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MIN — 595 — MIR


tramette nel commercio tra il venditore e il compratore: sensale. || Ruffiano: mezzano. || Di mezzana età: mezzano. || a bonu minzanu nun manca mustra, a chi è buono nella sua arte non gli mancan la cose principali di essa: a buon cavaliere non manca lancia.

Minzanu. add. Di mezzo: mezzano. || Mediocre: mezzano.

Minzetta. s. f. Misura di vino: mezzetta, metadella.

Minzigghiari. V. mmizzigghiari.

Minzina. s. f. Una delle due parti di checchessia: metà. || Una delle parti delle imposte di porta: imposta. || a dui minzini, si dice delle imposte di porta o di finestra a due metà: a due bande. || T. calz. La parte laterale e posteriore del tomajo: i quartieri. || ’na minzina, detto ass. s’intende anco la metà d’un majale.

Minzinedda. dim. Imposticina.

Minziornu. V. menzuiornu.

Minzogna. s. f. Il non dire il vero: bugìa, ed è quando si dice il falso per leggerezza o per ricoprire qualche mancanza o per alto fine di poco conto; menzogna è quando si dice il falso deliberatamente e per reo fine. || Prov. la minzogna havi li gambi o li pedi curti, o camina zoppa, o la minzogna havi curtu pedi e la viritati appressu veni, presto si scopre: la bugìa ha le gambe corte o è zoppa. || cu’ si fida di minzogni nenti accanza: chi si fida in bugia col ver perisce. || la minzogna apporta vergogna, o benchì adorna nascìu la minzogna, sempri resta cu virgogna: benchè adorna sia, la menzogna sempre resta con vergogna.

Minzu. V. menzu.

Minzugnaramenti. avv. (Scob.) Con bugia: bugiardamente.

Minzugnarazzu. pegg. Bugiardaccio.

Minzugnareddu. dim. Bugiardello, bugiarduolo.

Minzugnarìa. V. minzogna.

Minzugnariedda. V. minzugnedda.

Minzugnariuna. accr. di minzugnaria: bugione.

Minzugnaru. s. e add. Chi dice bugie: bugiardo. || Chi ha l’abito di dire menzogne: menzognere, menzognero; chi le dice in atto: mentitore. || Prov. lu minzugnaru voli aviri bona memoria, se no si contradice, e scopresi la bugìa: il bugiardo vuol avere buona memoria. || minzugnaru in unu, minzugnaru in tuttu, chi dice una bugia può dirne due o cento. || lu minzugnaru nun è crittu mai, o anchi chi dicissi la virità nun è cchiù crittu: al bugiardo non è creduto il vero, o credesi il falso al verace, negasi il vero al mendace. || lu minzugnaru è da tutti odiatu, è chiaro. || a lu minzugnaru non mancanu scusi, ne inventa quanto bisogna. || lassari di minzugnaru, convincerlo di bugia: fare bugiardo uno.

Minzugnarunazzu. pegg. di munzugnaruni.

Minzugnaruni. accr. di minzugnaru: bugiardone.

Minzugnedda. dim. di minzogna: bugietta, bugiuzza.

Minzugnuna. V. minzugnariuna.

Minzulazza. pegg. di menzula: mensolaccia.

Minzuledda, Minzulicchia, Minzulidda. dim. di menzula: mensoletta, mensolina.

Minzuluna, Minzuluni. s. m. e f. Modiglione grande delle cornici: mensolone.

'Mio. pron. poss. Mio. V. anche meu. || La cosa di mia proprietà: il mio. || li mei, s’intendon i miei parenti: i miei. (pl. mei, me’ e qualche volta mia: miei, me e mia come vi son esempi nell’uso toscano, e specialmente nel Cellini).

Miolu. s. m. Quel legno traforato, nel mezzo della ruota, dove convergon tutti i raggi di essa: mozzo della ruota. || Quel legno che bilica la campana: cicogna. (Lat. modiolus: mozzo della ruota).

Miopi. add. Di colui che non vede bene lontano: miope, balusante.

Miopìa, Miopìsimu. s. f. Vizio degli occhi per cui gli oggetti lontani non si vedono bene: miopìa.

Mira. s. f. Quel segno nell’arma a fuoco dove s’affisa l’occhio per aggiustar il colpo: mira. || Punto stabile preso collo squadro dagli agrimensori per determinare una linea. (Antonino Romano). || Fine, scopo, disegno: mira. || pigghiari la mira, affisar l’occhio per aggiustare il colpo: dirizzare, porre, o prender la mira. || aviri di mira o aviri la mira, fig. aver la mente volta a conseguir checchessia: porre o aver la mira. || pigghiari di mira a unu, volgersi con attento pensiero ad uno per perseguitarlo od aiutarlo: pigliar di mira alcuno. E detto di cosa, prefiggersela per fine: torre di mira una cosa. || pigghiari la mira auta, aspirare a grandi cose: pigliar la mira alta.

Mirabbili. add. Degno di meraviglia; mirabile. Sup. mirabbilissimu: mirabilissimo.

Mirabbìlia. s. m. pl. Cose grandi e meravigliose: mirabilia.

Mirabbilmenti. avv. In modo mirabile: mirabilmente.

Mirabbò. s. m. Velo sottilissimo, recatoci d’oltremonti. Ha egli relazione alcuna questo velo col grand’uomo dell’89?

Mirabbulanu. V. marabbulanu.

Miraculicchiu. dim. di miraculu.

Miràculu. s. m. Alterazione o contravvenzione alle leggi della natura, che Dio, secondo la credenza, opererebbe per farsi ammirare dall’uomo; e così anco ogni effetto di cui ne sia ignota la causa; miràcolo. || Cosa grande e meravigliosa: miracolo. || Effigie che i devoti appendono per voto presso qualche altare: mània, boto. || pri miraculu, a stento. Ovvero, mancò poco, p. e. pri miraculu nun cadivi: per poco non caddi. || fari miraculi, far cose fuori l’aspettazione: far miracoli. || pri mia po’ fari miraculi, ma nun cci criu cchiù, può far di tutto ecc.: per me può far miracoli, ma non gli credo più. || Prov. fari lu miraculu di Maomettu, quando si va a trovare chi si era chiamato indarno.

Miraculuni. accr. di miraculu: miracolone.

Miraculusamenti. avv. Per miracolo: miracolosamente.

Miraculuseddu. dim. di miraculusu.

Miraculusu. add. di miraculu, che ha del soprannaturale: miracoloso. || Che fa miracoli: miracoloso. Sup. miraculusissimu: miracolosissimo.

Miraculusuni. accr. di miraculusu.