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DUM — 337 — DUP


Dumannaturi –tura –trici. verb. Chi o che domanda: domandatore –trice. Chieditore –trice.

Dumannedda. s. f. dim. Domanda di picciol momento.

Dumànnita. s. f. L’atto del domandare, chiedere: domàndita.

Dumànnnuni. V. addumannuni.

Dumari. V. domari.

Dumèsticu. V. domesticu.

Dumilia. Nome numerale di due migliaja: duemila.

Duminari. V. dominari.

Dumìnica. s. f. Giorno della settimana, festivo: domenica. || lu sabatu carni e la dominica tunnina, far le cose a rovescio: gittare quel d’innanzi a quel di dietro, volger la prora ove son le capre. || di duminica ’n duminica si spusa la figghia di la bona virtuusa, per esprimere procrastinazioni continue.

Duminicali. add. Del signore, del padrone: domenicale. || Appartenente a domenica: domenicale. || T. eccl. Ufficiatura della domenica allorquando coincide in essa un santo di rito semidoppio: domenicale.

Dominicanu. s. m. Frate dell’ordine di S. Domenico: domenicano. Usasi anco add. E vi eran anco: le domenicane. Per ischerzo: pidocchio.

Duminicarìa. V. duminica, quasi dire domenica dì. || dumimcarìa si voli Diu, detto pungente, che dà ad intendere procrastinazione.

Duminichina. s. f. Domenica di quaresima in cui si fa festa nelle famiglie.

Duminichinu. V. genuflessoriu.

Dumisticari. V. addumisticari.

Dumuneddu. s. m. Abitini o altri ninnoli che la buona fede crede preservino da malìe, pericoli: brevicino, amuleto.

Dunairu. s. m. Cosa che diverta per un poco, e fa passar piacevole il tempo: passatempo. (Sp. Donayre: motto piacevole).

Dunairusamenti. avv. Piacevolmente.

Dunari e derivati. V. donari.

Dunca, Particella congiuntiva che esprime conchiusione e conseguenza: dunque. (A. V. ital. unqua). || Interrogativamente può esser principio di discorso: dunque? || Per se no.

Duniceddu. s. m. dim. di dono: donicello.

Dunnazza. s. f. pegg. di donna: donnaccia.

Dunnetta. V. donnetta.

Dunni e d’unni. avv. di moto da luogo, e vale, di qual luogo: donde. || Pel pron.: quale, p. e. una finestra d’unni si vidi ecc. d’onde ecc. dalla quale. || Perciò, per la qual cosa: donde. || Come, in qual modo, o mezzo: donde. || Per qual parte, con cui, e mostra cagione, origine, donde. || Dopo ciò, per cui, in conseguenza: donde. (A. V. ital. donne. Vita di C. da Rienzo).

Dunniamentu. s. m. Lo sciupar inutilmente il tempo: dondolamento, ciondolamento, indugio.

Dunniarisi. v. intr. rifl. pass. Sciupar il tempo a nulla, o poner tempo in mezzo nel fare checchessia: dondolarsela, baderlare, sdonzellarsela. || Non cavar mai le mani dal nulla: ciondolare. Da donneare nel senso di spassarsi. P. pass. dunniatu: dondolato.

Dunnniata. s. f. L’azione del dondolarsi: dondolata.

Dunniatedda. dim. di dunniatuna accr. di dunniata.

Dunniatuna. accr. di dunniata.

Dunniaturi –tura. verb. Chi nelle operazioni va troppo adagio: ciondolone –na, tentennone.

Dunnicedda. V. donnetta: donnicina.

Dunniscamenti. avv. In modo donnesco: donnescamente.

Dunniscu. add. di o da donna: donnesco.

Dunnìsculu. add. Che affetta volentieri colle donne: donnino, affettatuzzo.

Dunniuni –na. s. Sciupatore di tempo inutilmente: dondolone –na, badalone –na.

Dunniuseddu. add. dim. di dunniusu.

Dunniusu. add. Chi sciupa tempo inutilmente; chi non cava le mani da nulla: dondolone, ciondolone, pigro.

Dunniusuni. accr. di dunniusu.

Dunnunazzu. add. Stoltissimo.

Dunu. V. A. Per donu V. e prendesi in senso dim. e vilif. regaluzzo, presentuccio. || lu dunu di la soggira a la nora, apriu la casci e cci detti ’na nuci, motteggio intorno alla suocera, e intorno all’avaro.

Dunzella. s. f. Donna vergine di età di marito: donzella. || culuri dunzella, tra il bianco e il rosa.

Duplu. add. Doppio: duplo.

Dùppia. s. f. Moneta d’oro equivalente a 25 lire e centesimi: doppia. || Ve na di 63 e di 126 lire: doppie, che sarebbero i doppioni. || scapulari la duppia, uscir dal rischio di perdere il doppio della scommessa nel giuoco delle carte: campare dal marcio. In generale cose di molto valore.

Duppiamenti. avv. Due volte tanto: doppiamente. || fig. Fintamente, con doppio scopo: doppiamente.

Duppieggiatura. s. f. T. Tip. È una doppia, difettosa impressione delle righe le une allato all’altre, per effetto di un secondo botto mal replicato dal torcoliere: doppieggiatura. (Car. Voc. Met.).

Duppiizza. s. f. L’esser doppio: doppiezza. || Infingimento: doppiezza.

Duppinu. s. m. T. mar. Addoppiatura di un pezzo di cavo: doppino. (Zan. Voc. Met.).

Dùppiu e Ddùppiu add. Due volte: doppio. || ciuri duppiu, i cui petali sono raddoppiati: doppio. || gioi duppii, quelle fermate da due pezzi appiccati: gemme doppie. || Detto a persona, simulato, fiato: doppio. || carti duppii, false quali usano i truffatori: carte doppie. || Per grosso: spesso. modo avv. a lu duppiu, doppiamente: a doppio.

Dùppiu. s. m. Due volte tanto: doppio. || Specie particolare di passo da ballo: doppio.

Duppiunazzu. pegg. di doppione in tristo senso di finto: doppionaccio.

Duppiuni. accr. di doppio: doppione. || In senso di grosso, spesso. || Molto finto: doppione.

Dupplicari e Duppricari. v. a. Addoppiare: duplicare. P. pass. dupplicatu: duplicato.

Dupplicatamenti. avv. In modo duplicato: duplicatamente.

Dupplicatina. s. f. T. Stamp. Ciò che il compositore inavvertentemente raddoppia: duplicatura.

Dupplicatòria. V. dupplicazioni.

Dupplicatu. s. m. Seconda copia d’una lettera o altro: duplicato.