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CAM — 147 — CAN


Camùgghiu. (Valenti) add. Rozzo, non civile, ignorante: bozzone. O come direbbe Villani: grosso.

Càmula. s. f. Verme che rode il legname: tarlo. || Quell’insetto che rode la lana, i libri e simili cose, che poscia si trasforma in farfallina: tignuola. || Polvere prodotta dal tarlo: tarlo, tarlatura. || met. Persona molesta, importuna: zecca, mosca culaja, seccafistole. (Pasq. lo crede derivante dall’arabo camola: consumare).

Camulari. V. camuliri.

Camulatura. s. f. Polvere prodotta dal tarlo: tarlatura.

Camuliari. V. camuliri.

Camuliri e Camulirisi. v. intr. e intr. pass. Esser roso dal tarlo: tarlare, intarlare. || Esser roso dalle tignuole: intignare. || camulirisi lu sensiu, o lu ciriveddu o li civa di li corna, lambiccarsi il cervello: stillarsi o beccarsi il cervello. P. pass. camulutu: tarlato, intarlato. || Intignato.

Camulusu. add. Seccatore, nojoso.

Camumidda, Aumidda e Agumidda. s. f. T. bot. Pianta odorosa medicinale; ha stelo liscio; foglie sessili alterne, arci-composte; fiori piccoli d’un odor nauseante, a raggio bianco: camamilla, camomilla. Matricaria chamomilla L.

Camurra. s. f. Propriamente malatolta che riscuotesi da giocatori ossia camurristi sovra altri: scrocco. || Qualunque prepotenza, trufferia organizzata: camorra. Questa colla piaga sociale che esprime, venne contemporaneamente qui e a Napoli dalla Spagna ove camorra suona, rissa, prepotenza. Oltre i pregiudizi, la miseria, l’albagia e l’abbrutimento è una delle belle cose lasciateci da quel dominio.

Camurrìa. s. f. Malattia venerea, contagiosa: gonorrea. || met. Ciò che infastidisce, secca di molto: seccaggine, ricadia.

Camurrista. s. m. Colui che prepotentemente riscote un tanto sulla vincita a’ giuocatori dei trivii o delle carceri, per regolar il giuoco, e far da arbitro: scroccone. || Chi fa prepotenze per tirare scrocco: camorrista. Malgrado quanto dice Pasq. questa voce ci venne regalata colla cosa espressa, dagli Spagnuoli nello immiserirci e renderci ubbiosi, orgogliosi ed oziosi. Speriamo che il genio italo si riabbia!

Camusciu. s. m. Il maschio della camozza. Poppante che ha le corna lisce, ritondate e diritte ma terminate in uncino; color bajo bruno; è grosso come un becco: camoscio. || Pelle del detto animale: camoscio.

Canagghia e Canaglia. s. f. Gente vile, abietta: canaglia, bordaglia. || Per moltitudine di gente plebea: canagliume, popolazzo, plebaglia, bordaglia ecc.

Canagghiazza. (Mal.) pegg. di canagghia: canagliaccia.

Canalaru. s. m. Chi fa o vende tegoli, doccie, ecc. in generale si chiama: fornaciajo.

Canalata. s. f. Fila di tegoli. || L’acqua piovana che scorre e versasi dalle gronde: grondaja. || Incavatura fatta a bella posta per farvi scorrer acqua: valletta. || Colpo di tegolo scagliato: tegolata. || Per semplice canale.

Canalazzu. s. m. pegg. di canali: canalaccio. || Tegolaccio.

Canaleddu e Canalettu. s. m. dim. di canali: canaletto, canalino. || Tegolino. || Scanalatura nella lunghezza sia del subbio che del subbiello per incastrarvi la bacchetta: canale (Car. Voc. Met.).

Canali. s. m. Luogo naturale o artificiale dove scorre o si fa scorrer l’acqua: canale. || Luogo ove il mare è stretto: canale. || Letto di fiume o valico stretto tra due monti: canale. || T. anat. Tutti i vasi del corpo per cui corrono fluidi: canale. || Arnese di terra cotta lungo e arcato che serve per coprire i tetti; quelli di sotto: tegola, quelli di sopra: tegolo, doccio. || livarisi di li stizzi e mittirisi a li canali, prov. di chi volendo migliorare deteriora: fuggire o scansare l’acqua sotto le grondaje. || T. legn. – di ’ncastrari, incavo entro un pezzo di legno, per incastrarvi il dente di un altro pezzo: canale da calettare. || a canali, modo avv., a forma di tegolo: a tegolo. || – a la rumana o a tevula V. imbrici.

Canaliari di suduri. Docciare, grondare di sudore, sudar in copia.

Canalicchiu. s. m. dim. di canali: canaluccio, canalino. || Tegolino.

Canaluni. s. m. accr. di canali. || Quel tubo grosso di terra cotta o latta ch’esce dalla gronda per versar fuori l’acqua raccolta: grondone, grondaja.

Cananuni. V. cannavu.

Canapè. s. m. Specie di mezzo letto a spalliera e bracciuoli, di lusso: canapè.

Canarinu. s. m. Passero: canarino V. canariu. || add. Del colore del canarino: canarino.

Canàriu. s. m. T. zool. Uccello noto, tutto giallo, e alle volte varia nel verde, il becco carnicino: canario. Fringilla canarina L.

Canata. s. f. Riprensione, rabbusso: canata. (Mort.).

Canavu. V. cànnavu.

Canazzu. s. m. pegg. di cani: canaccio, cagnaccio, cagnazzo.

Cancareddu. s. m. dim. di cancaru: gangherello, gangherino, gangheretto.

Cancariari. v. intr. || Il divorare ingiustamente che altri fa delle nostre sostanze con nostro dispetto: smagare, sciupinare, buggerare.

Cancariata. s. f. Riprensione: rabbuffo, canata. || fari ’na cancariata ad unu, correggerlo, ammonirlo con grida e minacce: far una ripassata ad alcuno.

Cancarina. V. cancrena. || Interiezione: cappita! cazzica! canchero!

Càncaru. s. m. Due strumenti di ferro inannellati, piccoli che servono per congiungere i coperchi agli armadii, casse, o le piccole imposte di sportellini: ganghero. || Quei ferri uno de’ quali è uncinato e l’altro ha l’anello, i quali ingessato uno al muro e incastrato l’altro all’imposta servon per far girare questa: cardini, gangheri. – masculu o ganciuni: arpione, quello che ha l’ago; – fimmina: bandella, quella che ha l’anello e che infila nell’ago. || Tumore od ulcera di pessima condizione che va rodendo, con grande spasimo; ha intorno varie vene varicose le quali sembrano le gambe del granchio: canchero, cancro. ||Imprecazione: canchero! || Esclamazione: cancherusse