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capitolo xv. 53

citudine d’esperienza a poco vale. Della prudenza si legge nelle Storie Romane che cavalcando un dì lo Imperadore Zenone per un bosco, si trovò un filosofo solo, e si lo fece chiamare, ed egli non rispose; sicch’egli stesso lo chiamò, e quegli niente non rispondea. E veggendo ciò, si andò a lui, e domandò quello che faceva: allora il filosofo disse: io imparo sapienza. Disse lo Imperadore: insegnamene un poco: e il filosofo tolse una penna e scrisse questo: Ciò che tu vuoi fare, pensa che te ne può incontrare. E allora l’Imperadore tolse questa scritta, e tornossi a Roma, e félla conficcare nella porta del suo palagio. Sicchè stando uno tempo, gli suoi baroni si fermarono d’ucciderlo, e si promisono una grande quantità di danari a uno barbiero, perchè egli gli segasse la gola quando lo radesse; e questi baroni che avevano ordinato il tradimento si promisono al barbiero di scamparlo. E un dì, quando questo barbiero andava per radere lo ’mperadore, e per fargli quello ch’era ordinato, guardò alla porta del palagio, e vide quella scritta che dicea: Ciò che tu vuoi fare, pensa che te ne può incontrare. E incontanente si smarrì, e pensò che lo Imperadore l’avesse fatta mettere, perchè sapesse quello ch’eglino aveano ordinato di fare, e incontanente andò, e gittossi a’ piedi dello Imperadore, e domandò perdonanza, e manifestò tutta la crudeltà allo Imperadore, ed egli non sapea niente di questo fatto: e udendo ciò, si mandò per tutti gli suoi baroni ch’erano nel trattato della sua morte, e fecegli tutti morire, e perdonò al