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il sacrifizio | 189 |
splendeva attraverso un leggerissimo velo lattiginoso di nebbia, e dietro i muri del cortile illuminato, i rami spogli, sottilissimi, di alti alberi immobili, si disegnavano come grandi cespugli di spine, sulle strisce bianche del cielo.
Un silenzio intensissimo, arcano, imperava. A un tratto scoccò il coprifuoco, con squilli rapidi, acuti, — poi una campana singultò, a intervalli, annunziando per l’indomani mattina una messa funebre.
Anna rabbrividì. Le parve che un invisibile filo unisse il rintocco singhiozzante nella notte smorta coi pensieri che le passavano a torme nel cervello. E pensò alla morte, pensò che tutto finiva quaggiù. Tutti sarebbero morti, a poco a poco: lei, Sebastiano, Caterina, ed anche lui. Sarebbero morti tutti gli abitanti della casa, anche Maometto, i cavalli, i buoi, le galline, i gatti, tutti, tutti. Fra cento anni altri abitanti avrebbero popolato la casa, senza pensare agli antichi abitatori che avevano pianto e riso fra quelle mura, in quel cortile....
Ogni cosa sarebbe rimasta al suo posto, forse; i muri, gli alberi, il portone, le finestre.