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cui i capi son attaccati senza sensibile nodo; è adattata nell’incanalatura del frullone (rrota) da arrotino: corda perpetua.

Curditta. s. f. Cordicella di cerfuglione.

Curduana. V. curduvana.

Curdunaru. s. m. Chi fa o vende cordoni.

Curdunata. s. f. Colpo dato col cordiglio. || T. fabb. Piano inclinato che serve di scala, con serie di cordoni di pietra invece di gradini: cordonata.

Curduncinu. s. m. Cordone piccolo: cordoncino, || Tessuto di cotone a più fili assai calcato e fitto a costole o piano.

Curduneddu. s. m. dim. di curduni: cordoncello. || – di s. Franciscu T. bot. Pianta annulare che cresce in luoghi incolti: caucali. Torilis o Geranium nodosa L.

Curdunera. s. f. T. mar. Quella corda che sostiene in alto la penna della mezzana delle navi: cordoniera.

Curduni. s. m. Corda grossa: cordone. || V. curdigghiu. || Quella cordicella con cui il prete si cinge il camice: cordone. || T. arch. Risalto a modo di bastone o di corda sporgente in fuori, con che si adornan i bastioni: cordone. || Per sim. quelle pietre alquanto rialte che si pongon a traverso le strade erte per rattenitivo: cordone di pietra. || Linea o escavazione di terreno fatta in occasione di sospetto di peste o d’altro che si fa guardare intorno intorno: cordone sanitario, cordone militare. || Presso gli zecchieri, il cordoncino che è intorno alle monete: granitura. || – umbilicali, quel legame proveniente dall’ombelico del sito: cordone ombelicale. || gran curduni, dignità in vari ordini cavallereschi: gran cordone. || Quel cinto che circonda la parte del cappello della forma: cordone. || T. mar. Corda minore già commessa una volta, la quale commessa con altre simili una seconda volta, entra nella costruzione delle corde grosse: cordone. || T. sart. Il punto andante: soppunto. || storciri lu curduni, disfar i trefoli che compongon la fune: strefolare.

Curduvana. s. f. Cuojo di pelle di capra, castrone o altro, la concia del quale fu segnatamente usata in Cordova (Spagna): cordovano. || Altra qualità migliore, proveniente pur dalla Spagna: marrocchino. || fari tirari ad unu la curduvana, modo prov. obbligarlo a faticar lungamente; differire, procrastinar sempre: mandar in dilungo.

Curettu. s. m. dim. di coru: coretto.

Curia. s. f. Luogo dove concorrono i litiganti per le loro cause: curia. || applicarisi a la curia: attendere al fòro.

Curialata. s. f. T. dispreg. Sofismi ed argomenti fallaci: cavillazioni, tranelleria. || Trufferia, giunteria: faldella, stravoltura. || fari ’na curialata, tergiversare, impedire o tòrre ciò che altri era vicin a possedere: far una pedina ad alcuno.

Curialazzu. s. m. pegg. di curiali.

Curiali. s. m. Colui che agisce le cause nella curia: curiale. || o curiala vecchia, persona pronta a inventar cavilli, pretesti: cavilloso, maliziuto, imbroglione. || aviri cchiù sfirrii di un curiali, essere sommamente sofisticoso, cavilloso: aver più ritortole che fastella. || prov. lu curiali la vurza t’attassa, litigando s’impoverisce: il litigare è uno smagralitigatori, e ingrassavvocati.

Curialicchiu. dim. e avvil. di curiali.

Curialità, Curialitati. s. f. Tutte le persone di curia (D. B. e Mal.).

Curialottu. dim. di curiali, giovine avviato al foro: discente di forense.

Curialuni. accr. di curiali, e prendesi in senso favorevole.

Curiami. s. m. T. mil. Quantità di cuojo: cojame, corame.

Curiari. V. cudiari.

Curicchiu. dim. e vezz. di cuore: cuoricino. || prov. cci su cori, curicchi e curazzi, cioè vi sono buoni e cattivi.

Curicedda. V. cudidda.

Curiceddu. s. m. dim. di cori: cuoricino. || Parte della camicia in principio dello sparato a forma di cuore: cuoricino. || Parte della calzetta: cogno (An. Cat.).

Curidda. V. cudidda.

Curina. s. f. Le foglie d’entro congiunte insieme del cesto delle erbe: garzuolo, grùmolo. || Detto ass. le foglie bianche del cerfuglione, di cui si fanno cordicelle. || Centro, mezzo; p. e. – di lu invernu: cuore. || essiri di la curina, essere assentito, scaltro molto: bagnato e cimato.

Curinedda. s. f. dim. di curina: grumoletto. || – di mari. v. curunedda.

Curiuni. s. m. T. st. Sacerdote istituito da Romolo per le feste e i sagrifizii d’ogni curia: curione. || V. doncuriuni. || curiuna cavuri, spezie di focacce, e si vendono ne’ giorni di digiuno (Biundi).

Curiusamenti. avv. Con curiosità: curiosamente.

Curiusazzu. accr. pegg. di curiusu: curiosaccio. || D’uomo curioso in senso di giocondo, piacevole: piacevolone.

Curiuseddu. add. Alquanto curioso: curiosetto.

Curiusissimamenti. avv. sup. Curiosissimamente.

Curiusità. s. f. Disordinata vaghezza di vedere, udire, sapere: curiosità, curiositade, curiositate.

Curiusitatedda. s. f. dim. di curiusità: curiositauccia.

Curiusitati. V. curiusità.

Curiusu. add. Che ha od arreca curiosità: curioso. || Faceto, piacevole, compagnevole: curioso. || Soverchiamente vago di checchessia: curioso. || Strano, ridicolo; p. e. ma tu si curiusu, sai? comu pozzu fari...: ma tu sei curioso, sai? come posso fare... || Di cosa che paja strana, o da non consentirla, p. e. chista è cosa curiusa: questa l’è curiosa!. || Per singolare, strano; o un poco intrattabile. || Prov. lu ’nfernu è fattu pri li curiusi, per motteggiare gl’indiscreti curiosi. || mi sentu curiusu, non mi sento bene in salute: mi sento curioso (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). Sup. curiusissimu: curiosissimo.

Curiusuni. accr. di curiusu: molto curioso.

Curma. s. f. Cima, sommità: colmo. || Per voscu V. || cu la curma, col colmo; colla colmatura. Vale anche, abbondantemente: a ribocco. || fari piaciri cu la curma ad unu, colmarlo di piaceri: colmar il sacco di favori ad uno.

Curmaloru, Curmalotu. s. m. Uomo da bosco: boscajuolo.