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CAP — 159 — CAP


Cappuccinu. s. m. Frated’una delle regole di S. Francesco: cappuccino. || curcarisi cappuccinu, modo prov., mettersi in letto senza fornimento. Perchè i cappuccini eran i più poveri dei frati, e insegnavan al popolo come invece di lavorare si potesse vivere d’accattoneria. || Arnese col quale si cola il vino: calza. || Piccolo mantello con cappuccio: capperone.

Cappùcciu. s. m. Abito che cuopre il capo in cambio di cappello: cappuccio. || Quello che portan i frati: cappuccio, scapolare. || mettiri cappa e cappucciu: rincappellarsi di vestimenta. || Arnese con cui si cola il vino: calza. || Quel pezzo di tela, per lo più ricamata, che si mette alle spalliere di poltrone o canapè, affine di non conciarle col capo appoggiandovisi: capezziera (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Cappùcciu. add. È qualificativo di vari erbaggi e fiori che cestiscon in forma di cappuccio. || cavulu cappucciu: cavolo cappuccio.

Capputteddu. s. m. dim. di cappottu: cappottino (Non è nei vocabolari, ma parmi d’uso). || Drappo di seta o altro ricco panno con cui si cuopre la creaturina nel portarla a battesimo: mantellino (Car. Voc. Met.).

Capputtinu. (An. Cat.) V. mantellu.

Capriari. v. intr. Far cavriuole. || Far mescuglio: mescugliare.

Capriata. s. f. Mescuglio.

Capricciu. V. crapicciu e tutti i derivati.

Capricornu. s. m. Uno de’ segni zodiacali: capricorno.

Caprinedda. s. f. T. bot. Pianta con radice carnosa giallastra fuori, biancastra dentro, d’odor aromatico, e sapore piccante: fiore porporino; frutto in siliqua con uno o due semi solidi di un sapore di fava: psorale. Psoralea pentaphylla.

Capriola. s. f. Salto che si fa in ballando, sollevandosi diritto da terra con iscambievole mutamento de’ piedi: cavriuola, capriola. || T. cavall. Salto che è una delle arie sollevate del cavallo: capriola. || vinirisinni ’n capriola, modo prov., giugnere a tempo.

Capriolu. s. m. T. zool. Poppante che ha le corna diritte, nodose e terminanti in due punte: il corpo baio scuro: capriuolo. Cervus capreolus L.

Caprittu. V. capriolu.

Capriulè. V. crapiulè.

Capu. s. m. Testa: capo. || Parte superiore, principio: capo. || veniri a capu d’una cosa, conseguirla: venir a capo. || Fig. Guida, governatore, superiore: capo. || Fune grossa: cavo, canapo. || Parte di discorso, di scrittura: capo, capitolo. || Punto, questione, ragione: capo. || Punta di terra che sporge in mare: capo. || Seguito da sostantivo in senso di elogio dinota eccellenza, superiorità; in senso di spregio è peggiorativo di quel tal nome che lo segue. || Capo della matassa che si lega per ritrovarlo: bandolo. || capudopera o capulavuru, lavoro perfetto: capo-lavoro. Per met. furbo: cappato. E T. agr. capu d’opera o capu ’mposta è il capo di cinque uomini che mietono. || da capu, posto avv., da principio: da capo. || Presso i tessitori a un capu, a dui capi, dicesi di drappo a uno o a più fila: a uno o a due capi. E generalmente capi le fila di ogni sorta e per qualsiasi uso. || nun pigghiari o nun truvari nè capu nè cuda, modo prov., trovarsi confuso, non saper uscire da un imbroglio: non raccapezzarsi, non trovare od avere nè capo nè coda. || – di robba, ogni qualunque materiale che non istia solo, ma con altre cose di diversa specie, che servan ad un oggetto, p. e. ottu capi di robba, vale altrettanti ingredienti o componenti di checchessia. || – di latti, la parte più gentile, il fiore: capo di latte. || – mortu. T. chim. Quella materia che rimane nel fondo delle bocce, dopo la distillazione de’ minerali od altro, e per qualunque rimasuglio di checchessia: capo-morto. || – di regnu, dicesi per ischerzo a chi suol far il maligno. || – di mulinu, riparo che si fa ne’ flumi per rivolger il corso delle acque ai mulini: pescajo. || da capu a funnu, modo avv., da principio alla fine, tutto: da cima a fondo. || capi. T. pesc. L’apparato di funi: sarzia (An. Cat.). || T. pesc. Sottile e lunga fune con cui si tira a terra la sciabica: spilorcia. || Quella corda che attaccata alla rete delle bilancelle serve come per allungarla e tirarla in barca: sferzina. || ’n capu, modo avv.: sopra, in cima, || ’n capu di la scala: in cima alla scala (Buonarroti dice: in testa di scala; in senso poco differente Bartoli dice: in capo al mondo). || ’n capu all’annu o di l’annu, al termine di esso: a capo dell’anno. || T. giuoc. jiricci unu o dui ecc. punti ’n capu: andare di un punto di più, p. e. invece di dir 34 dire 35. || – di infasciari. T. mar. Quelle corde intrecciate, che si metton sotto le funi, colle quali è ormeggiata la galea, acciò non si rodano: mantelletti (Zan. Voc. Met.). || – di rimorchiu. T. mar. Fune che attaccata a una nave serve per rimorchiarla contro la corrente: alzaja. || – da ormiggiu. T. mar. Fune che ferma il bastimento senza l’àncora in qualche punto di terra: amarra, ansiera (Zan. Voc. Met.). || – di manubbulu. T. mar. Quelle manovre la di cui disposizione debbesi variare frequentemente nel corso della navigazione come sono le scotte, le boline, le mure, ecc.: manovre correnti o volanti (Car. Voc. Met.). || – di tagghi. Carrucola grande per elevar grossi pesi. || – d’agghi, tutto l’aglio tolte le frondi: capo d’aglio. || milli capi di bestii, per dire mille bestie: mille capi di bestie. || Parlandosi di panni, vesti ecc., esprime tutta la veste ecc.: capo. || Detto d’acqua vale polla, vena: capo. || – d’annu, di misi, principio: capo d’anno, di mese. || – di casa, chi regola e fa le spese alla famiglia: capo di casa. || – di tavula, il luogo più degno della tavola: capo di tavola. || a capu tavula, in principio della tavola. || – di parancu. T. mar. La corda che dopo essere passata e ordita per tutti i raggi di un paranco, è libera e sulla quale si fa forza per far agire il paranco: vetta di un paranco (Zan. Voc. Met.). || – di banna. T. mar. L’estremità del bordo che termina agli allungatori, e che impedisce che l’acqua entri ne’ membri del bastimento: capo di banda, sola, piattobordo.

Capubbànna. s. m. Colui che dirige una banda musicale: capobanda.

Capubbannìtu. s. m. Capo dei banditi: capobandito.

Capubbònu. s. m. T. mar. Corda raddoppiata e