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PEZ — 722 — PIA

un frullo. || pezza ’n culu o cu’ ’na pezza davanti e ’n’autra darreri, seminudo, cencioso: rimbrencioloso. || fari pezzi caudi ed ogghiu, far le cose lì per lì. || lingua di pezza: bleso.

Pezzettu. V. pizzettu.

Pezzu. s. m. Parte di cosa spiccata dal tutto: pezzo. || Quantità di tempo o di luogo: pezzo. || Per travu V. || Una parte di opera, anco opera d’ingegno: pezzo. || T. mugn. pl. due pietre per macinare nel mulino: màcine. || Una piccola estensione di terreno staccata dal resto: appezzamento, pezzo. || La pietra, il metallo, il legno e qualunque materia su cui l’artigiano lavora per darle forma: pezzo. || T. pett. Ogni pezzo di materia da farne pettine: taglio, e se piano: lastra. || Il legname o tronco di albero che il segatore sega per ridurre in panconi, assi, correnti ecc.: toppo. || – di mmenzu, il pezzo del fondo della botte che è fra le due lunette: pezzo di mezzo. || – di musica, componimento musicale: pezzo di musica. || – accarruzzatu o grossu, di uomo autorevole: pezzo grosso. Ma si dice nel vero senso a un cantone di grossa mole. E ironic. poi vale, tristo quasi: bel mobile! || – d’artigghiaria, cannone montato: pezzo di artiglieria. || – di sceccu, di loccu, ecc. si dicono nel modo familiare: pezzo di asino ecc. || a du pezzi, chiamansi le imposte divise a due parti: a due bande. || pezzu di testa, traversa che è in cima ne’ battenti delle porte ecc.: spranga di sopra. || fari pezzi pezzi, divider in pezzi: far in pezzi. || cadiri pezzi pezzi, dicesi di un vestito o altro vecchio: essere rifinito, cascare giù a pezzi || essiri tuttu un pezzu, essere intero: esser tutto d’un pezzo. Si dice di persona intirizzita: esser tutto un pezzo. Detto d’un uomo buono: esser d’un pezzo; a un minchione: fatto e messo lì, o fatto coll’accetta. || pezzu di catapezzu, per celia, invece di dire, pezzo di sciocco. || essiri un pezzu di carni cull’occhi, persona goffa e da nulla: marmocchio. || essiri un pezzu di pani, buono, bravo: mansueto come un agnellino. || un pezzu e tanticchia o un pezzu e un pizzuddu, un buon poco, e si dice di tempo. || cci voli un pezzu o un pezzu e un pizzuddu, ci vuol molto: v’è che ire. || stari un pezzu, si usa alle volte per dire, fermarsi a pensare, pensarvi su. Villani scrisse: stette assai innanzi che si volesse deliberare ecc. || a pezzi, in pezzi: a pezzi. E a pezzi a pezzi, a maggiore efficacia: a pezzi a pezzi. || a pezzi e tadduna interrottamente, un po’ ora un poco poi: a pezzi e bocconi. || bellu pezzu d’omu, di picciotta ecc. di uomo ben formato, alto, bello: bel pezzo d’uomo, bel pezzo di ragazza. || pezzi, diconsi anco le diverse parti che forman una macchina: pezzi. || E le pedine o altro degli scacchi: pezzi.

Pi. Apocope di pir o per V.

Piacenti. add. Che piace, affabile: piacente.

Piacèvuli. add. Affabile, cortese: piacevole. || Di cosa che rechi piacere: piacevole. Sup. piacevulissimu: piacevolissimo.

Piacevulizza. s. f. L’esser piacevole: piacevolezza.

Piacevulmenti. avv. Con piacevolezza: piacevolmente.

Pacimentu. s. m. Il piacere: piacimento.

Piacintina. s. f. Forma di cacio piacentino: piacentino.

Piacintinu. add. Di certo cacio delicato, venuto prima da Piacenza, città della nostra penisola: cacio piacentino. || sost. V. piacintina.

Piacireddu. dim. di piaciri: piaceretto, piaceruccio (in Firenze).

Piacìri. s. m. Giocondità d’animo, nata da soddisfacimento di qualche senso o altro: piacere. (A. V. ital. piacire. Latini). || Voglia, volontà: piacere. || Favore, servigio: piacere. || essiri un piaciri, esser una cosa eccellente: esser un piacere. || cci haju piaciri, suol dirsi quando udiamo novella che ci dia nel genio, e alle volte ironic. il contrario: ci ho gusto. || chi piaciri! o bellu piaciri! Ironic. di uno che sciupi checchessia, o faccia cosa sconvenevole o a noi cattiva: be’ gusti! || a piaciri, posto avv., a volontà: a piacere. || essiri una cosa a piaciri o in piaciri, piacere, desiderarla: esser una cosa a o in piacere. || fammi lu mmalidittu piaciri, vattinni, usato così ironicamente: fammi il maledetto piacere, vattene. || Prov. una fimmina pi fari un piaciri stetti novi misi gravita, si dice per ischerzo quando ci si domanda da alcuno un piacere, a Firenze dicono, rispondendo, volendo negar un piacere: i piaceri li fa il boja. || pr’un picculu piaciri, milli patimenti, V. in gaudiu un prov. simile. || cu’ fa piaciri, piaciri trova: piacere fatto non va perduto. || fa piaciri e dimenticatillu, facendo bene, o nulla o bene si può aspettare, per cui si può star tranquilli; si usa anco per dire che facendo bene bisogna dimenticarne il guiderdone, perchè l’uomo è ingrato.

Piàciri, Piacìri. v. intr. Cagionar piacere: piacère. || Esser grato, soddisfare, aggradire: piacere. || mi nni piaci ca tu ecc., mi meraviglio ecc. (A. V. ital. piacire. Latini). P. pass. piaciutu: piaciuto.

Piaciribbili e Piaciribbuli. add. Inclinato a far piaceri: piaceroso. || Per piacevuli V.

Piacirìvuli. V. sopra.

Piaciruni. accr. di piaciri: piacerone (in Firenze).

Piaciuta. s. f. Il piacere.

Piacivuli. V. piacevuli e seg.

Piaga. V. chiaga. || Prov. piaga antividuta mancu doli, le cose prevedute riescon meno cattive: carestia prevista non venne mai.

Piagari. v. a. Far piaga: piagare. P. pass. piagatu: piagato.

Piaghetta, Piaghicedda. dim. di piaga: piaghetta.

Pialla. s. f. Strumento de’ falegnami per assottigliare e pulir il legname: pialla.

Piallari. v. a. Digrossar o pulire con pialla: piallare.

Piallata. s. f. L’azione del piallare: piallata.

Piallicedda. dim. di pialla: pialletto.

Pïamenti. avv. Con pietà: piamente.

Piancetta. dim. di piancia: piastrella.

Piància. s. f. Ferro o altro metallo ridotto a sottile lamina: piastra. || T. rileg. Piastra di metallo che ha, in incavo, o in rilievo, il disegno da imprimersi colla pressa sulla coperta