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CAC — 137 — CAC

cosa si perde d’animo: cacarsi sotto o addosso, farsela nelle brache. || cacari carta, imbrattar fogli nell’imparar a scrivere: scarabocchiare, schiccherare, impiastrar fogli. || caca a l’addritta, dicesi per ischerzo a chi procede con più gravità del conveniente: cacasodo. || cacari sodu, fig. usare ampollosità, ostentar grandigia: spampanare, esser cacaloro. || cacari o fari cacari ’na cosa, pagar il fio: scontar collo sgozzino. || farisi cacari ’mmucca, lasciarsi sopraffare: lasciarsi cacar in capo.

Cacariamentu. V. cacaredda.

Cacariarisi. v. intr. e a. freq. di cacari: sconcacare, sbotrare. || Avere gran paura: cacarsi sotto. P. pass. cacariatu: sconcacato.

Cacariddari. v. intr. Cacar tenero, aver il corpo sciolto: squaccherare, squacquerare.

Cacariddusu. V. cacaruni.

Cacaruni. s. m. Che caca di molto: cacone (a Firenze). || Pauroso molto: cacacciano, finimondone.

Cacasangu. s. m. Dissenteria: cacasangue. || È imprecazione: cacasangue.

Cacasipala. V. passaru.

Cacata. s. f. L’atto del cacare: cacata. || Quello sterco che in una volta fa l’animale, l’uomo: cacata, meta, (e stretto). || fari ’na cacata, met. abbandonar una cosa. || Donna vile e di mal affare: cacatessa, toppona, torcia. E per ischerzo la ganza: patita. || Il flusso del ventre: cacata, soccorrenza. || vali cchiui una bona cacata ca una manciata, se non vale più, certo è un bisogno grande come l’altro.

Cacatedda. s. f. dim. di cacata: cacatina, cacatura. || Per sim. di alcune cose in picciolissima quantità, e che potrebbero essere abbondanti: un miccino, un pochetto.

Cacaticchiu. s. m. Vano orgoglio nelle maniere, sostenute pompose: sicumèra, fasto, cacca. || mittirisi in cacaticchiu: entrar in pretensione, spocchiare. || Voler signoreggiare: voler soprastare, sopraffare.

Cacatina. V. cacata.

Cacatònica. s. m. Per ischerno dicesi di chi sia uscito da qualche ordine religioso: sfratato.

Cacatu. add. Cacato. || Sommamente allegro e vanitoso, e talvolta senza ragione: ringalluzzolato.|| lu cacatu ’nciuria lu pisciatu, dicesi di chi riprende in altri il proprio vizio: cencio dice male di straccio. || cu’ ha cacatu spinci l’anca, chi fa il male ne fa la penitenza: chi ha fatto il piscio a letto lo rasciughi.

Cacatura. s. f. Escremento di animale piccolissimo: cacatura.

Cacaturi. s. m. Luogo dove si caca: cacatojo. || Per sim. luogo sporco e ributtante: porcile, trojajo.

Cacau. V. cacausu.

Cacausu. s. m. T. bot. Pianta che ha il tronco arboreo, la scorza rossiccia, le foglie alterne, picciolate, integerrime, grandi, lisce, venose al di sotto; fiori piccoli senza odore, giallicci, a fascetti sparsi nel tronco e ne’ rami: il frutto coriaceo, rosso punteggiato di giallo o al tutto giallo con dieci strie sui lati: cacao, caccao. || Pel frutto, che è uno de’ principali ingredienti della cioccolata: cacao, caccao. || butiru di cacausu, è il grasso della mandorla del cacao cavate per ebullizione, che serve per emolliente: butirro di cacao.

Cacazza. s. f. Cacata di animali piccolissimi, mosche, pulci ecc.: cacatura. || – d’occhi V. cuzzica. || – d’oricchi, quella materia gialliccia che si genera nelle orecchie: cerume. || – di ferruo di zingaru V. cacazzina. || Macchia d’inchiostro caduta dalla penna o simile: sgorbia.|| T. bot. cacazza di turdu: vischio comune. Viscum album L. || cacazzi di palummi, stereo di colombi: colombina. || – di gaddina, sterco di polli: pollina.

Cacazzaru. s. m. Chi caca in più tratti ed in parecchi luoghi: scacazzante.

Cacazzata. V. cacazza.

Cacazziari. v. a. Cacare in più tratti e in diversi luoghi, invece di in un tratto e in un luogo: scacazzare. || Imbrattar di scorbi le carte inutilmente: sgorbiare, impiastrare.

Cacazziata. s. f. Lo scacazzare: scacazzìo.

Cacazzina. s. f. V. cuzzica. || – di ferru, materia che si separa dal ferro allorchè si ribolle nelle fucine: scoria, rosticci, stozzaccio, scea.

Cacazzu. s. m. Quel terrore che ci viene da subita paura, che cagiona battimento di cuore e frequente alitare: battisoffiola, rimescolamento.

Cacazzuni. s. m. accr. di cacazzu: cacacciona.

Cacca. s. f. Voce bambinesca per dire merda o cosa sporca che non vogliamo tocchino: cacca, bea. || Cispa che casca dagli occhi: cacca. || parrau Seneca e dissi cacca, per ischerzo si dice quando altri dice uno sproposito in tuono di importanza. || fari la cacca, cacare: far la cacca.

Càccamu. s. m. T. bot. Pianta che ha lo stelo diritto, ramoso, le foglioline lineari, i fiori scuri: loto, bagolaro. Lotus jacoboeus L. Giracolo. Collis australis L. || Il frutto del loto è quanto un cece con pelle coriacea polpa dolcigna e un nocciolo piccolissimo: bacche del loto, bagola. || Dal Gr. κοκκος quasi coccola. || Caldaja grande ove si coce la liquorizia macinata. || Per scaccanu V.

Càcchiu. Esclamazione invece di una sconcia parola: cacchio.

Caccia. s. f. Perseguitamento di bestie o bestioline con armi o con inganni per prenderle: caccia. || Gli animali che in cacciando si pigliano: caccia, cacciagione. || Luogo acconcio e riservato alla caccia: caccia. || caccia guardata luogo nel quale è proibito il cacciare: bandita. || dari la caccia, accelerar il corso delle bestie da soma, da corso ecc., perseguitare: dar la caccia. || jiri a caccia d’unu, volerglisi cimentare. || jiri a caccia di una cosa, far quel che si può per ottener tal cosa: andar a caccia di checchessia. E significa mettersi a rischio di qualche danno, p. e. tu vai a caccia a bastunati: tu vai a caccia di bastonate. || È termine del giuoco del pallone, e significa il luogo dove il pallone si ferma secondo certe leggi: caccia. || caccia a la misa: caccia all’aspetto, aspettando fermo la caccia (An. Cat.). || caccia cu la cucca, uccellagione colla civetta: fischierella, chiurlo.

Cacciadiàvuli. s. m. Scongiuratore: cacciadiavoli. || Persona spiritosa, vispa che non si lascia di leggieri abbindolare: demonietto.