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FAL | — 362 — | FAM |
car il danaro ai mercanti onde corrispondere agli obblighi: fallire. || Ingannarsi nel fare checchessia: fallire. || – lu colpu, non cogliere dove si era mirato: fallire il colpo. || Si dice dagli uccellatori quando l’uccello si stacca dalle paniuzze e fugge: spaniarsi. || Ammalarsi. P. pass. fallitu e fallutu: fallito (Dante da Majano ha: falluto).
Falliri. s. m. Errore, fallo: fallire.
Fallituri. verb. Chi o che fallisce, o trasgredisce: fallitore –t rice.
Falloppianu. add. Delle parti del corpo umano primieramente osservate da Falloppio: falloppiano.
Falloppiu. s. m. Dicesi oggi per: impostore, ciarlatano. L’avrebbe mai creduto il grande anatomico Falloppio?
Fallu. s. T. Mancamento meno leggiero, il mancare che si fa al bene o al vero: fallo. || Trasgredimento o contraffacimento delle condizioni del giuoco della palla (palluni): fallo. Onde fari fallu, mandar la palla in fallo: far fallo. || jiri ’n fallu, andar fuori del dovere, del desiderio ecc.: andar in fallo. || dari un colpu ’n fallu, non colpire, si dice al proprio e al figurato: dar in fallo. || mettiri lu pedi ’n fallu, inciampare, sdrucciolare: metter piede in fallo, e fig. ingannarsi, errare: prender fallo. || ’n fallu, in vano, indarno: in fallo. || senza fallu, sicuramente, certamente: senza fallo. || pigghiari ’n fallu, trovar in peccato: coglier in fallo.
Fallutu. add. Si dice de’ mercanti che non avendo denaro dichiarano non poter soddisfare i creditori: fallito. || Misero, dappoco: fallito.
Falò. s. m. indecl. Fuoco di grandi fiamme in segno di allegrezza: falò. || fari falò, dar segni di gioia: far falò. Vale anche abbruciare: far falò. E met. far comparsa, risplendere, consumar tutto il suo: far falò.
Falpalà. V. farbalà.
Falsamenti. avv. In modo falso, con inganno: falsamente.
Falsamentu. s. f. Il falsare: falsamento.
Falsàriu. add. Che fa, che commette falsità: falsario.
Falsarrètina. s. f. Norma che fa l’ufficio di redina per impedire lo sviarsi dell’animale: falsaredine.
Falsarriga. s. f. Foglio rigato che si pone sotto quello in cui si scrive, per andar dritto con la mano: falsariga.
Falsettu. s. m. T. mus. Piccola voce fatta a stento, voce di testa: falsetto.
Falsìa. V. A. (Salom. da Lentini). V. falsità.
Falsificamentu. s. m. L’atto del falsificare: falsificamento.
Falsificari. v. a. e intr. pron. Falsare, contraffare, adulterare: falsificare. P. pass. falsificatu: falsificato.
Falsificata. s. f. L’azione del falsificare: falsificata (Jacopone).
Falsificatedda. dim. del precedente.
Falsificatina. V. falsificamentu.
Falsificaturi –trici. verb. Chi o che falsifica: falsificatore –trice.
Falsissimamenti. avv. sup. Falsissimamente.
Falsità, Falsitati. s. f. Vizio contrario della lealtà, l’abito di operare contrariamente ai detti, alle promesse per ingannare: falsità, falsitade, falsitate. || Sentenza contraria a ciò che si sente, opinione contraria al vero: falsità. || T. arch. Lo stato di ciò che posa in falso: falsità. || Contraffacimento, falsificazione: falsità.
Falsu. V. fausu. || delittu di falsu, T. leg. lo adulterare le scritture, il deporre in falso: delitto di falso. Sup. falsissimu: falsissimo.
Falta. s. f. Mancamento, errore: falta. || Diffalta, fallo: falta. || Diminuzione di paga per mancamento commesso. || fari falta, mancar al proprio obbligo; e scemare per ciò la paga. || dari la falta, far nota di chi è mancato all’ufficio per iscemargliene poi il premio: dar l’appuntatura.
Faltari. v. a. Mancare: faltare (voce poco usata). || Scemare di qualcosa la paga di alcuno che abbia mancato: diffalcare.
Falteri. s. m. Incaricato di notare i mancamenti degli obbligati a intervenire, per tor loro parte di paga.
Fama. s. f. Nome e grado che corre fra le genti di una cosa fatta o da farsi: fama. || farisi fama, rendersi famoso: venir in fama. || dari fama, mettere in reputazione: recar in fama. || spargiri bona fama di unu: metter in fama. || la fama vola, si sparge presto: la fama vola. || essiri fama, esser opinione, correr voce: esser fama. || aviri fama di..., esser lodato per...: aver fama di... || livari la fama o nesciri ’na mala fama, infamare: torre la fama, diffamare. || Prov. fatti fama e curcati, chi gode la fama non è creduto se agisce diversamente: fa prima il credito, e poi va e dormi o acquista fama e poniti a sedere, ma la seggiola spesso si rompe sotto (dice Giusti). || la bona fama supera la morti, la fama resta dopo la morte. || la bona fama nascunni li furti: chi è reo e buon è tenuto, può far il male e non è creduto. || di forti acquista fama, cui resta vincituri, potrebbe anco intendersi: a chi la va destra par savio, ma rare volte va destra per averla saputo far andare. || la mala fama è peju di tutti, avviso agli intruglioni ecc: chi è diffamato, è mezzo impiccato. || cu’ havi bona fama, havi chiddu chi brama, poichè ognuno gli ha fede: chi ha nome, ha roba. || cu’ havi fama nun senti fami, i letterati, in buona parte, possono sbugiardare questo proverbio!
Famazza. (Mal. e Rocca) pegg. di fame.
Famèlicu. (Rau e Mort.) add. Grandemente affamato: famèlico. || met. Avido: famelico.
Fami. s. f. Bisogno e voglia di mangiare: fame, E fig. brama, desìo di qualunque cosa: fame. || fami canina, male di chi mai non si sazia, perchè subito smaltiscon il cibo: fame canina, mal della lupa. || muriri di fami, esser travagliato dalla fame: morir di fame. || mortu di fami, fig. miserabile, povero in canna: morto di fame. Nel senso proprio, avere gran fame: veder la fame. || vidiri la fami cull’occhi, o pigghiaricci la fami darrè lu cozzu, essere affamato: veder la fame, sentirsi divorar dalla fame. || Prov. la fami fa nesciri la serpi di la tana, tanto è potente! la fame caccia il lupo dal bosco. || la fami è la megghiu cucinera: la fame è il miglior cuoco, allora piace