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CIU — 206 — CIU

d’uova che in una volta cova l’uccello, e specialmente la chioccia: covata. || fig. Quantità di persone della stessa discendenza o che abbiano gli stessi vizî, p. e., ciuccata di genti, di lagnusi ecc.: geldra di gente, di pigri ecc.

Ciuccatedda. s. f. dim. di ciuccata.

Ciuccazza. s. f. pegg. di ciocca. || Per sim. donna goffa, paffuta, inelegante: scatrasciona, sciamannata.

Ciucchïari. v. intr. Dicesi della gallina quando vuol covare: abbioccare (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). V. ciucculiari.

Ciucchicedda, Ciucchitedda. s. f. dim. di ciocca.

Ciucculata e suoi derivati V. cicculatti.

Ciucculiari. c. intr. ass. Il mandar fuori la voce che fa la chioccia: chiocciare, crocchiare. || Detto d’uomo, met. brontolare: bofonchiare. || Rammaricarsi: chiocciare. P. pass. ciucculiatu: chiocciato. || Bofonchiato.

Ciuceddu. s. m. Manicaretto di pan grattato con uova battute, prezzemolo ed aromi, mestato e cotto in brodo o in acqua con istrutto: brodetto, guazzetto. || farisi ad unu a ciuceddu, met. trarlo con arte alle sue voglie: impappinar alcuno, carrucolarlo.

Ciuciareddi. s. m. pl. Cose di poco momento balocchi, trastulli: ninnoli, ciarperia, ciancerulle. || Nastri, fiocchi e simili cose per pararsi: frònzoli.

Ciuciari. v. intr. Operar presto, senza diligenza, alla rinfusa: ciarpare, acciarpare, infruscare. Da ciociu V.

Ciuciarìa. s. f. Insufficienza di chi non sa ragionare od operare: dappocaggine. || La cosa fatta acciarpatamente: poltinìccio, ciabatterìa.

Ciuciastra. V. sarpa. || In gergo, femmina di mal affare: torda, cialtrona.

Ciucidda. V. strummula. Così a Pachino.

Ciucitati. V. ciuciaria.

Ciùciu. V. cunnu: cioncia.

Ciuciularìa. s. f. Cicalamento, cicalèccio, ciangolaja.

Ciuciulè, Ciuciulèu. Voce scherzevole che si dà mentre si tiene con una mano in alto un oggetto, il quale si dà a chi risponde prima jeu: più presto pio. || Calca confusa di molti nel voler prendere una cosa: ruffa. || fari un gran ciuciuleu, si dice quando son molti intorno a una medesima cosa, che ognun s’arrabbatta a pigliarla: far a ruffa raffa o a ruffola raffola. || Ogni strepito confuso di baldoria, o cicaleccio: passerajo. || ’n ciuciulèu, in alto più del dovere, e spesso ridicolo, onde mettiri o stari ’n ciuciuleu, include un certo che di sconcio e stravagante. || Per trasl. mettiri ad unu ’n ciuciuleu aggrandirlo soprammisura, sopraesaltarlo stoltamente. || fari ciuciulè, ridurre male una cosa: far paniccia.

Ciuciuliari. v. intr. Il mandar la voce de’ pulcini e de’ piccoli uccelli: pigolare, pipilare. || Il mandar la voce che fanno molti uccelli insieme: cinguettare, garrire. || Per sim. parlar sommessamente: bisbigliare. || intr. pass. Cominciar a correr voce di cosa avvenire o palesarsi un fatto già avvenuto: bucinarsi, susurrarsi. || Ruzzare col membro: bischerare.

Ciuciuliata. s. f. Strepito di voci che fanno molti uccelli: pispillòria, passerajo. || Detto di uomini, sommesso cicaleccio: susurrìo, ciacciamellata, chiucchiurlaja.

Ciuciulìu. s. m. Fama, voce che corra fra le genti: bucinamento, pissi pissi. || Ragionamento vano, cicaleccio: chiacchiericcio. || Per ciuciuliata V. || V. ciuciulèu.

Ciuciunarìa. s. f. Azione da semplice, inesperto: bessaggine, balordaggine.

Ciuciunazzu. s. m. accr. o pegg. di ciuciuni: sgraziatone, ciarpiere.

Ciuciuni. s. m. accr. di ciociu. Chi acciarpa, imbroglia, non riesce a checchessia: ciarpone, sgraziato, sbercia, sgrandinato, pasticcione, armeggione. Ha molta somiglianza colla voce: ciaccione e cioccione.

Ciuffa. s. f. Quel segno di cruccio che appare nel volto: broncio. Forse da ceffo. || Quella noja e mal essere visibile prodotto da lunga veglia o travaglio: lassitudine, straccaggine.

Ciuffiteddu. s. m. I capelli che soprastanno alla fronte, più lunghi degli altri: ciuffetto.

Ciuffu. V. ciuffiteddu: ciuffo. || Piccola escrescenza di carne nel tacchino: carùncula.

Ciuffunè. s. m. Ciuffo acconciato dal parrucchiere secondo la moda: ciuffetto, ciùffolo.

Ciuffuni. s. m. accr. di ciuffu, non solo di capelli, ma di altre cose separabili e divisibili con le mani: ciuffone.

Ciuffutu. add. Che ha ciuffo. || Segnatamente si dice de’ polli che in sul capo portan un ciuffetto di penne: gallo padovano.

Ciufia. s. f. Infermità che vien agli occhi: caligine di vista. || Tristezza, maltalento, prodotti da qualunque causa, che apparisce nel volto: broncio, cruccio. || Atteggiamento.

Ciugiu. V. ciuciu.

Ciuliari. v. intr. ass. Il mandar la voce che fanno i pulcini, e gli uccelli piccoli: pigolare, pipilare.

Ciullari. v. intr. Ber vino smoderatamente: cioncare.

Ciullazza. V. ciolazza.

Ciulliari. v. intr. Operare sconsideratamente: folleggiare. Da ciolla.

Ciullitedda. s. f. dim. di ciolla V.

Ciumara. s. f. Corso d’acqua, per lo più piovana: fiumana, fiumara. || Per sim. folla di gente che va verso una parte: affoltata. || – di chiantu, di sirvizzu, eccessività: copia di lagrime, di lavoro. || a ciumara, posto avv., in gran copia: a rivo, a torme, a fiumana.

Ciumaredda. s. f. dim. di ciumara.

Ciumazzu. s. m. accr. e pegg. di ciumi: fiumaccio.

Ciumi. s. m. (pl. ciumi e ciùmira). Adunanza di acque che corrono perennemente: fiume. || Acqua abbondante: fiume. || Per sim. si dice di lagrime, eloquenza ecc.: fiume di lagrime, di eloquenza ecc. || Prov. – chi grida passacci sicuru, e d’omu chi nun parra e ciumi chi nun grida guardatinni, non si debbono temere le sbraciate di chi ha molte parole: can che abbaja assai morde poco. || a lu giru di lu ciumi nun ti fari baruni, la proprietà vicino i fiumi non è sicura: nè luoghi intorno a fiumi, nè beni di comuni, non te ne impacciar mai, che te ne pentirai. || tutti li ciumi e li ciumari cur-