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Caforchiu. V. crafocchiu.

Cafuddamentu. s. m. Zombamento. || Stivamento.

Cafuddari. v. a. Dar percosse: zombare, tambussare. || Strettamente unire insieme: stivare. || Ingojare troppo e frettolosamente senza masticare: trangugiare. Da fuddari e la particella κατά sincopata, che dà più forza. P. pass. cafuddatu: zombato, tambussato. || Stivato.

Cafuddaturi. verb. m. Chi zomba: zombatore. || Verga con che si batte la pecora scannata dopo soffiato fra la carne e la pelle. || Asta con cui gli artiglieri parano.

Cafunarìa. s. f. Rozzezza, goffaggine.

Cafunazzu. accr. di cafuni: goffone, rozzone.

Cafuneddu. dim. di cafuni: rozzetto. || Mal messo: sciamannato.

Cafuni. add. Rozzo, goffo. || Mal in arnese: sciamannone. (Forse da goffone si fece coffuni indi cafuni).

Cagghia. V. vergogna.

Cagghiari. V. quagghiari. || Per tacere (Scob.) (Dallo Sp. callar, e in Sardegna dicon ancora cagliare per tacere).

Cagghiostru e Cagliostru. s. m. Giuntatore ed astuto solenne: cagliostro. Dal celebre conte Cagliostro Siciliano.

Caggiunari. v. a. Produrre, esser cagione: cagionare. P. pass. caggiunatu: cagionato.

Caggiuni. V. caciuni.

Cagna. s. m. Così a Piazza, la femmina del cane: cagna.

Cagnolu. s. m. Cane giovane: cagnuolo. || cagnoli, mensole che sostengon il balcone V. gattuni.

Cagnuleddu. s. m. dim. di cagnolu: cagnolino. || Piccola pistola: terzetta. || – d’acqua, insetto che solca la terra negli ortaggi e dannifica le radici delle piante: zuccajuola. || Strumento per cavar denti: cane.

Cagnulineddu. s. m. dim. di cagnulinu: cagnolinetto.

Cagnulinu. V. cagnuleddu.

Caiccheddu. dim. di caiccu.

Caìccu. s. m. T. mar. Piccola barca di servigio di una nave grossa per trasporto di uomini, roba ecc.: caicco. || Fig. Esploratore segreto: mandatario. || jiricci appressu com’un caiccu: star alle costole d’alcuno.

Caicuni. s. m. Il buco della carbonaja che vi si fa per appiccarvi il fuoco. || – di furnu: camino, spiraglio del forno. || – di vutti V. cupuni.

Caira. vela caira V. quatra.

Cajella. s. f. Vestimento da camera a guisa di giubbone, che scende sino ai ginocchi: cioppa, cioppone. || Per bugiacca V.

Cajitu. s. m. Caporione, capopopolo (Valenti)

Cajonza. s. f. Legno lungo e sottile da giuocar al trucco: asta.

Cajòrda. s. f. Sozza, schifa: sordida. || Femminaccia di mondo: cialtrona. || Pigra: carnaccia. (Pasq. dall’Eb. hajordah: che s’umilia, s’avvilisce).

Cajordamenti. avv. Sordidamente, sozzamente.

Cajòrdu. s. m. Sozzo, schifo: sordido. || Fuggifatica, carnaccia.

Cajuddu. s. m. Che va ozioso in giro: vagabondo, girellone.

Càjula. s. f. Ornamento del capo, usato dalle donne Albanesi Siciliane. (Gr. καλυντρον: capelliera) || Prov. arristari ’n cajula e ’n cammisa, rimanere povero: restare in sul mattone. || li birritti canuscinu li càjuli, nel senso retto, l’uomo conosce la donna; fig.: un diavolo conosce l’altro. || D. B. dice che è anche la prima bava de’ bachi da seta: sbavatura. || Per malafia V.

Cajulidda. s. f. dim. di càjula.

Cajurdarìa. s. f. Azione da cajorda: cialtroneria. || Sudiceria, sordidezza.

Cajurdazza. s. f. pegig. di cajorda: cialtronaccia.

Cajurdazzu. s. m. pegg. di cajordu: sudicione.

Cajurdiari. V. allurdari.

Cajurdotta. s. f. dim. di cajorda: cialtroncella.

Cajurduna. s. f. accr. di cajorda: sudiciona nel senso di costumi.

Cajurduni. s. f. accr. di cajordu: sudicione.

Cala. s. m. T. mar. Seno di mare dentro terra, ove può trattenersi alcun tempo un piccol naviglio: cala.

Calabbrisi. s. m. Nome di sorta d’uva nera, e il vino di essa: calabrese, canajuola. || Vangatore. Perchè i Calabresi vangavano a prezzo.

Calabbrisella. s. f. Gioco di carte che è il tresette in tre: calabresella.

Calaceddu, Calacettu. s. m. dim. di calaciu: calicetto.

Càlaciu. s. m. Vaso sacro che il sacerdote adopra nella messa: calice.

Calaciunazzu. s. m. pegg. di calaciuni. || Fig. Persona di grande statura, e di niun senno: disutilaccio.

Calaciuni. s. m. accr. di calaciu: calicione. || Strumento musicale a due corde accordate in diapente: colascione. || Detto ad uomo; grande di corpo e mezzo scemo: merendone, sparagione.

Calaciuzzu. s. m. vezz. di calaciu: caliciuzzo.

Calafatari. v. a. T. mar. Ristoppare i navigli, cacciando stoppa a forza di maglio ne’ commenti, e in qualunque parte potesse penetrar l’acqua: calafatare. P. pass. calafatatu: calafatato.

Calafatu. s. t. T. mar. Chi calafata le navi: calafato.

Calai o Calaju. s. m. Gingillo qualunque, e generalmente un pezzo di carta, che in carnevale i fanciulli vanno appiccando dietro alle persone per poi dar la berta; a Firenze il chiamano: scala. È voce composta ca l’hai.

Calamarèra. s. f. Arnese che contiene il calamajo, il polverino, e alle volte le ostie ecc.: calamajo a scrivania, scrivania (Car. Voc. Met.).

Calamaru. s. m. Vasetto ove sta l’inchiostro e s’intinge la penna: calamajo, calamaro. || – cu lu spunzolu, quello il cui inchiostro immolla stoppa o altra cosa solla e cedevole: calamajo a stoppaccio. || T. zool. Sorta di mollusco di corpo quasi cilindrico aguzzato, coda ancipide romboidale; per mezzo di tubercoli attacca le sue braccia agli scogli: calamajo, totano, lolligine. Loligo sagittata Lam.

Calambèrsicu. (Mal.) V. càccamu.

Calambrai. s. f. Sorta di tela finissima cambragio, cambraja. Da Cambrai ove si fabbricava.

Calameddu. s. m. dim. di càlamu.

Calamentu. s. m. Calamento. || T. pesc. Pezzo di corda grossa colla quale si gettan a mare le nasse.

Calaminnuni. s. m. Sciocco: babbione, baccellone.

Calamita. s. f. T. min. Sostanza naturale che ha proprietà di attrarre: calamita. || Met. Attrattiva: