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LAT — 526 — LAV


Lattucuna. accr. di lattuca: lattugona, lattugone.

Lattumeddu. dim. di lattumi.

Lattumi. s. m. Sostanza bianca e tenera che si trova nei pesci maschi al tempo della fregola, e colla quale fecondano le uova gettate dalle femmine: latte di pesce. || Antonomasticamente la parte più delicata del tonno.

Lattuvàriu. V. lattuariu.

Latu. s. m. Parte destra o sinistra del corpo: lato. || Sito: lato. || Ragione, rispetto: lato. || Causa, pretesto: lato. || di latu, lateralmente: da lato. || da latu mio, tuo ecc., da parte mia: dal lato mio, tuo. || lassari di latu, tralasciare: lasciar da lato o dall’un dei lati. || iri di latu, ripiegando da una parte: andar a croscio. || T. mar. La parte laterale ed esteriore di un legno: fianco. || nun potiri stari a lu latu di unu, non poterglisi paragonare. || mettiri a lu latu, vale mettere a scaldare una cosa al fuoco accanto ad altro oggetto che sia stato messo prima a scaldare, e specialmente parlando di bevanda.

Latu. add. Largo: lato. Onde haju ’na tuvagghia longa e lata (Pitrè Canti pop.).

Laturi. s. m. Portatore: latore.

Latuzzu. dim. di latu: costatello.

Lau. pron. Lui. Così a S. Fratello.

Laudabbili. add. Degno di lode: laudabile. Sup. laudabbilissimu: laudabilissimo.

Laudabbilmenti. avv. Con modo laudabile: laudabilmente.

Làudanu. s. m. Umore grosso e viscoso che traesi dall’imbrentano: làudano, làdano. || Medicamento di oppio sciolto nello spirito: làudano.

Laudari. V. ludari.

Laudemiu. V. laudimiu.

Laudi. V. lodi. || Quell’ora canonica dopo il matutino: laude.

Laudìmiu. s. m. Danaro che pagasi al signore di un fondo da chi l’ottiene da primo censuario: laudèmio.

Làudu. V. lodu.

Laurdeddu. s. m. Sorta di legno. V. lauteddu.

Laùri. V. lavuri.

Làuria. s. f. Dignità dottorale; il conferire del dottorato: làurea.

Lauriari. v. a. Conferir il dottorato: laureare. || rifl. Laurearsi.

Lauriatu. add. e s. Colui a cui è stata conferita laurea: laureato.

Lauriola. V. lariola.

Làuru. V. addàuru.

Làusu. s. m. Lode. || nun aviri nè lausu, nè meritu di Diu, far cose buone ed esserne vituperato: lavar la testa all’asino. || nun vuliri lausu, agire senza pretender lodi. || Per imputamento (È più vicino al Lat. laus: lode).

Lautamenti. avv. Con lautezza: lautamente.

Lauteddu. s. m. Piccola nave: burchiello.

Lautìzza. s. f. L’esser lauto, qualità di lauto: lautezza.

Làutu. add. Detto di convito, splendido, abbondante: làuto. || Ricco, dovizioso, che tratta splendidamente: lauto. Sup. lautissimu: lautissimo.

Lava. s. f. Materia che esce da’ vulcani in eruzione: lava.

Lavabbili. add. Che puossi lavare: lavabile.

Lavabbu. s. m. Acquajo delle sacrestie: lavabo. || La cartella sull’altare, a sinistra, ov’è scritto il salmo che comincia lavabo ecc: lavabo.

Lavacru. s. m. Fonte battesimale: sacro lavacro.

Lavàggiu. s. m. Lavamento: lavacro.

Lavagna. s. f. Spezie di schisto duro, grigio, in lastre e serve a varî usi: lavagna.

Lavamanu. s. m. Arnese con tre piedi, da posarvi su la catinella per lavarsi le mani: lavamano, lavamani. || L’acquaio delle sagrestie, o del refettorio dei monasteri: lavamano, lavamani.

Lavamentu. s. m. Il lavare: lavamento.

Lavana. s. f. Sorta di tabacco rosso che ci si portava di Spagna. Forse da Avana, aggiuntovi l’articolo per protesi.

Lavanca. s. f. Luogo scosceso e sdrucciolevole: dirupo. L’idea è tolta da quelle masse di neve che si dirupano dall’alto d’una rupe, chiamate valanghe (Tramater). O dal Fr. lavange.

Lavanna. s. f. Lavatura, lavamento: lavanda. || acqua di lavanna, acqua distillata di spigo o lavanda: acqua di lavanda. || Per lavativu. V. || Pianta pur detta spicaddossu: lavanda.

Lavannara. s. f. Colei che lava i panni lini a prezzo: lavandaja, lavandara. || Spezie di carrozza. || Prov. a bona lavannara nun manca petra, chi ha volontà cerca i mezzi: a buona lavandaja non mancò mai pietra.

Lavannarazza. pegg. di lavannara.

Lavannaredda. dim. di lavannara.

Lavannaru. s. m. Colui che lava panni: lavandajo.

Lavannedda. dim. di lavanna: lavativetto.

Lavanneri. s. m. Lavandajo: lavandiere.

Lavapiatti. s. m. Arnese di pietra o di legno dove si lavano le stoviglie: acquajo, pila. || Colui che lava i piatti: lavascodelle.

Lavari. v. a. Far pulito e netto checchesia per via dell’acqua: lavare. || S’usa met. per far mondo ecc: lavare. || Detto dei piatti e stoviglie: rigovernare. || rifl. a. Lavarsi. || lavari la testa a lu tignusu, o la cammisa a lu carvunaru, o la testa all’asinu, far bene a chi nol conosca: lavar il capo all’asino. || lavari ad unu d’acqua e di liscìa, dirgli molte villanie a un punto: fargli un lavacapo, una risciacquata. || lavari la facci ad unu, vale quanto sopra. Però detto delle case, specialmente delle facciate, vale imbiancarle: lavar il viso alla casa. || lavarisi li manu d’una cosa, non se ne impacciar più: lavarsi le mani d’una cosa. || comu lavi la facci, lavi lu cori, di chi facilmente scorda una affezione.

Lavata. s. f. L’azione del lavare: lavata. || fari na lavata di testa, sgridare: far una lavata di capo.

Lavatazza. pegg. di lavata: lavataccia (a Firenze).

Lavatedda. dim. di lavata: lavatina.

Lavatina. L’istesso che lavata, e lavatura al 1º e 3º §.

Lavativeddu. dim. di lavativu: lavativetto.

Lavativu. s. m. Cristeo, serviziale: lavativo. || mittirisi a lavativu: esser troppo appiccicaticcio, far l’impronto.

Lavatòriu. V. lavaturi.

Lavatu. add. Da lavare: lavato. || Detto di co-