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CAR — 171 — CAS


Carvunaru. s. m. Chi fa o vende carbone: carbonajo. || Colui che gode delle mogli altrui. || Bugiardo. || Per cardubbulu V.

Carvùnchiu. V. cravunchiu e derivati.

Carvuneddu. s. m. dim. di carvuni: carbonetto, carboncino. || Quello che entra nella composizione della polvere: carboncino, carboncello. || – di furnu, carboncino di sermenti, o di sanza spento, e che si usa per usi domestici: carbonella. || Dicesi delle vivande quando si bruciano: arsiciato.

Carvunera. s. f. Buca dove si fa il carbone: carbonaja. || Catasta di legna da farne carbone: carbonaja. || Il luogo dove una volta si è fatto il carbone, tuttochè non rimanga che il solo vestigio: cetina. || Stanza dove conservasi nelle case il carbone: carbonaja. || Piccola carcere oscura: carbonaja.

Carvunettu. Aggiunto a’ colori scuri, quando lo sono troppo: molto carico.

Carvuni. s. m. Carbone. || aviri carvuni vagnatu, modo prov., aver coscienza di qualche mancanza o simile: aver paglia in becco. || – fossili, minerale, o di pietra, materia minerale abbondante di carbonio: carbon fossile. || lu carvuni si nun tinci mascaria, modo prov., la buona fama s’oscura anco per calunnie: il carbone o scotta o tinge.

Càrzara. s. f. Carcere. || Prov. carzara, malatia e nicissitati ti scummogghianu (o scoprinu lu cori di) l’amici, nelle necessità si conoscono gli amici: calamità scuopre amistà.

Carzarari. v. a. Metter in carcere: carcerare.

Carzaràriu. V. carzareri.

Carzaratu. add. Carcerato. || In forza di s.: carcerato, prigione. || – ’n casa: carcerato in casa, agli arresti in casa. || la risata di lu carzaratu: il riso del prigioniero, tutto ironia. || ad omu carzaratu mora mora, a chi è in disgrazia tutti contro: ad albero che cade, dàgli, dàgli. || cu’ s’ammuccia e nun è pigghiatu nun po jiri carzaratu: nè a torto nè a ragione non ti lasciar mettere in prigione; differisce un po’, ma lo spirito rinverga.

Carzarazioni. s. f. Il carcerare: carcerazione.

Carzareri e Carciareri. s. m. Custode della carcere: carceriere.

Casa. s. f. Casa. || Schiatta, stirpe: casa. || L’aggregato di tutti coloro che abitano nella stessa casa: casa. || essiri di casa, essere intrinseco: esser di casa. || vistirisi di casa, vestito senza abbigliamenti, con vestiti casalinghi: vestito per casa o di casa. || – di negoziu, il corpo di un negozio con tutte le sue pertinenze: casa di negozio. || – cauda, casa del diavolo: casa calda. || jirisinni tutti così a casa cauda, perdersi irreparabilmente: andar in malora. || essiri di casa e putìa, aver domicilio ove si tien bottega: esser a casa e bottega. Fig. Frequentare assiduamente un luogo: piantarvisi. || prov. a la casa di pilatu cu’ è ciuncu cu’ è sturpiatu, in talune famiglie tutti son infermicci. || – fatta vigna sfatta o – fatta e locu sfattu, bisogna comperar casa in buono stato e terra incolta: casa fatta e terra sfatta. || a la casa di lu ’mpisu ’un si po appenniri un ugghialoru, in date occasioni non si devono rammentare certe circostanze anco di lontana relazione: non parlar di corda in casa dell’impiccato. || tuttu lu munnu è comu casa nostra, per tutto vi sono le medesime cose: per tutto è come casa nostra, o tutto il mondo è paese. Ovvero quando vuolsi esprimere che tutti pecchiamo: siam tutti macchiati di una pece. || fari casa a tri sulara, procedere con impeto: andar con furia. || tinta dda casa chi voli puntiddi, guai a chi ha bisogno: trista quella casa a cui bisognano puntelli. || – di correzzioni, luogo di prigionia per correggere: casa di correzione. || cu’ è sumeri staja ’n sua casa, chi è dappoco non presuma: chi è minchione resta a casa. || – cu un occhiu, cieco di un occhio, per ischerzo: monocolo. || capi la casa quantu voli lu patruni: cape la casa quanto vuole il padrone. Non è nel Giusti ma parmi averlo udito fuori. || casa tirrana V. catoju. || – a lueri, casa da appigionarsi o a pigione. || – a lueri tagghiala di pedi, ricorda le sollecitudini, gli struggimenti che conviene soffrire chi dà e chi piglia a pigione case. || ’na casa di cosi, una gran quantità. || – isulata, che ha strada per tutti i lati, sola: casa isolata. || – scumpagnata e sularina, casa solitaria. || – sdirrubbata: casa diruta, mezzo diroccata. || – appuntiddata, alla quale siano posti puntelli: casa puntellata. || – allegra, che ha molta luce: casa allegra. || – agguriusa, di bell’apparenza, gradevole. || tinta la casa chi nun havi di lu vecchiu, i vecchi nelle famiglie impongono saviezza: beata quella casa che di vecchio sa. || tantu cc’è di la mia casa a la tua, quantu di la tua a la mia, siamo uguali, siam tutti della stessa carne. || si tu hai casa granni, e tu l’inchi di spini, i ricchi hanno molte seccature. || – senza suli, trasi lu medicu a tutti l’uri, dove non entra sole è umido che produce malattie. || mali sta la casa chi la cunocchia cumanna la spata, trista la casa ove la donna comanda l’uomo: trista quella casa dove gallina canta e gallo tace. || havi malanni cu’ havi casa in Palermu, chi ha la casa in Palermo ha impicci. || la casa mali guardata fa li servi latri, poichè le occasioni di rubare sempre si presentano ai servi. || – scurusa: buja, cieca. || –ca si cci po jucari lu spatuni a du’ manu, o aviri la casa comu la scola di lu scrimituri, spogliata di masserizie, sfornita. || – di lu suli, || – di li pianeti ecc., i segni dello zodiaco: casa del sole, || – de’ pianeti ecc. || – di la citati – di la curti, – di lu preturi: palazzo municipale, palazzo pretorio. || – pri quantu stai, vigna pri quantu vivi, terra pri quantu vidi (altri aggiunge: e rennita quantu poi), bisogna avere casa per istare, vigna tanto da bere vino, e terre per quanto se ne possano guardare: casa per suo abitare, vigna per suo lavorare, terren quanto si può guardare o casa per abitare e vin per bere e terren quanto si può vedere. || fari casa, pigliar casa e diventar capo casa, e anco provveder a dovizia del bisognevole: aprir casa. || cunsumari ’na casa, dar fondo a un patrimonio: consumar una casa. || capu di casa: capo di casa. || figghiu o figghia di casa, i claustrali dicono chi è alimentato e spesato di tutto e vive in quel luogo. || sbaliciari ’na casa, portar via tutto, spogliarla: dare la spogliazza ad una casa.