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ZAC — 1112 — ZAM


l'acqua: mota. || Per zoddaru (Vinci dall’Ebr. tsanac: vingolo).

Zaccariari. V. pistari.

Zaccarruni. V. zancarruni.

Zaccaru. add. Sporco: sudicio.

Zaccaruni. accr. di zaccaru.

Zàcchia. s. f. Spazio di terreno cavato per lungo: per ricevere e fare scorrer l’acqua: fossa, zana. || – di mulinu: gora.

Zàcchiti. Voce albanese, che vale anco fra noi: soprassello.

Zaccuneddu, dim. di zaccuni.

Zaccuni. s. m. Legnetto a forca che impedisca al vitello di poppare (Forse corruzione di saccuni).

Zaccurafa. s. f. Ago lungo e grosso molto per lavori grossi: aguglione, quadrello, agucchiotto, ago da saccone, o da materassa. || Per magghietta (Presso Meursio si trova σακκο ραφιν per lèsina, quasi dire cuce sacchi).

Zaccurafari. v. a. Cucire o pungere coll’ago da saccone.

Zafagghiuni. V. ciafagghiuni.

Zaddacca. s. f. Pavimento di battuto impenetrabile che si fa sui tetti.

Zafali. V. pasturi (Sp. zagar: pastorello).

Zàfara. s. f. Malattia che proceda da spargimento di fiele: itterizia (Dallo zafferano che ha il colore simile a quel che dà alla pelle la itterizia).

Zafarana. s. f. T. bot. Pianta di radice membranosa, compressa, originata da un bulbo che perisce nel darle alimento; foglie radicali, strette, lineari; fiori violetti carnicini: zafferano, croco. Crocus sativus L. || Filetti di color rosso, che si trovano nel croco in numero di tre: zafferano. || a culuri di zafarana, che è a color di zafferano: zafferanato. || Prov. tuttu zafarana e nenti tinci, quando alla vista pare ad un modo che poi non l’è.

Zafaranatu. add. Fatto con infusione di zafferano, che è di color di zafferano: zafferanato.

Zafaranuni. V. cartamu.

Zafattiari. V. scarafuniari (Dice Vinci dallo Eb. zefet: pece. E a me pare debba avere la medesima origine dell’ital. inzavardare: intridere. Quasi chi sgraffigna si ugne le mani della roba altrui).

Zaffi. Voce esclamativa dinotante l’atto di chi carpisce: zaffe (z dolce).

Zaffiari. v. intr. Pestare nel molle, in una pozza.

Zaffina. V. zaffiru. || Riempimento che si fa in certi affossamenti ne’ poderi.

Zaffinata. V. zaffina al § 2.

Zaffiru. s. m. Gemma turchina, o porporina, spesso trasparente: zaffiro (z dolce ). A. V. ital. Zafino.

Zàfira. V. itterizia. (Macaluso-Storaci).

Zagagghia. s. f. Sorta di arme in asta: zagaglia (z dolce).

Zagagghiata. s. f. Colpo di zagaglia: zagagliata.

Zagalinu. V. zagualinu.

Zàgara. s. f. Fiore d’arancio, e alle volte di altra pianta (Sp. azahar: fior d’arancio). || Quella d’olivo: mìgnola. || Sorta di acqua nanfa.

Zagaredda. dim. di zagara. || Tessuto di cotone, di filo o anco di seta, stretto e lungo: nastro, fettuccia. Quelle falde che leva la pialla dal legname: truccolo. || attaccari zagaredda, attaccar baruffa.

Zagariari. V. azzagariari.

Zagariddaru. s. m. Tessitore o venditore di nastri: nastrajo. E in generale: merciajuolo.

Zagariddina, Zagaridduzza. dim. di zagaredda: nastrino.

Zagataru. s. m. Chi vende salumi, cacio, grasce e simili: pizzicàgnolo. || Chi fa monopolii, incettatore.

Zagatu. s. m. Bottega da pizzicagnolo: pizzicherìa. || Diritto o privilegio di vendere una cosa, concesso mercè pagamento o altro: monopolio. || Per tabaccherìa (Mal.). Forse perchè allora vi era la privativa pe’ tabacchi. || E per estensione anco per mercerìa. || fari zagatu, fare incetto, incettare.

Zagra. Accorciativo di zàgara V.

Zaguali, Zagualinu. add. Uomo vile e dappoco: cionno.

Zaguariari, Zaguazzari. V. sguazzariari.

Zagurdazzu. pegg. di zagurdu.

Zagurditati. V. ruzzizza.

Zagurdu. add. Rustico, incivile: zòtico. || Per sudicio. || V. ngurdu.

Zàinu. s. m. Sacco di pelle che portan dietro i soldati: zàino. || Sorta di concio che si dà al tabacco per dargli grato odore. || add. Cavallo bajo scuro o morello senza macchia alcuna: zàino.

Zàjira. V. zàgara.

Zalamina. V. lucerta.

Zalora. V. azzalora.

Zamarratu. V. inciuciunatu.

Zamarru. V. zimarra.

Zambù. V. zammù.

Zammàra. V. zabbàra.

Zàmmara. s. f. Sasso.

Zammatarìa. s. f. Luogo dove si tengono e si pasturano le vacche, pecore ecc., e dove si fa o si tiene il cacio: cascina, caciaja (Pasq. Da zammatò V.). || V. zammatò al § 2.

Zammataru. s. m. Custode della cascina: cascinajo. || Fabbricatore del cacio: caciajuolo.

Zammatiari. V. sguazzari. || Operare confusamente e senza buon esito: abborracciare || Imbrogliare, mischiare cose diverse: intrugliare.

Zammatò. s. m. Pane cotto in acqua: pappa. ||Poltiglia, e anco fanghiglia. || fig. Miscuglio di cose diverse o mal accozzate: guazzabuglio, intruglio. || fari a zammatò. || V, zammatiari. || (Ar. tzamam: coagulare, restrignere.).

Zàmmatu. V. zammatò al § 2.

Zammù. s. m. Spirito di vino con essenza di cimino, che si infonde in poca quantità nell’acqua da bere, per darle gusto: anice, fumetto. (Da zambuco per sambuco, forse prima estraevasi dalla zambuco).

Zammucaru. V. acquavitaru.

Zampa. V. ciampa.

Zampagghiuni, Zampalèu. V. zappagghiuni.

Zamparru, Zamparruni. s. m. Nodo che è nel tronco degli alberi: groppo. || V. zapparruni.

Zampazza. V. ciampazza.

Zampazzunazzu. pegg. di zampazzuni: gambonaccio.