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DAR — 294 — DDA

rili, percuotere: darle. || darisinni centu a un cardu, fig. affacchinarsi inutilmente, dover sottomettersi a forza al voler altrui. || darisilli, percuotersi a vicenda: darsele. || dari chi diri, tribolare, vessare. Rendere, fruttare, detto di capitali: dare. E detto di case agricole, fare, produrre: dare, p. e. il grano ha dato undici per uno. || prov. cu’ havi a dari, havi a pagari, chi ha debito deve pagare, per non perder fiducia: chi paga debito fa capitale. || darisi a la bacchittunaria e simili modi: darsi al bacchettone ecc. || nun arristari a darinni, fig. dicesi del contraccambio che si dà sia in parole sia in percosse a chi ci abbia offesi. || Noi scambiamo nell’uso il tempo di questo verbo col verbo donare che non usiamo; e quest’uso ci viene da’ provenzali p. e. duna (dona) per , dunirrìa per darìa. || darisi a fari una cosa, prender a farla: darsi a far una cosa. || prov. a cu’ ti duna lu cudduruni nun ci dumannari la guastedda, i regali si prendono come sono: a caval donato non gli si guarda in bocca. || dari per donare, regalare. || darisi di fari: darsi da fare, acciapinarsi. || e duna ca ti dugnu, si dice di chi sempre parla o fa una cosa con insistenza: dagli, picchia e mena. || prov. lu cchiù filici (o riccu) è chiddu chi nun havi a dari: chi non ha debito è ricco. || quantu v’haju a dari di chistu, domanda chi vuol comprare al venditore: quanto v’ho a dare di questo? (Giusti). || dacci dacci, suol dirsi ad uno che metta in opera ogni espediente per far bene una cosa, reiterando più volte la diligenza: dagli. Ma tal volta si usa nel senso anche di mal fare del continuo: dalle dalle. || dari lu gaddittu e pigghiari lu cicirittu, riprender più che non si sia dato: riprendere un dattero per un fico. || a cu’ duna a cu’ prumetti, di chi vessa, dà travaglio a tutti, o chi fa lo smargiasso: a chi ne dà a chi ne promette. || darisi lu casu, la cumminazioni, avvenire: darsi il caso, la combinazione. || pò darisi, si dice per ammettere la possibilità che una cosa avvenga: può darsi. || datu chi...: supposto che: dato che... P. pass. datu: dato.

Darrè, Darreri. avv. Indietro, dietro, addietro. || lu darreri, la parte dietro: il dietro, il deretano. || darreri lu cannizzu, fig. per esprimer un luogo umile, riposto, dimenticato. || jittarisi ’nn arreri o pidd’arreri una cosa, dimenticarsela, non farla: mettere di dietro. Nel Tesoretto vi è: E l’amico di vetro L’amor gitta di dietro. || a lu darreri, situazione contraria di avanti: al dietro (A. V. ital. di rieri).

Darreruliddu. dim. di darreri: un po’ indietro.

Dàrsina. s. f. La parte più interna del porto, per lo più chiusa: darsena.

Dasciala. (Mal.) s. f. Campo vicino un fiume.

Dassari. Idiotismo per lassari V.

Data. s. f. Le parole o il numero che esprimono in una scritta il luogo e il tempo in cui fu fatta: data. || Convenzione, accordamento segreto: appuntamento. || Tempo dal quale è cominciata una cosa, p. e. la data del mio diritto è anteriore al vostro. || a tanti jorna data. T. comm. da tal dì dopo tanti giorni: a tanti giorni data.

Datari. v. a. a datari di..., a cominciar a contare da..: a datare da... (ma non è bel modo), a contare da...

Datarìa. s. f. Ufficio prelatizio nella Corte Romana, così detto dalla data delle suppliche segnate; e dicesi anco del luogo dove si fanno tali spedizioni: dataria, dateria.

Datàriu. s. m. Ufficio nella Corte Romana: datario.

Dativu. s. m. T. gramm. Il terzo caso della declinazione: dativo. || Prov. lu dativu, di tutti veni fattu ottativu, da tutti si desidera avere e non mai si vuol dare: il dativo è da per tutto ottativo.

Dàttula e Gràttula. s. f. T. bot. Frutto della palma: dàttero, dàttilo, Phoenix dactilyfera L. || dattuli marini, conchiglia di sapore squisito, che s’annida ne’ sassi, così detto per certa somiglianza al dattero: dattero di mare. Mytilus lithophagus L.

Dattulina. V. grattulina.

Dattulu. V. dàttula.

Datu o Datu chi. V. in dari.

Datu e per lo più dati pl. Le condizioni e gli accidenti noti del problema e questione per arrivar alla soluzione: dati.

Datura arbòria. s. f. T. bot. Pianta grande che fa be’ fiori grandi a campanello, il giorno stanno chiusi e la sera aprono mandando soave odore: datura. Datura arborea L. Brugmansia candida.

Daturi. verb. Chi o che da: datore.

Dàucu. s. m. T. bot. Erba simile al finocchio, più bianca, la radice è buona a mangiare: dauco cretico, pastinaca selvatica. Arthamanta cretensis L.

Daùra. avv. Sul far del dì: pertempo. Sup. daurissima: pertempissimo. Composto da da e ura.

Davanti, Davanzi. avv. di luogo. Davante, davanti. || Alla presenza: davanti, innanzi. || livarisi davanti, detto d’uomo: ucciderlo, detto di cose, disfarsene. E rifl.: togliersi dinanzi. || lu davanti: la parte di prospetto: il dinanzi. || a lu davanti o pidd’avanti, posto avv.: al dinanzi, dinanzi, davanti.

Davanzu. V. avantaggiu. (d’

Daveru. avv. Veramente; in effetto, effettivamente: davvero.

Dazziàriu. s. m. Chi ha uffizio di riscuoter il dazio: daziere.

Dazzioni. s. f. Il dare: dazione. || T. leg. Trasporto di proprietà in altrui, che gli tenga luogo di pagamento: dazione in paga.

Dazzia. V. grazia.

Dàzziu. s. m. Gravezza, quel che si paga al Governo per ciò che s’importa od esporta: dazio.


Ddà. avv. In quel luogo: . E quando il luogo è determinato più precisamente: . || di ddà ddà, per di là, lungo là, essendo là; e vale anche, tosto: immantinente. || ddà cu ddà, all’incirca, del pari: sull’andare; ed anche a un di presso. || essiri cchiù di ddà ca di ccà, vicino a morire: esser più di là che di quà. || ddani, l’istesso che dda s’usa dal popolo, e anche i Toscani usano làe per (Fagioli), ant. si diceva illà, onde il nostro moderno ddà.

Ddabbanna. V. addabbanna.

Ddacerta. V. lucerta. Così nel Piazzese.

Ddaddà. V. addiddì (Rocca).

Ddaddabbanna. V. addabbanna.

Ddadintra. avv. Là dentro.