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8 | l’arrivo |
— No. E non so leggere e scrivere ora? È meglio che mi mettano a cucire o a soffiare il fuoco.
— A soffiare il fuoco? E perchè?
Annicca non seppe spiegarlo. Vide una beccaccia svolazzare da una macchia e cominciò a battere le manine pregando lo zio di sparare.
Paolo scese di carrozza e la contentò.
— Peccato che non abbia meco il cane! — disse anzi. — Ci devono essere molte beccacce qui.
Era un terreno paludoso, coperto di macchie d’oleandro e di sambuchi.
Annicca volle scendere e si inzaccherò tutta quanta.
— Sgridatemi, — disse tornando verso Paolo, — ho fatto da cattiva.... Ah, se ci fosse stata mia nonna!
— È nulla, lascia stare. Il sole asciugherà ogni cosa, — rispose Paolo.
Ripresero il viaggio. A poco a poco Annicca si addormentò nell’angolo morbido della carrozza, e nel sonno Paolo la sentì mormorare.