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CUT — 291 — CUV

abbacchiato. || fatto cascare . Potrebbe esser un freq. di κοπτω: percuoto. Certo che la origine è simile alla radice di s-cuòtere, per-cuòtere.

Cutularisilla. V. in svignari.

Cutulata. s. f. L’atto dello scuotere o abbacchiare: scossa, abbacchiata . || fig. Del morir molti in poco tempo: morìa . || Arresto numeroso in una volta: retata .

Cutulatedda. dim. Scossetta, abbacchiatina (V. participiu).

Cutulatina. V. cutulata. || È anche la mercede che si paga agli operai per bacchiare.

Cutulaturi –tura. verb. Chi scuote o abbacchia per mestiere: scuotitore –tric e, abbacchiatore trice .

Cutuliàbbili. add. Atto ad essere beffato: beffevole . || Semplice, inesperto: soro .

Cutuliamentu. s. m. L’atto del dimenare: dimenamento . || Per beffa, celia .

Cutuliari. v. a. Muovere, agitare in qua e in là: dimenare, dicrollare . || Burlare, uccellare: cuculiare . || Adular altrui beffandolo: sojare . || – ad unu chi dormi, volerlo destare picchiandolo: scuoterlo . P. pass. cutuliatu: dimenato . || Sojato. || Cuculiato . L’origine dev’essere analoga a quella di cutulari V.

Cutuliata. s. f. Dimenamento: dimenìo . || Burla, baja, celia . || Adulazione accompagnata da beffa: soja .

Cutuliatuna. s. f. accr. di cutuliata, beffa grave: celiaccia, burlaccia .

Cutuliatura. s. f. Scossa, dimenamento: crollata, dimenìo .

Cutuliaturi –tura. verb. Chi burla, beffa: beffardo, berteggiatore –trice.

Cutulinu V. cotu cotu: quatto quatto.

Cutuliuni, Cutuluni. s. m. Moto, scossa: crollone .

Cutupesta! Nella imprecazione cutupesta: un accidente ti venga!

Cutupiddi! Indecl. Interiezione che usasi per negare: nulla, covelle, respice .

Cutupina. s. f. Così nel Catanese per dire: piccina, carina .

Cuturbuliari. (Spat.) V. vastuniari.

Cuturnu. V. coturnu.

Cuva. s. f. Il tempo del covare ed il covare stesso: cova, covatura . || Tempo in cui i bambini metton i denti lattajuoli: dentizione . || fari la cuva, degli uccelli che stanno generando: far la cova . || fari fari la cuva, di chi si diletta tener uccellini acciocchè facciano la cova in casa. || essiri ’ntra la cuva, per ischerzo dicesi a donna incinta.

Cuvacìnniri. s. m. Persona da nulla, buona a guardar la cenere: covacenere .

Cuvari. v. a. e intr. Lo star degli uccelli sulle uova per riscaldarle acciò faccian il pulcino: covare . || Per riscaldare semplicemente: covare. || Tener occulti i suoi pensamenti, o star acquattato a spiar altrui: covare . || – ’na malatia, averne il germe addosso che man mano si sviluppa: covar il male . || – odiu, vinditta ecc., concepire la vendetta e il modo di asseguirla, odiare: covare. || lu luci cuva, che il fuoco senza strepito va accendendosi, alimentandosi. || met. cuvari, far all’amore segretamente, e star vicino all’amata: amoreggiare . || Non far nulla, star ozioso: covare . chi cci cuvi? che ci stai a fare: che tu covi? || – la simenza, voce delle bigatterie, quando i bozzoli nascono: covar le uova o la sementa. P. pass. cuvatu: covato.

Cuvarta. s. f. Fazzoletto più o meno fine che dagli uomini si porta al collo: cravatta, crovatta, croatta.

Cuvartedda. s. f. dim. Cravattina.

Cuvartinu. s. m. dim. Cravattino.

Cuvartuni. s. m. accr. Cravattone.

Cuvata. s. f. Quella quantità d’uova che in una volta cova l’uccello, e quel numero di pulcini che ne vengono: covata. || met. laida cuvata, o iron. bedda cuvata dicesi di una triste famiglia o radunanza d’uomini: cattiva o trista nidiata. E bona cuvata, al contrario: buona famiglia.

Cuvatedda. s. f. dim. di cuvata: covatina (Parmi averio udito).

Cuvatizzu. add. pegg. Dicesi delle uova stantìe: barlacchio, o che ha quasi il pulcino: impulcinato. || arruttu d’ova cuvatizzi, erutto puzzolente proveniente da indigestione: rutto che sa di nidore.

Cuvatura. V. cuva: covatura.

Cuveddu, Cuvellu. s. m. Maschera che finge uno sciocco che fa il bravaccio: coviello. || Per disprezzo a qualunque omicciatto sciocco che si crede di bell’umore: lumacone.

Cuverchiu. s. m. Quello con che si copre alcuna cosa: coperchio, coverchio. || – di crita, quella stoviglia tonda un po’ cupa che copre pentola o altro: testo. || lu cuverchiu di la midudda, la sommità del capo. Onde; fari vutari lu cuverchiu di la midudda, cavar di cervello: cavar da’ gangheri. || prov. lu suverchiu rumpi lu cuverchiu, ogni eccesso è dannoso: il soperchio rompe il coperchio. || T. mugn. La macina di sopra che gira sopra quella di sotto: coperchio. || – di l’aciu: carello, cariello.

Cuvernu. V. governu.

Cuverta. s. f. Cosa che copre o con che si cuopгe: coperta, coverta, copertojo. || – di littra, quel foglio in cui inchiudendosi le lettere si fa il sopraccarta: busta, coperta delle lettere. || – di libbru, quel cartone vestito di cartapecora con cui si cuopron i libri: coperta. || T. mar. Palco o ponte superiore della nave: coperta. Onde, jiri, stari sutta cuverta, star nella parte interna: andare o stare sotto coperta; e stari supra cuverta, sul ponte, all’aria aperta: star sopra coperta. || fig. mittirisi sutta cuverta, guardarsi di alcuno sconcio, aversi cura: mettersi in guardia. || sutta cuverta di... modo avv., sotto colore, fingendo di...: sotto coperta di... || – di tavula, piatto, posata e salvietta al posto di ogni commensale: coperta. || – di lettu, panno con cui si copre il letto: coperta da letto o coperta, ass.

Cuvertamenti. avv. In modo coperto: copertamente, covertamente.

Cuvertu. s. m. Luogo coperto: coperto, coverto. || essiri, stari, mittirisi a lu cuvertu, in sícuro: essere, stare, mettersi al coperto.

Cuvertu. add. da cupriri: coperto, coverto. || met. Oscuro, ambiguo, simulato: coperto. || Aggiunto ad uomo di cui difficilmente si può penetrar l’interno: cupo, sornione. || Detto di suono: cupo.