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meglio operare. || farisillu, ucciderlo. Sacchetti usa fare in tal senso, e Dante: Quel da Este il fe’ far. Vale pure conquiderlo, giuntarlo. Diciamo pure, farisi lu coriu d’unu, per dire ucciderlo. || nun aviri chi cci fari, non saper come aiutare, come operare a riescirlo; ovvero non aver ragione da star in un luogo: non averci che fare, non ci aver da fare. || nun ci la fazzu, non so farlo: non ce la faccio. (Buscaino Campo). || Prov. megghiu s’insigna cu lu fari, chi cu lu diri, val più un esempio che cento parole. Che dicesi anco lu fari ’nsigna fari: il fare insegna fare. || fari li capiddi, pettinarli: far i capelli. || Indicar proporzione tra la sementa e il prodotto p. e. lu frumentu mi fici lu quattru, mi produsse il quattro per uno: mi fece il quattro o le quattro (sacca). || aviri di fari, aver da lavorare, da darsi briga; aviri abbastanza di fari, è più; e Villani ha: se il rinfrescamento della gente...... fossono giunti a tempo, il popolo di Firenze avea quello giorno assai a fare. || fatti a ghiri dda, a ghiri a sta via, ecc., avanzati, accostati in là, in qua ecc.: fatti in là, in costà, in qua ecc. (Castrogiovanni). || avogghia di fari: aver un bel fare. || Usar carnalmente: fare. || a fari assai, al più, al più: a far assai. || faciti vui, fa tu, io mi rimetto: fate voi, fa tu. || farisi fari, farsi ritrarre: farsi fare. || Per seminare, p. e. fari favata; e vi è un proverbio: chi fa fave senza concio le raccoglie senza baccelli, dove fare sta per seminare. || si la fici o si la fici franca, fuggirsene: se l’è fatta. || fari stari o farisi stari, sporcare o sporcarsi: insafardarsi, conciarsi male, insudiciarsi. || E fari stari, significa anche fare stare cheto altrui. || farisicci tantu, per dire che uno si compiace, si diletta di checchessia: coccolarvisi, grogiolarvisi. || nun nni fa una, non ne riesce una: non ne ’nfila una.
Fari. s. m. Il fare; usanza, costume, contegno: fare (Rigutini.).
Fariddazza. V. fadiddazza.
Farina. s. f. Polvere delle biade macinate, e assolutamente s’intende quella del grano: farina. || Qualunque polvere o cosa polverizzata: farina. || essiri di la stissa farina, d’una medesima qualità: esser tutti d’una buccia, esser della medesima o d’una tal pannina. || fari farina modda, met. condiscender tosto, o ritirarsi senza far resistenza: esser agevole. || nun essiri farina di lu saccu di unu, fig. non essere cosa fatta o detta spontaneamente da alcuno, ma suggerita, imbeccata: non esser farina di alcuno. || sta farina jittavi?: così furbo eri? modo di esprimere l’altrui astuzia. || Prov. guarda non jiri pri la farina e cci lassi lu saccu, a chi va per guadagnare e ci perde. || mittirisi la ganga ’n farina, di chi comincia a cicalare e non finisce mai: metter il becco in molle.
Farinàciu. add. Che è della natura della farina: farinàceo. || T. chir. Frattura d’ossa in minuti pezzi: farinàceo.
Farinaru. s. m. Venditor di farina: farinajuolo e fem.: farmajuola. || Luogo ove si ripone e conserva la farina: farinajo.
Farinata. Vivanda di farina cotta nell’acqua: farinata. || Dicesi anco di cosa ridotta in polvere, stritolata.
Farinatura. V. infarinatura.
Farinazza. pegg. di farina: farinaccia.
Farinazzu. s. m. Polvere di legno tarlato; farina cattiva o di materie cattive: farinaccio. || Parte sottilissima della farina che nel mulino vola per aria: friscello, spolvero (Car. Voc. Met.).
Farinedda. vezz. di farina. || Per friscello, spolvero. V. farinazzu.
Faringi. s. m. T. anat. L’orifizio dell’esofago: faringe.
Farinuseddu. add. dim. di farinoso.
Farinusu. add. Che produce che ha in sè, molta farina: farinoso. || T. bot. Di quelle foglie che hanno certa velatura o rugiada biancastra: farinoso. || E d’ogni cosa aspersa di polvere simile a farina, e che si stritola facilmente.
Farisàicu. add. Di fariseo, ipocrita: farisaico.
Farisèu. s. m. Uomo d’una setta d’Ebrei ipocrita: fariseo. || facci di fariseu, brutto ipocrita: viso di fariseo. || Nei passii quegli che canta le parti della Sinagoga.
Farmaceùtica. s. f. T. med. Ramo della medicina che tratta delle qualità fisiche, chimiche ecc. de’ rimedi: farmaceutica (Mort.).
Farmaceùtica, add. Attenente alla farmacia: farmaceutico.
Farmacìa. s. f. T. med. Arte di scegliere, preparare e comporre i rimedî: farmacia. || Fondaco, bottega dello speziale: spezieria, farmacopea. Ugolini non ammette in tal senso farmacia.
Farmacista. V. spizziali.
Farmacopea. V. farmacìa.
Farpalà. V. farbalà.
Farpari. V. frappari (Pasq.).
Farracani. s. m. Ingiuria che si dà a un nemico disonesto e scellerato: marrano.
Farràggini. s. f. Ferrana: farraggine. || met. Mucchio confuso e mescolanza di varie cose: farragine, farraggine.
Farragna. V. furraina.
Farriceddu. s. m. dim. di farro: farricello.
Farru. s. m. T. bot. Pianta che differisce dal grano comune per le spighette più appuntate e più sottili e per le valve più dure: farro. Triticum spelta L. || Il grano comune mezzo infranto dalla macina.
Farsa. s. f. Sorta di commediola breve, burlesca: farsa. || met. Qualunque impresa ridicola: farsa.
Farsetta, Farsicedda. dim. di farsa: farsetta.
Faruncina. dim. di fauda: faldetta. || Abito corto dal cinto fin al ginocchio come quello delle ballerine e simili: gonnellino. || Piccolo panno, falda che pende dal seggiolo del cocchiere: balza.
Faruncinedda. dim. di faruncina: faldelletta.
Farutu. add. Di covoni quando han le spighe piene e di lungo gambo; o di covoni legati con maggior quantità di biada.
Fas. Voce latina. Nella frase: o pri fas o pri nefas, o in uno o in altro modo, o lecito o no: o per fas o per nefas.
Fascedda. s. f. Cestella tessuta di vinchi, per mettervi ricotta o cacio fresco: fiscella. || dintra la fascedda chi cc’è? ricotta, per gar-