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capitolo xxii. 71

Anastagio, la quale s’innamorò d’uno suo donzello ch’avea nome Amantino; e ’l donzello non vogliendo acconsentirle per paura dello Imperadore, costei si pensò di farlo morire. Sicchè passando un dì dinanzi all’uscio della figliuola del re, dov’ella giacea, ella cominciò a gridare: Accorrete, accorrete, chè Amantino m’ha votuta sforzare. E incontanente fu preso il donzello, e menato dinanzi allo Imperadore, e fu domandato se era vero quello che dicea la donzella; ed egli rispose di no. E lo Imperadore si mandò per la figliuola, e domandò come era stato il fatto, ed ella non rispose niente. Ancora la domandò, ed ella niente rispondè. Ed essendo domandata più volte, e niente rispondendo, disse un barone con modo di beffa: ell’aver forse perduta la lingua. E lo Imperadore si maravigliò forte di ciò, e felle cercare in bocca, e trovossi avere perduta la lingua. E lo Imperadore, veggendo questo miracolo, si fe lasciare il donzello; e allora tornò la lingua di subito alla donzella, ed ella manifestò la verità in presenza d’ogni uomo. Poi riconoscendosi peccatrice; e del pericolo corso e del beneficio ricevuto sentendosi a Dio molto tenuta, entrò in un munistero; e qui finì la sua vita al servigio d’Iddio.

CAPITOLO XXIII.

Della fortezza appropriata al leone.

Fortezza, secondo Macrobio, si è di tre maniere: la prima è a essere forte ed atante della per-