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confidente, era dietro ad indurre lo stesso Bassiano a prendere l’armi contra del medesimo Costantino. Di questa trama fu convinto Bassiano, e gli costò la vita. Fece Costantino istanza per aver nelle mani il manipolatore di tal trama, cioè Senecione; e Licinio gliel negò. Per questa negativa, e perchè Licinio fece abbattere le immagini e statue di Costantino in Emona, città, non so se dell’Istria o della Pannonia, si venne a guerra aperta. Costantino marciò in persona con una armata di soli venti mila tra cavalli e pedoni alla volta della Pannonia, per farsi giustizia, coll’armi, e s’incontrò nelle campagne di Cibala con Licinio, il cui esercito ascendeva a trentacinque mila uomini, parte cavalleria e parte fanteria. Qui furono alle mani i due principi, e ne rimase sconfitto Licinio. Zosimo3102 descrive l’ordine di quella battaglia, che durò dalla mattina sino alla sera con gran mortalità di gente; ma in fine l’ala destra, dove era lo stesso Costantino, ruppe la nemica; e le legioni di Licinio, dopo aver combattuto a piè fermo tutto quel giorno, poichè videro il lor principe a cavallo in fuga, anch’esse sull’imbrunir della notte, preso sol tanto di cibo che bastasse per allora, ed abbandonato il resto de’ viveri, de’ carriaggi e del bagaglio, frettolosamente si ritirarono alla volta di Sirmio, dove prima di loro era pervenuto Licinio3103. Nel dì 8 di ottobre succedette questo sanguinoso fatto d’armi; ed essendo il racconto di Zosimo così circostanziato, merita ben più fede che quel di Eutropio3104, il quale sembra dire che Licinio prima di questo tempo ebbe una percossa da Costantino, e che poi, sorpreso all’improvviso sotto Cibala, di nuovo fu disfatto. L’Anonimo Valesiano fa giugnere la sua perdita sino a venti mila persone: il che par troppo. Poco si fermò Licinio in Sirmio, città da due bande cinta dal Savo fiume, colà dove esso si scarica nel Danubio3105; ma presi seco le moglie e i figliuoli, e rotto il ponte, marciò con diligenza verso la novella Dacia, finchè arrivò nella Tracia. Per viaggio3106 egli creò Cesare Valente, uffiziale assai valoroso della sua armata, di cui leggerissima informazione ci resta nella storia. Indarno gli spedì dietro Costantino cinque mila de’ suoi per coglierlo nella fuga. Impadronissi dipoi Costantino di Cibala e di Sirmio; ed allorchè fu arrivato a Filippi, città della Macedonia, o piuttosto a Filippopoli della Tracia, comparvero da Andrinopoli ambasciatori di Licinio per dimandar pace; ma nulla ottennero, perchè Costantino esigeva la deposizion di Valente creato Cesare al suo dispetto, e Licinio non acconsentì. Intanto con somma diligenza mise Licinio insieme un’altra assai numerosa armata colle genti a lui spedite dall’Oriente; e fu di nuovo in campagna. Ma nol lasciò punto dormire l’infaticabil Costantino, che gli giunse addosso nella pianura di Mardia. Seguì un’altra giornata campale con perdita vicendevole di gente, secondo Zosimo, e con restare indecisa la sorte, avendo la notte messo fine al menar delle mani; ma dall’Anonimo del Valesio abbiamo che terminò la zuffa con qualche svantaggio di Licinio, il quale, col favor della notte tiratosi in disparte, lasciò nel dì seguente passar oltre Costantino, con ridursi egli e i suoi a Berea. Pietro Patrizio3107 lasciò scritto che Costantino perdè in tal congiuntura parte del suo bagaglio, sorpreso in un’imboscata da quei di Licinio. Tornò dunque esso Licinio a spedire a Costantino proposizioni di pace, e l’ambasciatore fu Mestriano, uno de’ suoi consiglieri, il quale trovò delle durezze più che mai. Contuttociò, considerando l’Augusto Costantino