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dal collo ai fianchi, e propriamente la serie delle ossa che compongono la spina o fil delle reni: dosso, dorso.

Carinaggiu. s. m. L’azione o l’effetto del carenare. Anche il sito dove si dà carena alle navi: carenaggio (Car. Voc. Met.).

Carinari. v. a. T. mar. Metter una nave alla banda, cioè coricarla sul fianco, a fine di rattopparne o spalmarne la carena: carenare (Car. Voc. Met.).

Carinu. add. vezz. di caru, nel senso di amabile, vezzoso: carino, caruccio.

Cariota. V. ammi.

Càriri. V. cadiri.

Cariofillata. (D. B.) s. f. T. bot. Pianta alta da mezzo braccio a due; stelo diritto, debole, peloso; fiori gialli peduncolati: è comune ne’ luoghi ombrosi, ha odor di garofano, ed è vulneraria: gariofilata, garofanata. Geum urbanum L.

Carissimamenti. avv. sup. Con grande amore: carissimamente.

Caristìa. s. f. Mancamento di cose per lo più necessarie al vitto: carestia. || Per sim. Quando non che manchi una cosa ma costi troppo.

Caristusu. add. Dei tempi di carestia, e dei luoghi sterili: carestoso. || Per sim. Avaro.

Carità e Caritati. s. f. Amore ordinato e virtù: carità, caritade, caritate. || Compassione: carità. || La virtù di soccorrere con checchessia il prossimo: carità. || – pilusa, dicesi in prov. quando sotto colore di carità s’attende al proprio interesse: carità pelosa. || la carità a san Bartulu, negativa che si fa. || pri caritati, modo avv. che si usa sovente nel chiedere qualche favore: per carità. || Prov. ... creditu nun dati, suli d’invernu, nuvuli di stati, di donni amuri e carità di frati: Seren d’inverno, nugolo di estate, E vecchia prosperitate, O amor di donna e carità di frate. || unni nun c’e amuri nun c’è carità: dov’è cupidità non cercar carità.

Caritatèvuli. add. Che ha o fa carità: caritatevole. Sup. caritatevolissimu: caritatevolissimo.

Caritatevulmenti. avv. Con carità: caritatevolmente.

Caritativamenti. avv. Con carità: caritativamente.

Caritativu. add. Appartenente a carità, pieno di carità: caritativo. || Chi fa molta elemosina: elemosiniere.

Càriu. add. Dicesi delle ossa, guaste dalla carie: carioso. || (D. B.) T. bot. Pianta simile al finocchio: dauco eretico, pastinaca selvatica. Athamanta cretensis L.

Carìzia. s. f. Amorevolezza manifestata con alti affettuosi: carezza. || Met. Un di più del pattuito: soprammercato. || carizii cu la pala o carizii di sceccu, met., carezze rusticane, che qualche volta passan i limiti e dispiacciono: carezzocce. E ass. busse: carezze greche.

Carizziedda. s. f. dim. di carizia: carezzina. || Piccola giunta o soprappiù che si dà fatto il mercato: soprammercato.

Cariziuna. s. f. accr. di carizia.

Carlina. s. f. T. bot. Pianta che ha il fiore sedente sulla radice: carlina. Carlina acaulis L.

Carma e Carmari. V. calma e calmari.

Carmelitanu. add. e s. Frate dell’ordine di Nostra Donna del Carmelo: carmelitano.

Carmicinu. Aggiunto di color rosso che si fa col chermes: chermisino. || La grana medesima onde si cava il chermisi: chermes.

Carminari. v. a. Pettinar la lana: carminare V. cardari. || Rifl. Azzuffarsi: accapigliarsi. P. pass. carminatu: carminato. || Accapigliato.

Carminativu. add. T. med. Atto a risolvere le ventosità del ventre: carminativo.

Carmìniu. s. m. Rosso bellissimo, che serve a miniare: carminio.

Carmuceddu. s. m. dim. di carmuciu: conigliuzzo. || Ragazzo piccolo, per ischerzo: cecino.

Carmuciara. s. f. Luogo dove stanno i conigli: conigliera.

Carmucinu add. Molle, delicato al tatto; forse come la pelle del coniglio (carmuciu).

Carmuciu. s. m. Coniglio giovine: conigliuolo. || Per ischerzo si dice a ragazzo: marmocchio, soldo di cacio, caramogio, s’usa anco in f.: pulzelletta. || V. caramuciu.

Carnabusci. V. curniceddi di manciari.

Carnacceru. V. carnivuru (Fr. carnassier).

Carnaciumi. V. carnaggiuni.

Carnaciutu. add. Pieno di carne, grasso: carnacciuto.

Carnàggiu. s. m. Ogni carne da mangiare: carnaggio. || Ciò che si conviene dover dare i fittajuoli o censuari di poderi a’ loro padroni, oltre al canone, di biade, frutta, vino, olio, ecc. o in animali.

Carnaggiuni. s. f. Colore, esterna apparenza della carne dell’uomo: carnagione. || Carne: carnagione. || bona carnaggiuni dicesi a chi non si appicca facilmente malattia, e tinta carnaggiuni al contrario. || Sta pure per abito, costume di famiglia buono o cattivo: vezzo.

Carnàla. s. f. Sepoltura comune di spedali o simili luoghi: carnajo. || Sepolcro particolare di alcune famiglie: avello, tomba. || Per sin. Luogo fetido, pieno di brutture: lezzume. || Piaga inciprignita o altro malore cutaneo che mandi puzzo di morticcio, dicesi ancora per sim.

Carnalazzu. add. pegg. di carnali: carnalaccio.

Carnali. add. Di carne, secondo la carne: carnale: onde, frati, soru carnali: fratelli, sorelle carnali; dello stesso padre e della stessa madre. || cucinu carnali V. cucinu. || Ogni parente stretto: carnale, ed è anche s. || Lussurioso, colpevole di carnalità: carnale. || T. mar. Canapo a più doppi, che passa per due bozzelli a più taglie e serve ad issare qualunque cosa: carnale (Zan. Voc. Met.). Sup. carnalissimu, molto lussurioso: carnalissimo.

Carnalità e Carnalitati. s. f. Vizio di diletto della carne: carnalità, carnalitade, carnalitate. || Concupiscenza ridotta in atto: carnalità. || Affetto procedente da consanguineità: carnalità.

Carnalmenti e Carnalimenti. avv. Secondo la carne: carnalmente. || Mondanamente, alla maniera degli uomini carnali: carnalmente.

Carnara. V. carnala. || T. mar. Fune che passa pel calcese dell’albero maestro e serve a sostenere i pesi gravi che debbonsi imbarcare: carnara (Zan. Voc. Met.).

Carnavuci. V. curniceddi di manciari.

Carnazza. s. f. pegg. di carni: carnaccia. || Dicesi per isvilimento parlandosi del corpo umano: carnaccia.