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CAP — 160 — CAP

legata verso ad un terzo dell’antenna: paroma.

Capubbu. s. m. Veste con cui coprirsi anco il capo: bacucco.

Capucàccia. s. m. Sopraintendente della caccia: capocaccia.

Capucanali. s. m. Principio d’un corso d’acqua, o canal maggiore.

Capucollu. s. m. Spezie di vivanda porcina salata: capocollo.

Capucòmicu. s. m. Il capo de’ comici: capocomico.

Capudannu. s. m. Il principio dell’anno: capo d’anno. || dari lu bon capu d’annu, augurar felice l’anno: dar il capo d’anno.

Capudògghiu. s. m. T. zool. Poppante che ha una proboscide rivolta in su. Divien lungo 25 piedi; sul dorso ha un aculeo acuto col quale ferisce, dal suo capo si trae olio: capodoglio, orca.

Capudopera. V. in capu.

Capufrusta. s. m. Manico della frusta.

Capufuscu. s. m. T. zool. Uccello nero, ma il sotto, la fronte, lo specchio delle ali, i lati della coda bianchi: capinera. Muscicapa tricapilla L.

Capujocu. s. m. Numero principale, nel lotto, che precede altri numeri reiteratamente.

Capulavuru. s. m. Lavoro perfetto: capolavoro.

Capuliamentu. s. m. Tagliuzzamento. || Tritamento.

Capuliari. v. a. Minutamente tagliare: tagliuzzare. || Ridurre in minuzzoli: tritare. || Tritar la carne con istrumento tagliente per farne polpette o altro: battere (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). || Fig. Soperchiare. || putiri capuliari ad unu, modo prov. Trovarlo sempre al suo posto per trarne utile secondo le proprie voglie. || E met. non trovar modo d’indurlo a checchessia. || Rifl. per esagerazione: abbaruffarsi. || Adirarsi fortemente: arrapinarsi. P. pass. capuliatu: tagliuzzato. || Tritato. || Battuto (Sp. capolear: tritare).

Capuliatu. s. m. Carne tritata per uso di cucina: battuto.

Capuliaturi. s. m. Legno piano dove si trita la carne: tagliere. || Il coltello con cui si trita: coltella, batticarne (a Firenze).

Capulista. s. m. Il primo segnato in una lista: capolista.

Capumastru. s. m. Artefice principale che ha altri sotto di sè: capomaestro. || Per sim. Chi sopraintende ad altre cose: capomaestro.

Capumortu. V. in capu.

Capumposta. s. m. Capo e reggitore dei mulattieri, asinai ecc.: guidatore.

Capumusica. V. capubbanna.

Capunata. s. f. Manicaretto ov’entra del pesce, petronciani o carciofi ed altri condimenti, e si mangia per lo più in freddo.

Capunatina. V. capunata.

Capuneddu. s. m. dim. di capuni: capponcello.

Capuni. s. m. Gallo castrato: cappone. || Per baja detto ad uomo: evirato, eunuco. || T. zool. Sorta di pesce di superficie liscia, azzurra carica, e nel ventre ch’è bianco una tinta di giallo d’oro: ippuro. Coriphaena hippurus. || T. mar. Paranco composto di un bozzello o taglia a tre raggi, corrispondenti a tre puleggie situate in ciascuna grua: cappone. || – a fossa. T. mar. Stanza posta affatto all’indietro in una galera e sotto la poppa: gavone (Zan. Voc. Met.).

Capupàggina. s. f. T. tip. Fregio ed ornamento di getto o d’intaglio, che si mette in capo alle pagine dei libri: capopagina.

Capuparti. s. m. Capo d’una setta: capoparte.

Capupòpulu. s. m. Chi si fa capo del popolo per sommuoverlo: capopopolo. || Promotore od autore di qualche bizzarria, ghiribizzo: sommovitore, arruffone.

Capupostu. s. m. Colui che sopraintende agli altri nella guardia. Ho udito in certi luoghi chiamarlo: capoposto.

Capurali. s. m. Grado fra’ militari, il primo immediatamente più del soldato: caporale. || Sergente di giustizia: birro, berroviere.

Capuralicchiu. s. m. dim. di capurali: caporaluccio.

Capuriuni. s. m. Chi sommove, chi mette in mezzo novità, bizzarrie o altro: caporione, arruffone.

Capurràisi. s. m. T. pesc. Scafo di nave che si avvicina alle reti allorchè si tiran in terra, e donde si ferisce il tonno. || Capo de’ pescatori, V. ràisi || fari lu capurràisi: far il capopopolo.

Capurrètina. s. m. Quella bestia che mena per suo uso il mulattiere, alla quale lega in fila dietro le altre: bardotto. || Lo stesso mulattiere: guidatore. || Per trasl. chi si fa capo, e precede gli altri: primajo, maggiorente.

Capurrùnna. s. m. Capo della ronda. || Per bargello.

Capusatu. s. m. Vano che è sotto la scala: sottoscala.

Capusbannutu. V. capubbannitu.

Capuscòla. s. m. Chi si fa capo di scuola sia in arte che in altre discipline: caposcuola.

Capusirratu e Squatru-fausu. s. m. T. legn. Squadra mobile di legno, i cui regoli s’incastrano l’uno nell’altro: calandrino.

Capusoldu. s. m. Ciò che s’aggiunge al soldato benemerito sopra la paga: caposoldo. || Per sim. quel soprappiù che si dà oltre al valore di una cosa, quando vi è impegno di acquistarla: soprammercato.

Capusquatra. s. m. Comandante della squadra: caposquadra. || Capo di banda rivoltosa: capobanda.

Capustornu. s. m. T. vet. Malattia che vien a’ cavalli, pecore ecc.: capostorno. || pigghiari lu capustornu, detto ad uomo instabile che agevolmente cangia parere: essere banderuola; o che s’ostina irragionevolmente: esser cocciuto. || È imprecazione: accidente!

Caputa. s. f. Astratto di capire, attezza a contenere: capacità, tenuta. || Vaso o altro che contenga: recipiente.

Caputavula. V. in capu.

Caputìmula. V. capitinia.

Caputortu. s. m. T. zool. Uccello di passo, di vari colori: torcicollo, tortocollo. Yunx torquilla L.

Capuversu. s. m. (pl. capiversi). Cominciamento di capitolo di scrittura e quella parte che suol restar a mente: capoverso. || Norma di ragionare che si dà altrui quando gli si commette un affare: notarelle.

Capuvivituri. s. m. Gran bevitor di vino: beone.

Capuzzari. v. intr. Minacciare, volere star a fronte: braveggiare (Da capu).

Capuzziari. v. intr. Piegar il capo, quando si comincia a dormire, non essendo a giacere: inchinare, far le riverenze (Da capu).