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NEG — 639 — NES


scioglie in pioggia: nùvola; quando è più densa: nube. || – tirrana, quella bassa: nèbbia. || Per risina e lupa e lupa V. || Dicesi di persona uggiosa, increscevole, e specialmente di ragazzo piagnoloso: frignuccio, boccalone.

Neglettu. add. Abbandonato, trasandato: negletto (Mort.).

Nèglia. V. negghia. (In S. Cataldo).

Negliggenti. add. Trascurato, non accurato: negligente. Sup. negliggentissimu: negligentissimo.

Negliggentimenti. avv. Con negligenza: negligentemente.

Negliggentissimamenti. avv. Sup. Negligentissimamente.

Negliggentuni. accr. di negliggenti: negligentone.

Negliggenza. s. f. L’esser negligente: negligenza.

Negliggenziuna. accr. e pegg. Negligenziaccia.

Negozziari. V. niguzziari.

Negòzziu. V. nigozziu.

Negromanzìa. s. f. Superstiziosa credenza di credere d’indovinar il futuro per mezzo dei morti: negromanzìa.

Nemicu. V. nnimicu.

Nemmancu, Nemmenu. avv. Nè anche, nè pure: nemmanco, nemmeno, neanco.

Nèmulu. s. m. T. bot. Fiore di bel colore: anèmolo, anemone. Anemone coronaria.

Nènia. V. ninna.

Nenna, Nennè. V. nnenna.

Nenti. Particella che denota negazione, quando non è accompagnata dalla negativa si antepone al verbo, quando è accompagnata si pospone, talora si adopera coi segnacasi o anche con preposizioni: niente. || Quando s’usa per domandare, ricercare o dubitare non ha senso negativo: niente. || Colla particella senza o simili afferma: niente. || pri nenti, posto avv., gratuitamente, o per poco prezzo, vale anche per un nonnulla: per niente. || nenti affattu o lu nenti granni: niente affatto, nulla del tutto. || nenti nenti, vale: per nulla. E vale anche un poco, tanto quanto: niente niente, nulla nulla. || si nenti nenti si movi: se nulla nulla si muove. Niente niente, p. e. se indugiavo niente niente (Alisio). || ’ntn’on nenti: in un subito, in un bacchio baleno. || aviri pri nenti: averlo per niente (Villani), non istimar punto. || Per alcuna cosa, p. e. hai bisognu di nenti: hai bisogno di niente. || nun aviri nenti, esser povero o non esser ammalato: non aver niente o nulla. || a nenti, in vano, p. e. lu trattatu finiu a nenti: il trattato tornò niente (Villani). Vale anche: almeno, se non altro. || a nenti a nenti, per lo meno: almeno. || essiri nenti, nulla cosa. E Villani ha: i Filippi che oggi sono niente || nun semu nenti? dolce rimprovero, quasi dire non curi più gli amici, i parenti: non guardi più poveri. || quannu nenti mai, quando non altro: del mal male... || chissu è nenti è parenti, per esprimere che tal cosa è quasi niente. || Prov. lu nenti è picca: niente è troppo poco. || o tuttu o nenti, ovvero o Cesari o nenti, si dice di chi non si accontenti delle cose per metà: o Cesare o niente, o asso o sei. || centu nenti ammazzan’un sceccu, molti pochi formano un assai. || fari a vidiri ad unu lu so nenti, confondere altrui. || omu di nenti, cosa di nenti, ecc: uomo da nulla, cosa da nulla. || ridducirisi a lu nenti, venir in cattivo stato: venir al niente. || nenti cu nenti fa pidocchi, cioè dal nulla si ha nulla. || nun nni potti fari nenti, Villani ha: ma niente ne potè fare.

Nentidimenu, Nentimenu. avv. Non pertanto, tuttavia: nientedimeno, nientemeno.

Neppuru. avv. Nemmeno: neppure.

Nerborutu. V. nirvignu.

Nerbu. s. m. La costa maestra del bastimento, alquanto verso poppa: mezzanino (Zan. Voc. Met.).

Nervatura. s. f. Complesso dei nervi: nervatura.

Nervu. s. m. Tendine muscoloso del corpo: nervo. E quello che serve a picchiare: nerbo. || Forza, importanza: nerbo. || Sferza di nerbo: verbo. || In agr. lo esterno dei vasi nelle foglie: nervo. || dari a li nervi, tuccari a li nervi ’na cosa, fare spiacevole impressione: darti ai nervi, urtarti i nervi una cosa. || aviri li nervi smossi, essere bizzarro, intrattabile: aver i nervi.

Nervusu. V. nirvusu.

Nèsciri. v. intr. Contrario di entrare: uscire, escire, e nel contado Fiorentino usan anco nescire, (uscire è intr. e quando noi usiamo nesciri attivamente non vi corrisponde uscire, ma cavare ecc. come qui appresso). || Pubblicarsi, detto de’ libri: uscire. || Uscire di prigione. || Aprire l’interno, dir i suoi sentimenti: uscire. || fari nesciri ad unu, stimolarlo tanto con parole, che s’induca a far anco contro sua voglia: far uscire uno. || nesciri di una cosa, o niscirinni, spedirsene: levar le gambe da una faccenda, uscire di alcuna cosa. Vale anche sopperire alla meglio ai bisogni, e simile: sbarcarsela. || – di lu propositu, dipartirsi da quello che altri ha convenuto o prefisso: uscir dal proposto. || nesciri di tonu, stuonare: uscir di tuono; fig. perdere il filo del ragionamento, non rispondere a proposito: uscir di tuono. || – di guai, dar fine alla pena: uscir di pena. || – di menti, dimenticarsi: uscir di mente. || – di cuntu, dicesi delle donne incinte, che già credono aver compiuti i nove mesi di gravidanza. || – di l’occhi, stentare; ovvero essere in grande abbondanza, che si dice pure nesciri di li naschi. || – foddi, diventar pazzo: impazzire; diventar grullo: ingrullire. || att. Metter fuori, estrarre: cavare. || Liberare alcuno, da prigione o simile. || nesciri ’na fròttula, spacciar una frottola: cavar fuori una ciarla. || nesciri a diri, far correr voce: sbociare; vale anche inventare: cavar fuori una ciarla, cavar dalla manica. || Quando altri fa o dice cosa inaspettata p. e. nta momenti gravi nesci cu certi paroli ca fa ririri: in momenti gravi vien fuori (o salta fuori, o scappa fuori) con certi discorsi. || nesciri dinari, sborsargli: metter fuori dei denari. || aviri dinari nisciuti, averli sborsati, per riaverli: aver fuori dei denari. || nesciri lu tagghiu, aguzzar il taglio del ferro: sfilare. || intr. Per nascere, spuntare. || Venirgli fatta una cosa; p. e. se mi scapperà o sonetto o al-