Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
PAR | — 697 — | PAR |
Paranzarìa. V. apparenza. ||Per ostinazione (D. B.). || Infinzione.
Paranzella s. f., Paranzellu s. m. Sorta di barca a vela latina: paranza, paranzella.
Paranzotta. dim. di paranza: paranzella.
Paranzuni. accr. di paranza.
Parapàmpuli. Voce di scherzo per culo.
Parapatta. Si dice nel giuoco quando due han pari punti o pari guadagno e perdita: pari e patta.
Parapedi. V. pidagna.
Parapettu. s. m. Sponda, mura lungo un fiume, un ponte, un terrazzino ecc., alto metà d’uomo: parapetto. || Quello fatto con ringhiera di ferro: parapetto a ringhiera. || T. fortif. Difesa o coperta nell’esterno dell’opera di fortificazione per coprir il soldato e il cannone dalle palle nemiche: parapetto. || E generalmente ogni corpo situato a difesa, riparo: schermo. || Quel piano superiore del parapetto di finestra, sul quale si appoggia colle braccia chi sta alla finestra: davanzale.
Parapigghia. s. m. Subita e numerosa confusione: parapiglia.
Parapìrita. V. scanzapirita.
Parapitteddu. dim. di papapettu.
Parari. v. a. Disporre le panie, le reti co’ zimbelli e richiami relativi per uccellare: tèndere. || Detto d’armi da fuoco: caricare. || Opporre un corpo a che un colpo non colga: parare. || Impedire o trattenere il moto o il corso: parare. || Detto di giuoco, metter la posta: metter su. || parari li pedi a li cavaddi, T. man.: pareggiar le unghie. || Vestir di paramento, adornare: parare. || Per apparari V. || unni vo’ iri a parari cu ssu discursu, dove vuoi andare a riuscire: dove vuoi ire a parare con codesti discorsi. || rifl. a. pararisi, detto ass. di persona, abbigliarsi: rinfronzire, abbellirsi. || Mettersi i paramenti: pararsi. || Cautelarsi, prepararsi: pararsi. || Schifare in un discorso di dire checchessia, o star guardingo in un discorso: schermirsi, star sulle parole. || Non risolversi, indugiare artatamente per condur meglio una bisogna: ristare, badare. || pararisicci davanti, assalire, venir a fronte: pararsi dinanzi alcuno. || pararisi davanti, mandar avanti, guidare un branco cacciandolo dinanzi da sè: parar le pecore, i porci, ecc. Assalire con ingiurie, far violenti rabbuffi. V. ’mpajari. || pararisi, detto di cavalli: armarsi (An. Cat.). P. pass. paratu: parato. || Teso.
Parasbrizzi. V. parafangu.
Parascenti. add. Grande e di bella apparenza: appariscente.
Paraspolu. V. affittatturi. || V. tuccareddu. || Pezzo di terra quanto può seminar un contadino, come dire uno: stajoro. || fari a paraspolu, di nascosto: a cheticchella.
Parasprizzi. V. parasbrizzi.
Paraspularu. s. m. Colui che semina il così detto paraspolu. || Per fittajuolo.
Paraspuleddu. dim. di paraspolu.
Parasuleddu. V. parasulinu.
Parasuli. s. m. Arnese per riparare dal sole: ombrella, parasole.
Parasulinu. dim. di parasuli: parasolino.
Parasurcu. s. m. T. agr. Solco grande fatto vicino i limiti d’un podere, per raccoglierne le acque: capifosso (Pal. Voc. Met.).
Parata. s. f. Il parare: parata. || Il tendere: tesa. || Per carrica V. || Il metter su i danari nel giuoco: posta, messa. || Quella ajuola dove si tendono le reti: paretajo. || T. mil. La comparsa de’ soldati in luogo designato onde far mostra: parata. || Operazione che fa il cavallo, che è una curvetta più in aria: parata. || T. scherm. Guardia, e anco parata, poichè restar in parata vale restar in guardia. || Il pavesar un legno, ossia adornarlo de’ suoi padiglioni ecc: mostra, comparsa (il Lissoni biasima in tal senso la voce parata). || vidiri la mala parata, conoscere di essere in termine pericoloso: veder la mala parata. || di parata, si dice di oggetti, mobili o altro riserbati per festa o solennità qualunque: di parata. || appizzaricci la parata, perdervi la fatica.
Paratìa. s. f. T. mar. Separazione di tavole o di tela a poppa e a prua sotto coperta, per riporvi checchessia: paratìa.
Paratu. s. m. V. apparatu. || T. agr. La prima piantagione dei cardoncelli che produce i carciofi grandi e belli.
Paratu. add. Preparato, pronto: parato. || malu paratu, mal provveduto, in cattivo termine: mal parato. || Per varatu. V. in varari.
Paratura. s. f. Legname da far i fondi delle botti o simile.
Paraturaru. s. m. T. lan. Colui che sopraintende alle gualchiere per la sodatura dei panni: gualcherajo. || Per apparaturi.
Pararatureddu. dim. di paraturi.
Paraturi. V. apparaturi. V. tinidduni. || T. lan. Macchina, che mossa per forza di acqua, pesta e soda il panno: gualchiera.
Parautaru. V. paliu.
Paraventa. V. vàlvula.
Paraventu. s. m. Arnese che ponesi nelle stanze per rompere il corso dell’aria o per dividere la stanza ecc.: paravento, scena. || Per bussula V.
Parazzu. pegg. e accr. di paru: pajaccio.
Parcamenti. avv. In modo parco: parcamente.
Parchissimamenti. avv. sup. Parchissimamente.
Parcimineddu. dim. di parciminu.
Parcimunu. s. m. Carta pecora: pergamena.
Parcu. s. m. Luogo riserbato alla caccia dei signori: parco. || – d’artigghiaria, campo fortificato dove stanno i cannoni e le munizioni: parco d’artiglieria. || T. mar. Unione di più pezzi di legno che si sospendon attorno il bastimento, quando si fabbrica, per calafatarlo: parco, triangolo (Pitrè).
Parcu. add. Moderato, scarso, sobrio, temperato: parco. Sup. parchissimu: parchissimo. || avv. Parcamente.
Parda. s. f. T. mar. Dicesi d’una corda atta a cercare un’àncora perduta in fondo del mare: draia (Zan. Voc. Met.).
Parder. Così a S. Fratello per parrari V.
Pardu. V. leopardu.
Parenti. s. m. Congiunto di consanguineità: parente. || jovidì di li parenti, uno dei giovedì di carnevale: berlingaccio. || Prov. parenti chi nun ti duna, amicu chi nun t’impresta, fuilu cumu la pesta, è chiaro. || li parenti di la