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LAR — 523 — LAS


(Zan. Voc. Met.). P. pass. lardiatu: pillottato. || Lardato.

Lardiaturi. s. m. Strumento da cucina che serve a lardellare: lardatoio.

Lardiceddu. dim. di lardu: lardellino.

Lardu. s. m. Grasso di porco, grasso strutto, salato o no: lardo. || ’na farda di lardu, tutto un lato, quanto è lungo l’animale, di grasso e cute: falda di lardo. E met. una notabile parte di un tutto. || faricci lu lardu, rallegrarsi, compiacersi di molto in checchessia: gongolarsi, coccolarvisi. || farisi lu lardu, o jittari lu lardu a li porci, diventar assai grasso: metter cotenna; met. arricchire, essere ricco in abbondanza: metter cotenna. || Prov. pri gula di lu lardu vasirriamu lu culu a la troja, tutto si fa per la speranza del guadagno. || cu’ cancia lardu cu lardu, unu di li quali (o di li dui) feti, nessuno cambia una cosa per altra identica se non per qualche ragione, cioè che l’una sia cattiva: chi barattò lardo per lardo, tutto sa di garianzino o di rancio.

Lardusu. add. Di lardo; che ha di molto lardo: lardoso.

Largamenti. avv. Con larghezza: largamente. || Diffusamente; copiosamente: largamente.

Largasìa. V. larghizza.

Largazzu. pegg. di largu: largaccio.

Larghettu. dim. di largu: larghetto. || T. mus. Modificazione del movimento largo: larghetto.

Larghiceddu. dim. di largu s. Un po’ di largo. || Anco dim. di largu add.: largoccio.

Larghizza. s. f. Una delle tre dimensioni del volume: larghezza. || Abbondanza, copia: larghezza.

Largizzioni. s. f. Liberalità, dono: largizione.

Largu. s. m. Spazio, larghezza: largo. || farisi largu, fare scostar la gente per aprirsi la via: farsi largo; vale anche farsi grande, farsi avanti: farsi largo (Il Parroco di Camp.). || farisi fari largu, fig. farsi rispettare: farsi far largo. || fari largu ad unu, ceder il posto: far largo ad uno. || nesciri a lu largu, andar in disparte, uscir dalla folla. Vale anche andar in disparte col contenditore per battersi. || largu! si dice a gente ammassata in un luogo, per intimarle che si scosti: largo! || T. mus. Che accenna doversi suonare lentamente: largo. || Momento di tempo per fare qualcosa, che si dice pure un pizzuddu di largu. || nun essiricci largu: non esserci posto. || pigghiari largu, allargarsi pigliando maggiore spazio: pigliar largume. || jirisinni a lu largu, allontanarsi, cansarsi: tirarsi al largo (nel pl. spesso fa làrgura).

Largu. add. Che ha larghezza: largo. || Prov. s’è larga nun ci trasi, s’è stritta nun ci capi, per garrire chi è testereccio, o che per qualunque maniera non vuolsi arrendere. || a la larga, lontano, di lontano: alla larga.

Largu. avv. Largamente: largo. || vutari largu: voltar largo.

Larguliddu. dim. di largu add. Alquanto largo: largoccio.

Larguni. accr. di largu.

Largura. s. f. Larghezza, grande spazio: largura.

Làrici. s. m. T. bot. Albero grande di forma piramidale, di tronco diritto; foglie corte e affastellate: làrice. Pinus laris L.

Làrigu. V. largu.

Laringi. s. f. T. anat. Parte superiore della trachea detta anco pomo d’adamo; è organo di respirazione e della voce: laringe.

Laringiti. s. f. Infiammazione della laringe: laringite, laringitide (Mort.).

Lariola. s. f. T. bot. Pianta boschereccia liscia, verde, grappoli ascellari brevi, composti di molti fiori notanti, fiorisce in gennaio ed aprile: laurèola. Daphne laureola L.

Làriu. V. laidu.

Larma. V. làgrima. || ’na larma, un poco: uno zinzino.

Larmicedda. dim. di larma: uno zinzinino.

Larrunarìa. s. f. Furto: ladroneccio.

Larruni. V. latru e seguenti.

Larruniscamenti. avv. In mo’ ladronesco: ladronescamente.

Larrunizza. V. larrunarìa.

Laru. (Veneziano) Uccello avidissimo, marittimo: laro.

Larùnchiu, Larùnghiu. V. giurana.

Larva. s. f. Essere fantastico, che la credulità supponeva comparire agli uomini: larva. || Verme di seta o alto baco, rinchiuso nel bòzzolo: larva, crisàlide.

Lasagna. s. f. Specie di pasta spianata e larga: lasagna. || farinni lasagni d’unu, malmenarlo: trassinarlo. || menza lasagna, specie di pasta: strisce. || lasagni cacati: pappardelle, quelle cotte nel brodo colla carne battuta della lepre.

Lasagnaru. s. m. Chi fa o vende lasagne: lasagnajo.

Lasagnaturazzu. pegg. di lasagnaturi.

Lasagnatureddu. dim. di lasagnaturi.

Lasagnaturi. s. m. Bastone rondo con cui si spiana la pasta: matterello, spianatojo. || Per bastone in generale.

Lasagnazza. pegg. di lasagna.

Lasagnedda. dim. di lasagna: lasagnino e radicchino (a Firenze). || – di s. Chiara, sorta di lasagne dolci.

Lascamenti. avv. Non fitto, non spesso: radamente. || Fiaccamente.

Lascari. V. allaschiri.

Laschizza. s. f. L’essere rado, non fitto: radezza, radore. || Sfibramento. || Fiacchezza.

Làscia. s. f. Guinzaglio, laccio con cui si tiene il cane: làscio, lassa. || essiricci tanti cani a la lascia, met. esservi molti pretendenti a una cosa. || Laccio o corda di setole, per uso di medicare alcun malore dei cavalli: setone.

Lasciamentu. V. lassamentu (Pasq.), e così quelli che seguono.

Làscitu. s. m. legato fatto per testamento: làscito, lascio.

Lascivamenti. avv. Con lascivia: lascivamente.

Lasciveddu. dim. di lascivu: lascivetto.

Lascìvia. s. f. Movimento disonesto di corpo o d’animo dissoluto; abito inchinato a cose impudiche: lascìvia.

Lascivu. add. Che ha lascivia: lascivo.

Lascu. add. Contrario di fitto: rado. || Debole e di mala voglia: bològio (Dal Fr. lâche: in-