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196 | il sacrifizio |
— Cosa tu?
— Nulla! Io morrò.... morrò.... voglio morire. Mi getterò nel pozzo....
— Che tragedia! — disse Anna ridendo. — Se tu mi avessi detto subito ogni cosa, ora non saresti malata....
— Ma giacchè lo sapevi! Come lo sapevi?
Dimmelo subito...
— Cosa t’importa? Me l’ha detto un uccello. Ed io rimedierò ogni cosa.
— Tu rimedierai ogni cosa? Come?
— Vedrai!
Continuarono a parlare a voce bassa.
Caterina, a poco a poco, venne a sedersi anch’essa sulla sponda del letto. Non ricordava più la sua malattia: anzi, a momenti, nell’oscurità crescente della camera, trillava, come un rapido gorgheggio notturno di uccello, il suo riso fresco e tremolante.
Le due cugine scesero insieme a cena. Nennele e Antonino risero a lungo sulla malattia così presto passata di Caterina, ma Sebastiano guardò acutamente Anna, ch’era pallida e tremante di freddo.