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tro la quale un pesante stantuffo s’alza e abbassa per forza di vapore: cilindro.

Cilindrari. v. a. Detto di carte, stoffe, ecc. è il farle passare sotto un pesante cilindro perchè acquistino il lustro: cilindrare. P. pass. cilindratu: cilindrato.

Cilinnari. V. cilindrari.

Cilintru. V. cilindru.

Cilistinu. V. celestrinu.

Cilistriari. Si legge in un verso nella raccolta de’ Canti popolari Siciliani del Vigo: aceddu cilistrinu cilistrinu, ca notti e jornu vai cilistriannu. Non ne intendo il vero significato.

Cìliu. s. m. Macchina trionfale sacra portatile. || Il cero che si benedice il sabato santo: cero.

Cilìziu. s. m. Qualunque arnese che si porta indosso per cagione di tormento e di penitenza: cilicio.

Cillarariatu. s. m. Uffizio del cellerario: camarlingo, cellerarìa.

Cillaràriu. s. m. Camerlingo di monastero: cellerario, cellerajo. Nel fem. cillararia: celleraria.

Cilletta. s. f. dim. di cella: celletta.

Cima. s. f. Sommità più o meno acuta o degradante nell’alto: cima. || Significa pure eccellenza sia in bene che in male: cima. || Strumento di legno lungo quadrangolare per misurar la capacità delle botti, in ognuna delle quattro facce ha segnati gli spazî de’ barili secondo la grandezza della botte. || pigghiari li cimi di l’arvulu, infuriarsi: andar su per le cime degli alberi. || di cima ’n funnu, per tutto lo spazio, e dicesi anche fig.: da cima a fondo. || a li cimi cimi, cominciando da chi è più alto.

Cimagghia. s. f. dim. di cima: cimetta.

Cimaloru. add. Si dice di frutti o altro che nascono in cima: vettajuolo.

Cimalureddu. add. dim. di cimaloru.

Cimari. v. a. Misurar il vino colla cima. || Per ’ncimari V.

Cimarra. V. marredda nel senso di uomo tristo, furbo: cima di astuto. || Per cerfuglione. || filari la cimarra, dar finamente uno smacco.

Cimarrusu. V. marriddusu.

Cimasa. s. f. T. arch. Quel lineamento o membro che sta sopra qualsivoglia membro degli ornamenti di architettura per finimento: cimasa. || Finimento superiore piano e liscio della balaustrata: cimasa.

Cimati. (Vinci) V. cauliceddi (Gr. κύματα).

Cimaturi. s. m. Misuratore di vini.

Cimedda. s. f. Canna lunga e sottile, nella cui cima si annoda la lenza coll’amo per pigliare pesci: canna da pescare. || fig. Uomo alto: sperticato.

Cimentu. s. m. Prova d’esito sovente incerto: cimento.

Cimeru. s. m. Armatura antica per difesa del capo: cimiero.

Cimicedda. dim. di cimice.

Cìmicia. s. f. T. zool. Insetto pur troppo noto: cimice. Cimex L. || Si dice a persona noiosa, insulsa: appiccaticcio. || sangu di cimicia, dicesi a persona insipida, egoista: sgraziato, sgradito.

Cimiciaru. s. m. Luogo pieno di cimici: cimiciajo.

Cimiciazza, Cimiciuna. s. f. accr. di cimicia: cimicione.

Cimiciusu. add. Che ha o produce cimici: cimicioso.

Cimidda. s. f. dim. di cima: cimetta. || Vetticciuola. || Ramoscello.

Cimiddaloru. s. m. Pescator a canna.

Cimiddiari. v. intr. Il muoversi con certo tremolìo come fanno le cose lunghe: svettare. || Il reggersi mal ritto per debolezza o ubbriachezza: barcollare.

Cimiddiata. s. f. Lo svettare: svettata ( V. participiu).

Cimìgghia. V. faidda.

Ciminàuru. s. m. T. bot. Pianta il cui seme è simile all’anice; e il seme di essa: comino, cimino. Cuminum cyminum L. (Gr. κύμινον ἄγριου || di quannu mi misiru lu cimunauru a lu viddicu, modo prov. per esprimere un tempo assai remoto, dall’uso antico di corroborare lo ombelico de’ neonati con questo seme trito.

Cimineddu. V. orvu cimineddu.

Ciminìa. s. f. Rocca del camino che esce dal tetto, per la quale esala il fumo: fumajuolo, torretta (Gr. καμινευα, Fr. cheminée e Sp. chimenea). E anco i Sanesi hanno: cimineia e ciminaiuolo. || cappeddu di ciminia V. cappeddu.

Ciminnita. s. f. Specie d’uva d’acini lunghi che conservasi lungamente, così detta da Ciminna, comune della provincia di Palermo.

Ciminu. V. ciminauru || – ’ncunfittatu: anice in camicia.

Ciminuduci. V. ànisu.

Cimitèriu. s. m. Luogo ove si seppelliscon i morti: cimitero.

Cimitriari. v. intr. Volger in mente per ordir un progetto, una trama: mulinare, macchinare. || – lu ciriveddu V. allammicari.

Cimitriusu. add. Che macchina: macchinoso.

Cimmalaria. V. capiddi di la Maddalena.

Cimmalaru. s. m. Fabbricatore di pianoforti: cimbalajo.

Cimmaleddu. s. m. dim. di cimmalu.

Cimmaliari. V. gridari.

Cìmmalu. s. m. Strumento con tasti e corde per sonare: pianoforte, clavicembalo. || a cìmmalu, posto avv., detto di stanze o altro: tagliato a sghimbescio.

Cimmaluni. s. m. accr. di cimmalu.

Cimmusaru. (Pasq.) Vecchio impotente alla generazione.

Cimòira, Cimòria, Cimorru. s. m. Infermità del cavallo e d’altri animali, infreddatura al capo, per cui ha molto flusso per le nari: cimurro.

Cìmuli. (Pasq.) V. ciancianeddi. || V. cirìmuli.

Cimusa. s. f. Striscia più grossolana che è nell’orlo de’ panni, drappi ecc.: cimossa. || Quella della tela: vivagno.

Cimusaru. V. cimmusaru.

Cinàbbriu. s. m. Bel rosso chiaro, composto di zolfo e argento vivo: cinabro.

Cinàculu. s. m. Luogo dove si cena: cenacolo.

Cinali. s. m. Grembiale: zinale.

Cinanca. s. f. T. med. Malattia che consiste in un grande appetito, accompagnata da debolezza, deliquî e da freddo nelle estremità: bulimìa. || T. zool. Insetto che nasce sotto la lingua dei cani, che loro si taglia quando son piccoli acciò non si arrabbiino: litta.

Cinàpriu. V. cinabbriu.