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scinetto imbottito di bambagia, o altro, che alcune donne scarne usano sotto le vesti nella parte del posteriore tanto per occultare la loro magrezza, quanto per serrar bene gli abiti alla vita: guardanfante, guardinfante.

Culera. V. colera.

Culettu. V. culè.

Culèricu. V. colèricu.

Culerina. V. colerina.

Culiàrisi. v. a. rifl. Dimenar il culo camminando: culeggiare, sculettare.

Culiddu. dim. di culu: culetto, culino.

Culignu. add. Voce scherzevole, aggiunto a naso, che da lungi apprende gli odori e i fetori.

Culiri. V. còliri.

Culiseu. s. m. Propr. nome dell’anfiteatro di Roma: culiseo, colosseo. || ant. Qualunque anfiteatro: coliseo. || E detto assolutamente in ischerzo, o per modestia: culo.

Cullana. s. f. Catena d’oro, di gioie, o altra materia nobile, che si porta al collo per ornamento: collana, monile, vezzo.

Cullanedda. dim. di cullana: collanetta, collanuccia, collanuzza.

Cullanuna. accr. di cullana: collanone.

Cullega. s. m. Compagno nel magistrato, e nell’uffizio: collega. || Comunemente si prende ancora per chi abbia le stesse circostanze, o qualità, o avventure di un altro.

Culleggiu. s. m. Congregazione, e adunanza di uomini di autorità, e di governo: collegio. || culleggiu di studii, luogo dove sono le scuole: ginnasio. Ed anche luogo dove si tengono in educazione i giovanetti: seminario, convitto. || colleggiu di medici, riunione di medici in un determinato luogo per discorrer insieme, e risolvere: assemblea di medici. E volgarmente intendesi di quei che formano il magistrato dei professori dell’arte salutare, e presedono nei licei, ancorchè non uniti: membri del Collegio medico. || culleggiu, generalmente intendesi casa dei gesuiti, o di altra famiglia religiosa: collegio. || culleggiu di Maria, casa di donne conviventi sotto una regola, e con abito monastico, circoscritte da clausura; l’istituto delle quali consiste in ammaestrare donzelle, che i genitori vogliono loro affidare con pagarne gli alimenti, e di più instruire, senza mercede, le figliolette, che cotidianamente nelle ore di scuole vi concorrono, così ne’ riti cristiani, come nei femminili lavori: collegio di Maria. || picciottu di culleggiu, dicesi a ragazzotto scempiato che pretende passare per saputello; ed è voce di spregio: farfanicchio.

Cullericamenti. avv. Con collera, adiratamente: collericamente.

Cullèricu. add. Adiroso, stizzoso: collerico. || Presso i medici è aggiunto di colui ch’è di una costituzione biliosa.

Culletta. s. f. Accoglimento, raccolta: colletta. || Per raccolta di limosine: colletta. || Per aggravio, imposizione: colletta. || E per una orazione, che il sacerdote per alcuni bisogni aggiugne alle altre orazioni della messa, o per ordine del prelato, o per sua volontà: colletta.

Cullettu. s. m. Striscia di tela che fa da collo alla camicia, ma staccata: collino, colletto, solino.

Culligàrisi. V. colleàrisi.

Culliggiali. s. m. Allievo, o convittore di un collegio: collegiale. || In forza di add. appartenente a collegio.

Culliggialmenti. avv. In collegio, unitamente, e talvolta col consenso di tutto il collegio: collegialmente.

Culliggiata. s. f. Chiesa, che ha collegio, o capitolo di canonici: collegiata. || add. Aggiunto di chiesa: colleggiata.

Culligginu. Aggiunto che anticamente davasi dal volgo ai gesuiti perchè dimoranti nei collegi. E da lì di molte cose, che si osservavano a coppia, potendo star separate, dicevasi: a dui a dui comu li patri culliggini: a pajo, a coppia. Oggi si dice a persona o cosa da collegio.

Culliggista. V. culliggiali.

Cullina. V. collina.

Cullinetta. V. collinetta.

Cullittina. s. f. Supplizio per decapitare: ghighiottina, guillottina, guigliottina (Fr. guillottine).

Cullittinari. v. a. Decapitare colla ghigliottina: ghigliottinare.

Cullitturi. V. colletturi.

Culloquiu. V. colloquiu.

Cullucari. V. collocari.

Culmali. V. cucucciu.

Culmareddu. s. m. La più alta parte dei tetti, che piovono da più di una banda: comignolo, cima, vetta, sommità. E può dirsi di ogni altra estremità di altezza, che non è di tetto: apice, punta.

Culmari. V. ’ncucucciari e suprajinchiri.

Culmatura, Culmu. s. f. e m. Grado massimo di checchessia, così in bene, che in male: colmo, apice. || Il pieno che ribocca: colmo.

Culmu. add. Vale soprappieno, straboccante, pieno a soprabbondanza: colmo. || misura culma, vale riboccante, ed è in uso presso noi per alcuni cereali ignobili, per i legumi, ed altre solide derrate, che misuransi col moggio, o con lo stajo, a differenza della misura rasa, che vale spianata, pareggiata, levato via il colmo con la rasiera, come pel grano, ed altre biade di valore: misura colma, contrario di misura rasa.

Culoccia. s. f. T. zool. Uccello di rapina, di natura media tra le aquile, e gli avvoltoi, è indigeno del Brasile, e colà ha il nome di urataurana; i nostri ornitologi lo dicono: arpia. Aquila coronata Buff.

Culònicu. add. Attenente a lavoro di campi: colonario. || Di colonia: colonico.

Culonna. s. f. Sostegno ed ornamento di pietra o d’altro: colonna. || met. Appoggio, aiuto: colonna. || Una quantità di soldati in certa ordinanza: colonna mobile o sedentaria, secondo che va o sta. || Per capitale. || Per abbastu V. || Qualunque lavoro o parte di esso di figura cilindrica: colonna, colonnello. || T. agr. Provvigione di sementi, vittuaglie, foraggi ecc. || Le coscie umane: colonne. || T. tip. Pezzo di ferro con ispacco per aprire e serrare i galletti: chiavarda. || Una delle parti per lungo in cui suol essere divisa una scrittura: colonna. || T. mar. Alcuni canapi legati alla cima dell’albero: colonne. || T. fis. Macchina a modo di