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JAT — 514 — JIL


Jissu. s.m. Combinazione naturale dell’acido solforico con la calce che serve a varii usi: gesso. || Opera modellata in gesso: gesso. || La pietra che usan i sarti per segnare: gesso.

Jissusu. add. Di gesso, pieno di gesso: gessoso.

Jisterna. V. cisterna (Appendice).

Jistirnazza. pegg. di jisterna.

Jistirnedda. dim. Cisternetta.

Jistirnuna. accr. Cisternone.

Jittamentu. s. m. Il gettare: gittamento, gettamento.

Jittari. v. a. Rimuovere da sè con qualche violenza, lanciare, metter giù: buttare, gettare e gittare. Buttare è più familiare, gettare sa di artifizio p. e. si butta via la spazzatura, si gettano le fondamenta di chicchessia. || Riuscire, p. e. chistu omu lariu jittau: cattiva riuscita ha fatto. || Versare: buttare, gettare. || jittari suspiri, sospirare: gettar sospiri. || jittari ’nterra, abbattere, rovinare: gettar a terra, gettar giù. E fig. contraddire. Detto di merci: invilire. || intr. Detto delle piante vale dar fuori il germoglio, o il fiore: sbocciare, delle viti dicesi gemmare, dell’ulivo mignolare, del resto: gettare, germogliare. || jittari ’na cosa, barattarla per manco ch’ella valga: gettarla via, arrandellarla. E Boccaccio ha: se spacciar volle le cose sue, gliele convenne gettar via. || Per buttar una cosa come inutile, superflua: gettare o buttar via. || Spender male, sprecare: buttar via; che gettava un 100,000 scudi all’anno (Guerrazzi). Onde nun avirinni di jittari, esser misero: non avanzargli i piedi fuor del letto. || jittarisi ’n terra: gettarsi o buttarsi per terra. || – di la finestra: buttarsi dalla finestra. || – ’ntra ’na cosa, applicarvisi tutto: gettarsi in una cosa. || jittarisi, in senso amoroso, mettersi a far all’amore. Onde leggesi nella Mea: ci s’è butto, ci si è buttato, cioè a far all’amore. || jittari li paroli a lu ventu, parlar invano: predicar a’ porri. || – a nn’occhiu, rinfacciare: buttar o gettar in faccia. || – la scumunica, lanciarla: gettarla. || – un bannu: mandarlo, darlo, pubblicar un’ordine: gettar un bando. || – focu pri li naschi. V. focu. || – un figghiu, partorirlo: scodellar un figliuolo. || – cinniri, spegnere, smorzare V. in acqua. || – spropositi, dirli. || – smafari o fissari, piantar carote, dir favole: schiattar bombe, ficcar bozze. || Rendere, fruttare, detto di balzelli ecc.: gettare. || E parlandosi di pesi, misure, rendere, dare per risultamento: gettare. E della somma di un conto di più partite: gettare. || Di terreno, semenza ecc. fruttare: buttare, gettare. || Il mandar le acque che fanno le fontane: gettare. intr. aver esito, dar prove: riuscire. || jittarisilla, mangiar a crepa pelle: strippare. || jittarisi, per lanciarsi, precipitarsi: gettarsi. || Avvicinarsi: gettarsi. || E detto delle merci: sovrabbondare. || – ’n campagna o a la macchia, darsi bandito: gettarsi alla macchia (Tomm D.). || – di fora: traboccare. || – ventu, soffiare: mettersi vento, levarsi vento. || Dello avvilirsi, accasciarsi nel fisico e nel morale: abbiosciarsi. E ass. di persona, lasciarsi andar giù: buttarsi giù. E fig. risolversi, o manifestar ciò che prima si è negato; aderire, convenire o lasciarsi adescare. Detto di malato che stanco si rimetta a letto: buttarsi giù. O semplicemente andar in letto: buttarsi. || Detto degli uccelli che si calano nelle reti: buttarsi. || jittari o jittariccilla, fargliela sentire, o meglio jittari botti: gettar motto, dar fardate, bottare. || Vale anche fare la jettatura, gettare le sorti (Tomm. D.), fare il mal d’occhio. || Nel giuoco della mora è il distender le dita per far i pari e caffo: far al conto, buttare. || Nel giuoco delle carte: buttare. || jittari ’na tacca, calunniare: attaccar un bottone o una campanella. || – un gridu: metter un grido. || – cu ’na boffa o c’un càuciu ecc. dare: trasse e dette un calcio, sta scritto in una novella non rammento di chi; ma forse del Firenzuola. jittari cauci oltre il senso di trar calci, ha pure quello di esser ingrato. || – tarocchi o santiuna, bestemmiare: tirar sacrati, attaccarla a Dio o a’ santi, attaccar un moccolo. || – ’na cosa ’ncoddu a unu, incolparnelo: buttarla addosso a uno, rovesciar la biada addosso ad uno. || jittarisi ’na cosa darre’ li spaddi, non eseguirla: spinconarsela (Batacchi). || jittarisi comu gaddu a pastu, buttarsi giù a far checchessia. || a gghiettati ’n terra ca ti sparu (V. j.), subito, alla sprovveduta. || a gghittarilu, a far poco, a fruttar poco, a dar poco, al minimum: a buttarlo via. || jittari, intr., parlandosi di piaghe vale menar marcia: buttare, gettare. || jittari di cavaddu, scavalcare: gettar da cavallo. || jittarisi all’avaru, ecc., divenir avaro darsi all’avarizia. || jittari la cascania o la muffa, guarire, buttar la zinghinaja. P. pass. jittatu: buttato, gettato.

Jittata. s. f. L’azione del buttare o gettare: gettata, buttata.

Jittateddu. add. dim. Un po’ avvilito, acciaccato, alquanto buttato giù.

Jittatizzu. add. Alquanto buttato giù.

Jittatura. s. f. Voce napolitana passata nel nostro dialetto: fattuccheria, malìa, mal d’occhio, jettatura (Guerrazzi). || fem. di jittaturi.

Jittatureddu. dim. di jittaturi.

Jittaturi –ra. verb. m. Chi o che getta: gettatore –trice. || Fonditor di metalli: gettatore. || Che fa malìe: maliardo. || Fessura o luogo riparato per dove si possa saettare, ferire: feritoja. || Chi lancia saette: saettatore.

Jittena. s. f. Piccolo muro fatto a sedile, che sporge in fuori e per lo più accanto le porte: muretto, muricciuolo.

Jittuni. V. jettitu. || Piccolo legno o bastone che si porta in mano: mazzetta, bastoncino.

Jitu. V. jiditu.

Jizzu. (Auria) Servo nato in casa (V. A.).

. V. io.

Jocca. V. ciocca.

Jocu. s. m. Ricreazione ove si gareggi di destrezza, di fortuna, o d’ingegno o di forza: giuoco, gioco. || Per burla, scherzo: giuoco. || teniri jocu, dar comodità di giocare: tener giuoco. || Tornar bene, giovare: far giuoco o buon giuoco. || casa di jocu, ove si tien giuoco: bisca, biscazza. || jocu d’acqua, scherzo che le si fa fare nel farla zampillare. || Operazione, artifizio: giuoco. || Prov. jocu di manu jocu di viddanu, non bisogna scherzare nè ruzzare colle mani: gioco di mano gioco da villano; e si dice