e chiudi, per dire che il cacciatore non ha nulla tanto che può lasciar la porta aperta. || cani e figghi di buttani lassanu la porta aperta, si dice contro coloro che entrano od escono senza tirarsi dietro l’uscio: cani e villani lasciano sempre l’uscio aperto.

Portabbacchetta. s. f. Piccolo cannello vicino dove siede il cocchiere, in dove egli ripone la frusta.

Portabbannera. s. m. Uffiziale che porta la bandiera: alfiere. || essiri lu portabbannera, esser il più alto o il più robusto.

Portabbiccheri. s. m. Tondino che si mette sotto i bicchieri, acciò non bagnino la tovaglia: vassojetto.

Portabbuttigghia. s. m. Tondino che si mette sotto le bottiglie, acciò non bagnino la tovaglia: portabottiglie.

Portacassita. s. f. T. tess. Lungo bastone, posto orizzontalmente sugli accoccati del telajo: porta cassa (Di Marco).

Portacqua. s. f. Condotto costruito per le case per ricevere le acque che si gettano via: acquajo.

Portafiammìfari. s. m. Scatolino dove si tengono i zolfini: portazolfini, portafiammiferi.

Portafittucci. s. m. Cilindretto di panno o altro, lungo quanto è grosso il libro legato, e fermasi sopra il capitello superiore, per cucirvi nastrini ad uso di segnali nel libro: bruco, portanastri.

Portafogghiu. s. m. Arnese di pelle dove si tengono carte: portafoglio, portafogli.

Portalanterna. s. m. Colui che nella pattuglia portava la lanterna.

Portalittri. s. m. Chi porta le lettere: portalettere. E queglino che pagati apposta vanno lasciando le lettere in casa: postino.

Portalizzu. s. m. T. tess. Legno posto orizzontalmente sugli accoccati, che sostiene le girelle, le licciuole ed i licci: maestrella (Di Marco).

Portamorsu. s. m. Pezzuolo di cuojo che regge il morso: portamorso.

Portamuniti. s. m. Arnese dove si tiene l’oro, l’argento o la carta-moneta: portamonete.

Portantina. V. purtantina.

Portarrobba. s. m. Colui che a prezzo trasporta pesi: facchino, porta (s. m.).

Portarrosòliu. s. m. Arnese con due bocce e molti bicchierini, per servire rosolio: portarosolio (Perez).

Portasicarri. s. m. Arnese da riporvi i sigari: portasìgari.

Portastaffi. V. sedda.

Portatiranti. s. m. Parte del fornimento che regge le tirelle: reggitirelle.

Pòrticu. s. m. Luogo coperto da tettoja o volto su colonne in ordine, avanti un edifizio: pòrtico.

Pòrtitu. s. m. Portatura: porto.

Portogallu. V. purtugallu.

Portu. s. m. Luogo nella spiaggia, difeso dal vento, dove ricoverano le navi: porto. || Per portatura: porto. || purtari ’m portu, fig. condurre in buon termine: condurre a porto. || portu francu, quello dove si può caricar e scaricare senza dazio: porto franco.