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PED — 714 — PEN


andar a vanga (Nerucci). E detto di persona: andar co’ suoi piedi, cioè senza essere portato da altro. || veniri ’na cosa ’nta li pedi, abbattersi in checchessia: cader tra’ piedi. || cu li pedi all’aria, sottosopra: capopiè. || essiri ’m pedi, alzato: ritto. Ritrovarsi nel suo essere, intero o non distrutto: essere o star in piedi. Sussistere, non esser guastato, demolito: esser in piede. E lassari ’m pedi: lasciar sù. || a l’impedi: su, ritto: in piedi. || pigghiari pedi, pigliar forza, invigorire: pigliare o prender piede. || appizzari li pedi, ostinarsi: mettere le spalle al muro. || tirari li pedi, far un male, presa la figura del boja che tira i piedi al giustiziato. || essiri o iri pedi pedi o pri li pedi, esser sempre presente, vicino, e anche abbondare, riboccare. || iri pedi cu pedi cu unu, camminar insieme o molto da presso senza lasciarlo: star alle calcagna. || a quattru pedi, a guisa de’ quadrupedi: carpone. E anche umiliato. || mettiri pedi ’n terra. V. terra. || ajutarisi cu li pedi e cu li manu, far ogni suo potere: mettersi co’ piedi e colle mani (Giusti). || mettiri cu du’ pedi ’nta ’na stivala, tener a segno: mettere in un calcetto. || un pedi a moddu, e l’autru a l’acqua, cioè camminar nella pioggia o in luogo guazzoso. || aviricci un pedi e menzu, esser vicino, esser in procinto: esser lì per... || teni pedi, modo d’imporre a taluno che si fermi. Tener piede vale anco in ital. trattenersi. || santi pedi ajutatimi, si dice da chi fugge: gambe mie non è vergogna il fuggir quando bisogna. || stari ’m pedi, fig.; reggersi, stare nel suo essere: stare in piedi, reggersi ritto. Onde uno spossato da fatiga o da malattia, o sopraffatto da sonno, da vino ecc., dice: non mi reggo ritto. || a pedi ’ncutti: a piè giunti, a piè pari. || ristari cu li pedi di fora, fig., restar deluso: rimaner gabbato. || mettiri un affari ’m pedi, proporlo o cominciar a trattarlo: mettere sul tappeto. || a du pedi comu l’oca, risposta rustica o dispettosa che dà chi si corrucci di esser domandato come stia. || nesciri li pedi a li picciriddi, non avvolger più i bambini in fascia, mal calzarli. || dari di pedi, inseguire: rincorrere. || un pedi avanti all’autru, passo passo: piede innanzi piede. || fari ’na cosa cu li pedi, peggio che so può: farla co’ piedi, o colle gòmita. || isari li pedi, far presto: avacciare, allestire o studiar il passo. || passari l’acqua pri li pedi, esser agiato: asino bianco gli va al mulino. || pedi piduzzi, posto avv., vale a piedi: scarpa scarpa. || a pedi a pedi, con più efficacia del solo a pedi: a piedi a piedi. || teniri lu pedi ’ntra du staffi, star preparato a due o più partiti: tener il piede in due staffe. || Prov. pedi di ciocca nun scaccia puddicini, chi sa l’arte o vi ha affezione, non isbaglia facilmente. || pigghiari cu li manu e rendiri cu li pedi, essere ingrato, ovvero pagare fuggendo. || li pedi chi troppu andaru, mala nova purtaru, per chi va troppo girovagando. || è megghiu pedi in voscu, ca pedi in fossu, meglio libero e perseguitato, che preso e giustiziato: è meglio esser uccello di bosco, che uccel di gabbia. || cu’ va a pedi ’ntra aprili e maju, va a cavaddu tuttu l’annu, mostra la necessità di mandar al pascolo le bestie in essi mesi. || nuddu cadi cu li peri d’autru, bensì co’ proprî. || nun ti lassari cu li pedi, si nun t’afferri cu li manu, non lasciar il certo se non hai altro più certo. || quannu lu peri camina lu cori sciala, quando le cose procedono colla propria dirittura, ovvero viaggiando ci si diverte. || pedi unu, pedi dui ecc., gioco che fanno i ragazzi mettendo tutti pari i piedi e contandoli: pisa pisella (in Firenze). || cu’ havi gambi e pedi, nun ha bisognu di stafferi, chi può far da sè, non ha bisogno di altrui.

Pedilùviu. s. m. Bagno de’ piedi in aqua più o meno calda: piedilùvio.

Pedistallu. s. m. Ciò che sostiene colonna, statua o checchessia: piedistallo.

Pedistari. (A posto avv. Vale fermo: a piè fermo. Composto da piede e stare.

Peggiorari. V. piggiurari e derivati.

Pèggiu. Nome comparativo, che vale più cattivo: peggio. E talora s’usa come sost. coll’art. p. e. la peggio carne, nella peggio stagione ecc. || di mali ’m peggiu, modo avv., esprime aumento di rea qualità o condizione: di male in peggio. || aviri la o lu peggiu, rimaner al di sotto, andar in isconfitta: aver il peggio. || fari un diavulu e peggiu: dar nelle furie. || iri a lu peggiu, essere in peggior grado: star in peggio. || a lu peggiu, nel peggior modo: alla peggio. || a lu peggiu peggiu, al peggio che possa succedere: al peggio dei peggi. || peggiu pi mia, pi tia ecc.: peggio per me, per te ecc. || peggiu chi peggiu, o peggiu di peggiu, assai peggio: peggio che peggio. || Prov. a lu peggiu nun cc’è fini, è chiaro.

Pèggiu. avv. Peggio.

Peggiuri. V. piggiuri.

Pegna. s. f. Unione di persone, non però volte a bene: criocca, combriccola. || fari pegna, ammutinarsi.

Peirin. Così a Nicosia per parrinu V.

Pèju. V. peggiu (A. V. ital. pejo).

Pèlagu. s. m. Mare, alto mare: pèlago (Fullone).

Pellegrinari. v. intr. Andare per gli altrui paesi: pellegrinare.

Pellegrinu. V. pilligrinu.

Pellicanu. s. m. T. zool. Uccello grosso quato un’oca, è di due specie; l’una vive di pesci, l’altra ne’ boschi di lucertole, per un’apertura nella parte inferiore del collo, cava dallo stomaco i cibi quasi digeriti e ne alimenta i suoi nati: pellicano. || Strumento da cavare denti: pellicano.

Peluria. V. piluria.

Pena. s. f. Punizione: pena. || Afflizione: pena. || Fatica: pena. || Multa: pena. || Dolore o male: pena. || a pena, sutta pena: alla pena, sotto pena. || a pena, lo stesso che appena: a pena. E si dice anche a gran pena, a mala pena: a gran pena, a mala pena. || stari ’m pena, in disagio: disagiatamente; o aver afflizione: star in passione. || essiri ’m pena, esser conosciuto mancatore, colpevole, e dover soggiacere all’ammenda. || darisi la pena di fari, darsene il fastidio: darsi pena, prendersi la pena di... || livari ad unu la pena, alleviarlo, ajutarlo.