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PAR — 703 — PAS


fattela co’ pari tuoi, e si dice spesso del pigliar moglie o marito della propria condizione: simili con simili e impacciati co’ tuoi, pari con pari bene sta e dura.

Paru. avv. In forma che uno non preceda l’altro: pari. || paru paru, senza alterazione veruna, pian piano: pari pari; p. e. lo prese pari pari e lo portò ecc. Vale anche, sempre. Vale anco del tutto, affatto.

Pàrula. s. m. T. gioc. Doppia posta nel giuoco del faraone o bassetta: parolì (Mort.).

Paruledda. V. paluredda.

Paruliarisi. V. paluriarisi.

Parulidda. dim. di pàrula.

Paruliddu. dim. di paru. || Spezie di carbone minuto.

Parutu. P. pass. di pariri: parso, paruto.

Parvità. s. f. Pochezza: parvità (Mort.).

Parzamarìa. s. f. Accomandita di bestiame, che si dà altrui onde il custodisca e governi a mezzo guadagno e mezza perdita: soccita, soccio (da parzami V.).

Parzamaru. s. m. Chi piglia la soccita: soccio. Quasi dire parzioniere (che è A. V. ital.).

Parzami. V. porzioni. (Dal Lat. pars, partis, come si fece pure parziale ecc).

Parziali. add. Che parteggia per alcuna parte: parziale. || Aggiunto a quel che è la parte di un tutto: parziale. Sup. parzialissimu: parzialissimo.

Parzialità, Parzialitati. s. f. Lo stato e qualità di chi è parziale: parzialità, parzialitade, parzialitate.

Parzialmenti. avv. Con parzialità: parzialmente.

Paschera. s. f. Luogo dove le bestie si pascono, e il pasto stesso: pastura, pasciona, pàscolo. || Pascolo secco lasciato nel campo per l’anno seguente.

Pascimentu. s. m. Il pascere e il pasto stesso: pascimento.

Pàsciri. v. intr. Il tagliar che fanno le bestie le erbe ecc. per cibarsi: pàscere. || v. a. Dar mangiare, nutrire: pascere. || Metter il cibo in bocca agli uccelli: imbeccare; specialmente lo imbeccar i piccioni, i tacchini quasi per forza: impippiare. || Metter altrui il cibo in bocca: pascere. || Coltivare, far crescere detto di peli e simili: pascere. || Guidar al pascolo le bestie: pascere. || – di boni palori, dar ad intendere di voler contentare e menare alle lunghe: pascere di vane speranze. || rifl. a. Pascersi. || – di ventu, fig. appagarsi dell’apparenza: pascersi di vento. E in generale pascirisi di ’na cosa: venirne contento, pascolarvisi; e se è una cosa spiacevole: darsene travaglio. || Prov. dannu cchiù li picca boni, ca l’assai mali pasciuti: pochi animali, ma ben pasciuti; rendono più che molti mal nutriti. P. pass. pasciutu: pasciuto.

Pascitura. add. Si dice di una nebbia bassa, densa, che si avanza lentamente, quasi vada pascendo.

Pasciuta. s. f. L’azione del pascere. || L’imbeccare: imbeccata.

Pasculami. s. m. Ciò che serve di pascolo: pascolame.

Pasculari. v. intr. e att. Pascere: pascolare.

Pàsculu. s. m. Luogo pieno di erbe dove pascolino le pecore: pàscolo. || Il pasto stesso: pascolo. || Il pascere: pascolo. || truvari lu sò pasculu, ricevervi o prendervi gran diletto o satisfazione: trovar il suo pascolo.

Pasienti. add. Che ha pazienza, sofferente, tollerante: paziente. || Opposto ad agente, quello sopra cui passa l’azione: paziente. || In forza di sost. dicesi di chi patisce: paziente. || Dicesi degli ammalati, o dei rei che vanno al supplizio: paziente. || L’albero o ramicello selvatico dove s’innesta: soggetto (Pal. Voc. Met.). Sup. pasientissimu: pazientissimo.

Pasientimenti. avv. Con pazienza: pazientemente.

Pasientissimamenti. avv. sup. Pazientissimamente.

Pasiintiarisi. intr. pass. Far checchessia con pazienza, aver pazienza: pazientare (intr.). P. pass. pasiintatu: pazientato.

Pàsimu. s. m. Il patire: patimento, passione. || Postura incomoda: disagio. || Lungo digiuno: inèdia. || Lunga veglia: insònnia. || Lungo aspettare mal volentieri e inutilmente. || V. spasimu.

Pasqua. s. f. Festa della resurrezione di Gesù Cristo: pasqua. || – di ciuri, pentecoste: pasqua rosata. || essiri sempri pasqua per unu, esser sempre tempo buono per alcuno. || veniri la pasqua di jovidi, quando alcun fatto succede acconciamente: venir ad uno la pasqua in domenica. || dari la bona pasqua, augurarla felice: dar la buona pasqua. || dari la mala pasqua, affliggere, travagliare altrui: dar la mala pasqua. || cuntenti comu ’na pasqua, contentissimo: contento come una pasqua.

Pasquali. add. Di pasqua: pasquale.

Pasquera. V. paschera.

Pasquicedda. dim. di pasqua.

Pasquinata. s. f. Maldicenza proverbiale, scritto ingiurioso: pasquinata. || Azione sciocca, frivola da non farne veruna stima: baggianata, buffonata.

Pasquinu. s. m. Maschera ridicola del nostro paese: pasquino. || Per buffone.

Passa. s. f. Il passare di certi uccelli in istagioni determinate: passo. Onde aceddi di passa: uccelli di passo. || L’atto del passare: passo. || Per sim. quantità di gente: turba. || Quantità di pugni, batoste ecc.: carpiccio. || passa rutta, gran quantità di uccelli di passo: folata di uccelli. || passa passa, di passaggio, corsivamente: di passa passa.

Passabbili. add. Da potersi passare, comportevole: passabile. Sup. passabbilissimu: passabilissimo.

Passabbilmenti. avv. In modo da potersene contentare, mediocremente (passabilmente è ripreso dall’Ugolini).

Passabbrodu. V. culabbrodu.

Passa-e-spassa. Nella frase fari lu passa e spassa, passare continuamente da un luogo.

Passagagghi. s. m. pl. Si dice a certi damerini che sempre s’avvolgono per quei luoghi onde possano vedere e corteggiare anco da lontano qualche donna: vagheggini. || Per andirivieni: viavai.

Passaggeddu. dim. di passaggiu: passaggetto. || Piccolo àndito: passaggetto. || Vantaggio, agevolezza, liberalità. || fari li passaggeddi, passeggiare.