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capitolo iii. 23

priare la invidia al nibbio, ch’è tanto invidioso, che s’egli vede gli figliuoli ingrassare nel nido, si dà loro nelle coste col becco perchè la carne si marcisca, acciocch’egli dimagrino. Seneca dice: Più lieve cosa è a fuggire il dispiacimento della povertà, che la invidia della ricchezza. Seneca dice: La invidia trae del male bene, e del bene male. Del vizio della invidia si tratta nella Somma de’ vizj, ove si dice che, siccome lo vermine consuma il legno, e le tarme le vestimenta, così consuma la invidia il corpo dell’uomo. Salomone dice: Quando il tuo nimico cade, non ti rallegrare del suo danno, perchè dispiace a Dio; e ciò vedendo, toràli la soma da dosso. Ancora: Chi si rallegra de’ mali altrui, non rimarrà impunito. Santo Gregorio dice: Nessuno è maggiore tormento al mondo come la invidia: là ove è la invidia non può essere amore. La maggiore vendetta che l’uomo fare possa dello invidioso si è a fare bene. Seneca dice: Non fare ingiuria a veruno; non fare se non bene, e allora darai molto che fare alla invidia. Se tu non fai ingiuria, tu non fai nimico: ma la invidia te ne fa molti. Ovidio dice: La invidia fa sempre parere alle persone maggiore biada negli altrui campi che ne’ suoi. Plato dice: Lo ’nvidioso non è mai senza dolore, nè l’ipocrito senza timore. Sant’Agostino dice: Chi ha in sè invidia non può mai amare nessuno; sicchè nelle persone non può essere maggiore vizio che la invidia. Omero dice: Le persone si deono guardare più dalla invidia de’ parenti e degli amici che da quella de’ nemici. Tolomeo dice: Lo invidioso si