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capitolo i. | 11 |
nome calandra, che ha tale proprietà, che se egli è portato dinanzi all’infermo, se l’infermo dee morire, si gli volge la testa e non lo guarda mai; e se egli dee scampare, si il guarda, e ogni sua malattia1 gli toglie da dosso. Cosi fa la virtù d’amore, ch’ella non guarda mai alcun vizio, e schifa sempre ogni vil cosa, e dimora colla virtù. E il bene, che è così continovo, ripara in ciascheduno cuore gentile, come fanno gli uccelli alla verdura della selva; e dimostra la sua virtude, come fa il lume che è posto in una scurità che allumina più. E, secondo lo detto Frate Tommaso, e’ dee essere ordine nello amore; chè imprimamente l’uomo dee amare Iddio sopra tutte le cose; e dietro si dee amare sè stesso, poi il padre e la madre, poi la patria secondo il grado; poi ciascuno secondo lo suo essere; e innanzi li buoni che li rei dee amare: e li rei dee l’uomo amare, ma non i loro vizj, siccome dice Santo Agostino. Onde primamente io ragionerò dello amore d’Iddio, perchè è sovrano a tutti gli altri; poi dirò dello amore de’ parenti; poi conterò dello amore degli amici; e alla fine parlerò dello amore delle donne.
L’amore d’Iddio, che è appellato caritade, discende e viene da due virtudi, cioè fede e speranza; poichè nessuno potrebbe mai amare Iddio, se in prima egli non avesse fede in lui, credendo
- ↑ Altrove, e anche nella prima edizione leggesi malizia; ma piacemi più la presente lezione.