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DIN | — 311 — | DIR |
Dinudari. V. denudari.
Dinunziari. V. denunziari.
Dinutari. V. dinotari.
Diocesana. s. f. Privilegio che si dà a chi abita in istraniera diocesi.
Diocesanu. add. Della diocesi: diocesano. || s. diocesanu, vescovo dalla diocesi: diocesano.
Diòcisi. s. f. Quel luogo sovra il quale esercita autorità il vescovo: diocesi.
Diotru. V. elefanti.
Diotu. V. idiota.
Dipartimentu. s. m. Divisione, separamento: dipartimento.
Dipendenti e Dipennenti. add. Che dipende: dipendente. || fig. s. Amico, inferiore che abbia qualche attinenza: dipendente.
Dipendentimenti. avv. Con dipendenza: dipendentemente.
Dipendenza e Dipennenza. s. f. Il dipendere: dipendenza.
Dipèndiri e Dipènniri. v. intr. Aver l’essere e il conservamento da altri: dipendere. || Derivare, procedere: dipendere. || Essere sottoposto all’altrui volere o dominio: dipendere. || nun dipenniri di nuddu o dipenniri d’iddu, esser libero: dipendere da sè. || In molte dizioni diciamo noi, dipenni! cioè: secondo! se accade, vedremo. P. pass. dipinnutu: dipenduto.
Dipennari. V. depennari.
Dipèrdiri. V. peggiorari.
Dipìnciri. V. pinciri e derivati.
Dipinnenti. V. dipendenti.
Dipinniri. V. dipèndiri.
Dipintari. V. pinciri.
Dipinturi. V. pitturi.
Diploma. s. m. Atto o titolo col quale si accorda privilegio o altro: diploma. || Patente di lieeo: diploma.
Diplomàtica. s. f. Parte della politica che tratta del gius pubblico, e comprende la cognizione de’ trattati fra gli stati: diplomatica.
Diplomàticu. add. Appartenente a diploma: diplomatico. || corpu diplomaticu, tutti i ministri che risiedono come ambasciadori inviati in uno stato: corpo diplomatico. || s. Istruito nella diplomazia e che ne tratta affari: diplomatico. || Per derisione si dice a un musorno pisellone che si dà tuono con castronerie e ridicolaggini.
Diplomazia. s. f. L’atto di trattar pubblici affari tra stato e stato: diplomazia. || Tutti coloro collettivamente che ne trattano: diplomazia.
Dipoi. avv. e prep. Dopo, poscia: di poi, dappoi. || Interiezione di chi impazientisce: oi! ohi!
Dipòniri. V. depòniri.
Diportarisi e derivati. V. dipurtarisi.
Diportu. s. m. Spasso, ricreazione: diporto.
Dipòsitu e derivati. V. depositu.
Dippricari. V. dupplicari.
Dipurtamentu. s. m. Andamento, il diportarsi: diportamento.
Dipurtanti. V. purtanti.
Dipurtari. v. a. Condurre, indirizzare: incamminare. || rifl. Procedere, contenersi: diportarsi.
Dipusitari. V. depositari.
Diputari. V. deputari e derivati tutti.
Diradari. v. a. Torre la spessezza, render rado: diradare. P. pass. diradatu: diradato.
Diramari. V. sdirramari. || rifl. pass. Il dividersi de’ fiumi: diramarsi. || fig. Estendersi, passar di luogo in luogo: diramarsi. P. pass. diramatu: diramato.
Diramata, Diramazioni. s. f. Il diramarsi: diramazione.
Diramaziunedda. dim. Diramazioncella.
Direttamenti. avv. In modo diretto: direttamente.
Direttivu. add. Che dirige: direttivo.
Direttòriu. s. m. Regola, norma contenuta in un libro: direttorio. || Temporaneo magistrato della Repubblica Francese: direttorio.
Direttu. add. Da diriggiri: diretto. || Volto per linea retta: diretto. Sup. direttissimu: direttissimo.
Diretturi –ttrici. verb. Chi o che dirige: direttore –trice.
Direzioni. s. f. Il dirigere: direzione. || Amministrazione, governo d’un ufficio: direzione. || Indirizzamento, linea del cammino retto: direzione. || Luogo dove risiede l’ufficio di direzione: direzione.
Diri. v. a. Manifestar con parole un pensiero: dire. || Riferire, conferire, ridire: dire. || Rispondere: dire. || Per quasi comandare: dire. || aviri chi diri, aver materia da favellare: aver che dire; o esser di diverso parere. || Per giovare, conferire, p. e. l’aria nun mi dici. || Aver buona o cattiva fortuna, p. e. la furtuna (o la sorti) mi dici o non mi dici: mi dice bene o male. || dirisilla cu unu, esser d’accordo, insieme: dirsela con alcuno. || stu cappeddu, sta robba mi dici o nun mi dici, mi sta, mi dà leggiadrìa o no: di questo cappello, di questa roba mi rifaccio o non mi rifaccio. || Così di altre cose p. e. stu culuri dici cu chiddu, si addice, si confà, si conviene. || non diri di mia benchì di mia tu sai, penza di tia e poi di mia dirrai, pria di parlare si passi la mano per lo petto: non dir di me quel che di me non sai, di’ pria di te, e poi di me dirai. || diri ’na cosa cu unu parlarne, conferirne: dire una cosa con uno (Storia di Rinaldino). || aviri chi diri cu unu, esser in discordia: aver che dire con uno. || diri bonu, parlar con fondamento: dir bene. || diri beni, lodare: dir bene. || diri la cosa comu sta, raccontarla con verità: dir la cosa come sta. || fari diri d’iddu, dar materia che altri parli di sè: far dir di sè, o de’ fatti suoi. || ognunu dici la sua, ognuno discorre a suo modo: ognuno dice la sua. || nun cc’è chi diri, maniera che si usa quando si vuol affermare cosa innegabile o buona: non c’è che dire. || nun vi dicu nè vi cuntu V. cuntari. || diri, parlando d’incanto d’affitto vale offerire: dir all’incanto. || diri supra di ’n’autru, sorpassar la offerta di lui: sopraddire. || diri la missa, l’offiziu, li divuzioni, celebrar la messa, recitar l’uffizio, le preghiere: dir la messa, l’uffizio, le cose spirituali. || com’a diri, è una specie di correzione: d’altronde, per altro. || oh senza diri! certamente: senza dubbio. || diri corna o diri li megghiu, dir villanie, far rimproveri. || diri tuttu chiddu chi veni mmucca parlare senza considerazione: dir ciò che vien sulla lingua. || diri lu rusariu a la Madonna, frase prov. la quale con quest’altra: mittemu sti così di banna, o dicemu lu rusariu a la Madonna, significa, parlar d’altro, mutar di-