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MUZ — 627 — NAC


Muzzari. V. ammuzzari.

Muzzetta. s. f. Mantellina usata da’ vescovi o altri prelati: mozzetta. || Spallina senza frange che portavan alcuni militari a’ tempi del cacciato Borbone.

Muzziari. v. a. o intr. Comprar all’ingrosso e complessivamente: far un resto, stagliare. || Vendere a vil prezzo, o tutto a rifascio e senza distinzione: abbacchiare.

Muzziata. s. f. Il comperar tutto in una volta e allo ingrosso checchessia. || fari ’na muzziata: far un resto, fare staglio, far un abbàcchio, far un taccio (Tomm. D.).

Muzziatedda. dim. di muzziata.

Muzziatina. V. muzziata.

Muzziatuna. accr. di muzziata.

Muzzicamaduni o Muzzicacrucifissi. V. bacchittuni.

Muzzicamentu. s. m. Il mordere: mordimento. (Pecorella).

Muzzicari. v. a. Stringer co’ denti: mòrdere, morsicare. || muzzicarisi li manu o li jirita, pentirsi o dolersi di checchessia: mordersi le mani o le dita. || muzzica cca, si dice a chi voglia far il bambino o lo sciocco: dategli la chicca; povero innocentino! vediamo se egli ha messo i denti! || muzzicarisi li labbra, sforzarsi di non ridere; e anche frenare l’ira. || nun cc’è unni muzzicallu, non essere per verun modo trattabile: non aver manico, non aver presa. || Prov. nun muzzica la crapa pri denti chi nun ha, nessuno fa il male che non può fare. P. pass. muzzicatu: morso, morsicato.

Muzzicata, Muzzicatura. s. f. Morso: morditura, morsicatura.

Muzzicatureddu. dim. di muzzicaturi.

Muzzicaturi –tura. verb. Chi o che morde: morditore –trice.

Muzziceddu. dim. di muzzu.

Muzzichenti. add. Chi per natura morde: mordace. (Mal.).

Mùzzicu. V. muzzuni.

Muzzicunaru. s. m. Chi morde: morditore.

Muzzicunazzu. pegg. e accr. di muzzicuni.

Muzzicuneddu. dim. Morsino. || Bocconcello: morsetto.

Muzzicuni. s. m. Il mordere: morso. || La parte ferita col morso: morso. || Quella quantità di cibo, che si spicca in una volta: morso. || – di purci, fig. male da nulla: punturetta. || – di zappagghiuni: cocciuola. || Intaccatura nelle lame di coltello: tacca. (pl. muzzicuna).

Muzzicuniari. v. a. Dar morsi: morsicare.

Muzzina. s. f. Razza, e si dice di animali o di piante. || mala muzzina, di cattiva razza, rompicollo e si dice di persona; vale anche scaltrito: mozzino.

Muzzinedda. dim. di muzzina.

Muzzittedda. dim. di muzzetta.

Muzzu. s. m. Servo di corte che fa le faccende più vili: mozzo. || – di stadda, chi fa le infime faccende di stalla: mozzo di stalla.

Muzzu. add. Mozzato: mozzo. || Detto di parola non ben pronunziata, ma a mezzo. || lingua muzza: balbuziente. || parrari muzzu, non ispeditamente: balbutire. || a muzzu, senza distinzione, senz’ordine: in combutta, nel buglione, a rifascio. Senza pensarvi avanti, a caso: alla rimpazzata, all’abbacchiata, all’imbracciata, al bacchio, a vanvera.

Muzzunazzu. pegg. di muzzuni.

Muzzuneddu. dim. di muzzuni. || Per moccolino.

Muzzuni. s. m. Spaghetto sottile, torto, posto nella estremità della frusta: sverzino, sferzino, mozzone, frustino. || Candeletta sottile, arsa in parte: mòccolo, mozzicone. || Brocca o vaso mancante di manico, o rotta, ma usabile tuttavia: greppo (benchè A. V.). || Si dice a certi ragazzetti importuni che sempre ci stanno attorno. || Pezzetto che resta del sigaro fumato: mozzicone, cicca (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

N.

N. Tredicesima lettera dell’alfabeto, decima delle consonanti: enne, n. || Posta dopo il g ha un suono speciale, come bagno, magno. || Delle volte si scambia con la l. || n. n. si dice per accennar un nome qualunque: N. N. || Quando deve avere dinanzi la i, questa lettera ama meglio eliderla, dicendosi ’nfami invece di infami. Ciò che si ritrova anco in italiano, e specialmente nell’uso toscano. || Delle volte si prepone a certe parole e specialmente innanzi la c, per semplice vezzo di pronunzia. || In certi paesi, come in S. Cataldo, spesso la si aggiugne tra una vocale e consonante, dicendo vonta per vota, santari per satari ecc.

’N. Per in. || E per un. In italiano vi sono esempii di ’n per in.

’N’. Per nun o non. Si trova anco nell’uso toscano.

’Na. Lo stesso che una. Anco in Toscana vi è ’na per una (Nerucci). || V. nna.

Naca. s. f. Piccolo letticciuolo da bambinello, ad uso di esservi dondolato: culla. || – di navi: branda. || – di ciumi: letto di fiume. || E per gurgu. (Gr. νωκαρ: dormizione. Ovvero può esser metatesi di cuna).

Nacalora. V. sopra. || V. anche vocalanzita. || Certa ruota di fuochi artificiali: ruota di razzi.

Nacaluredda. V. nachicedda.

Nacari. V. annacari. (In Noto).

Nàccara. s. f. Fico selvatico: caprifico. || V. nnaccara.

Naccariari. v. a. T. agr. Appender ai rami della ficaja domestica i frutti del fico selvatico, perchè si fecondino i frutti di quella: caprificare. P. pass. naccariatu: caprificato. || Ornare checchessia di margheritine.

Nàccaru. V. nnaccara.

Nacchiù. avv. Non più. (D. B.).

Nachiarisi. V. annacarisi. || V. natichiarisi.

Nachicedda. dim. di naca: culletta, cullina.

Nachidda. Voce composta da una e chidda, ed è specie di surrogato ad una espressione che non sovviene, o reticenza di parola che non vogliasi dire: cosa.