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Picciriddittu. V. picciridduzzu.
Picciriddu. add. Piccolo.
Picciriddu. s. m. Uomo fra l’età dell’infanzia e dell’adolescenza: fanciullo, ragazzo. Se è più piccolo: bambino. E bambina si dice per vezzo anco a fanciulla. || addivintari comu un picciriddu, tornar quasi bambino: rimbambire. || add. Bambino, fanciullo, piccino. || Semplice, soro: bambino. || picciriddu picciriddu, ha forza di superlativo: piccin piccino. || fari un picciriddu, partorire: far il bambino. || Prov. ad asini (o ’mbriachi) e picciriddi Diu l’ajuta, se no soccomberebbero ad ogni piè sospinto: Dio ajuta i fanciulli e i pazzi. (Da picciulu, picciuliddu o picciliddu indi picciriddu). || li picciriddi su comu l’acidduzzi, ogni tanticchia aprinu la vucca, i piccini ogni momento mangiano. || essiri o pariri lu picciriddu di la minna, far da bambino.
Picciridduni. accr. di picciriddu: bamboccione, bamboccio.
Picciridduzzu. dim. Fanciullino, bambinuccio, piccinino. || picciridduzzu miu, voce per esprimere ed imitare il verso del merlo: mio ben ti veggo.
Piccirillu. V. picciriddu. Così in Bronte.
Piccittu. V. picciriddu. Così in Piazza. E in Piemonte dicon infatti pcitt. E a Siena: citto.
Picciu. V. pettini. Così in Piazza. || Per picchiu V.
Picciulami. s. f. Moneta spicciola: spìccioli.
Picciuliddu. dim. di picciulu: picciolino, piccioletto.
Picciulillu. V. A. per picciuliddu V. sopra.
Picciulitati. s. f. L’età d’esser fanciullo: fanciullezza. || Piccolezza: picciolezza.
Picciulizza. s. f. Qualità di ciò che è piccolo: picciolezza. || Meschinità di pensare, corto vedere, parsimonia: picciolezza, grettezza, piccinità. || Cosa da nulla: bambocceria, piccolezza.
Picciulottu. V. picciuliddu.
Pìcciulu. add. Di poca età, grandezza, quantità ecc.: pìcciolo. || in picciulu, in piccolo. || Prov. lu picciulu ’mpara di li granni, ciò è secondo l’ordine naturale. || picciulu o sardiscu, detto di cavallo vale: ronzino (An. Cat.). Sup. picciulissimu: picciolissimo. || sost. La sesta parte della abolita moneta il grano; quasi un terzo di centesimo. A Firenze anticamente v’era il picciolo che valeva un quarto del quattrino.
Picciunara. s. f. L’ultimo piano de’ palchi di un teatro: piccionaja.
Picciunastru. s. m. Piccione giovane, ma grosso anzichè no: pippionotto. || Si dice a persona inesperta e facile ad esser ingannata: piccione.
Picciunazzu. pegg. e accr. di picciuni: pippionaccio.
Picciuneddu. dim. di picciuni: piccioncello.
Picciuni. s. m. T. zool. Uccello azzurrognolo rilucente e la parte posteriore del corpo bianca: piccione. Columba oenas pipio L. || Colombo in generale giovane di nido: pippione. E dicesi anche di qualunque uccello ancora di nido: pulcino.
Picciuniarisi. v. rifl. pass. Dar piccoli e spessi baci, quasi come fanno i piccioni: baciucchiarsi.
Picciuttami. s. f. Moltitudine di giovani, di ragazzi: ragazzame.
Picciuttanza. s. f. L’età del giovane: giovanezza, gioventù.
Picciuttarìa. s. f. Cosa da ragazzi: ragazzata, monelleria, scapataggine.
Picciuttaru. add. D’uomo che si balocchi a mo’ di ragazzo: ragazzuomo, bacchillone. || Uomo leggiero, e che fa frascherie: fraschiere. || Per donnajuolo.
Picciuttazzu. pegg. di ragazzo: ragazzaccio, giovinaccio. || accr. di giovane: giovanone. || Nel fem. vale donzella fresca, grassoccia, alta: mastiotta.
Picciutteddu. dim. di picciottu: giovanetto, ragazzetto. || Chi a prezzo porta robe per servizio altrui: zanajuolo. || Ragazzo tenuto pe’ servigi della bottega: fattorino.
Picciuttiscamenti. avv. In modo fanciullesco: giovanamente, fanciullescamente.
Picciuttiscu. add. A mo’ di giovane: giovanesco.
Picciuttìsimu. s. m. Moltitudine di ragazzi: ragazzaja. || V. picciuttanza.
Picciuttu. Idiotismo di S. Cataldo per picciottu V. (Verdone).
Picciuttunazzu. pegg. e accr, di picciuttuni: giovanottaccio.
Picciuttuni. accr. di picciottu: giovanone. || Robusto: bastracone. || picciuttuna, detto a ragazza robusta, giovane: mastiotta, donnone, donnona.
Piccognu. V. picchegnu.
Piccomu. Si usa dire delle volte pirchì e piccomu, come i Toscani dicon anche perchè e percome (Buscaino).
Piccu. V. picu al § 2. || V. picuni anco, quello a due punte.
Picculizza. s. f. Qualità di ciò che è piccolo: piccolezza. || Cosa meschina e da poveri: piccolezza. || Atto o pensiero da cervelli piccoli: piccolezza.
Pìcculu. s. m. Parvolo bambino: piccolo. || add. Di poca quantità, volume ecc.: piccolo.
Pichè. V. mmuttita.
Picheri. (D. B.) s. m. Soldato armato di picca: picchiere.
Pichettu. s. m. T. mil. Numero di soldati che servono a far guardia in un posto: picchetto. || Il luogo stesso dove son questi soldati: picchetto.
Pichiesci. V. facchina. Nel messinese (Verdone).
Pici. s. f. T. st. nat. Gomma resina di pino, che si riduce nera e tenace: pece, pègola. Pix L. || pici greca, quella di miglior qualità: pece greca. || – nivura, quella che adoprasi per coprir i commessi delle navi: pece nera o navale. || mettiri ’m pici, il far un letto di pece alle piastre da cesellarsi: metter in pece. || pici liquida.V. catrama. || essiri n’tra la pici, esser in garbuglio tale da non poterne escire facilmente. || fari l’occhi pici pici, avere gran sonno. || V. in cuncïari un prov. || essiri ’ntaccatu di la stissa pici, aver i medesimi difetti: esser macchiato di una stessa pece. || niuru comu la pici, modo di paragonare: nero come la tinca. || essiri comu la pici ca unni va ’mpiccica, di chi si ferma in ogni luogo: esser come la pece che dove va impegola. || Prov. cu’ tocca la pici s’allorda li manu: chi tocca la pece s’imbratta. Si usa anco fig.